Ascanio Pacelli: “Il mio Masters tra Tiger Woods, il golf per tutti e la democrazia”

Uno dei grandi amici di “Golfando” si chiama Ascanio Pacelli. Professionista a 360 gradi e club manager a Terre dei Consoli, Ascanio si trova in questi giorni in Georgia come inviato della rivista Golf&Turismo. Di seguito alcune sue sensazioni direttamente da bordo green dell’Augusta National (s.l.)

“Con l’honorary start di coloro che hanno fatto la storia del golf, ovvero Nicklaus, Player e Tom Watson, è iniziato ufficialmente The Masters 2023. Saranno giornate ricche di emozioni, scolpi di scena, turning point e, purtroppo tanta, tanta pioggia. Le previsioni non promettono nulla di buono soprattutto nei giorni che conteranno per decidere chi indosserà la famosa Green Jacket.

di Ascanio Pacelli

Ci sarà tra i tanti fenomeni anche lui, ovvero l’immagine del golf mondiale, Tiger Woods. Di lui abbiamo parlato tanto, elogiandone le gesta, interrogandoci sul perché di alcuni suoi lati oscuri. Ma un campione lo è nel bene e nel male e la Tigre è senza ombra di dubbio lo sportivo più forte di tutti i tempi.

Non sarà un torneo facile per lui, visti i problemi post-incidente che lo obbligano ormai a dover centellinare la partecipazione ai tornei vista la sua gamba ormai totalmente ricostruita. Durante una confidenziale chiacchierata, il suo caddie La Cava ha fatto capire chiaramente i tanti problemi che potrebbero venire fuori nel caso in cui, per il maltempo ed eventuali interruzioni, Tiger dovesse giocare più di 20-24 buche al giorno.

Purtroppo, nonostante tecniche meditative che lo aiutano a sopportare il dolore tremendo alla gamba, spesso lo si ritrova claudicante, specie nelle buche in salita. E l’Augusta National di slope ne ha tantissimi.

Il Masters esclusivo ma molto democratico

Sono qua inviato da Golf&Turismo per essere testimone oculare di tutto ciò che si vede e non in questo luogo magico. Il Masters riesce sempre a stupirmi, pur essendo questa la mia sesta edizione.

AUGUSTA Rory McIlroy (Foto di DAVID CANNON / David Cannon Collection / Getty Images via AFP)

Quello che dovrebbe essere esportato in Italia, è il concetto di festa, condivisione e accessibilità che si vive in America e soprattutto in questo evento. Pur essendo probabilmente il torneo più esclusivo del mondo, The Masters è a tutti gli effetti l’evento sportivo golfistico più democratico che ci sia in America.

L’esclusività di questo appuntamento sta nella tradizione di un luogo magico, nel fascino di un campo unico al mondo e nella più grossa macchina organizzativa che il circuito del golf abbia mai avuto.

A fare da ciliegina sulla torta, la quasi impossibilità di trovare i biglietti per entrare in questo paese dei balocchi.

Vi starete quindi chiedendo dove si trovi questa democrazia di cui parlavo. Molto semplice, il suo pubblico, ovvero i famosi patrons, che rappresentano a tutti gli effetti quello che da anni stiamo cercando di far capire anche in Italia, attraverso gli appassionati di questo sport. Ossia che “il golf è un gioco accessibile e per tutti”.

Uno pensa di trovarsi in mezzo a gente ricca e abbiente, a CEO multimilionari o a vip d’oltreoceano… invece è un grosso errore.

L’America ci insegna nelle varie manifestazioni sportive che una partita dell’NBA, della Major League, dell’NFL ed in questo caso anche in un Major di golf, è solo un’occasione per condividere con amici, parenti, fidanzate, compagni scuola o di autobus. Un evento di sport.

La birra scorre a fiumi all'Augusta Masters come racconta Ascanio Pacelli
AUGUSTA La birra venduta ai patrons durante il giro di prova (Foto by Harry How / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP).

Per carità, il 70% delle persone che ho incontrato, sono sicuramente degli invasati, pronti a commentare, specie dopo la quinta birra alle 10 di mattina, il colpo del loro beniamino. Il restante dei patrons è gente assolutamente normale, che non viene ghettizzata per un paio di jeans o per una t shirt. 

Stamattina ho visto di tutto. Coppie in là con gli anni che si tenevano per mano, vestiti da maratoneti con tanto di fascetta in testa. Pischelli, anzi Z Generation, pieni di collane stile Eminem e tatuaggi. Persone con evidenti problemi motori, spesso a causa del peso eccessivo, sfrecciare con il loro mezzo elettrico tra una buca e l’altra. E poi ci sono anche quelli che forse del gioco gliene frega poco, decidendo di posizionare le loro sedie, lungo una buca, con l’unico scopo di fare quattro chiacchiere… e pure qui le birre non mancavano.

Insomma, una moltitudine di persone, ma non certo quella puzza di classismo che i detrattori spesso affibbiano a questo gioco.


The Masters è per tutti………. se trovi i biglietti ! Parola di Ascanio Pacelli.


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