SuperLega araba di golf o circuito di vecchie glorie?

Più che una futuristica e milionaria SuperLega araba di golf quello di Greg Norman sembra essere un circuito di vecchie glorie. Le prossime Liv Invitational Series non convincono i big del green mondiale e senza di loro appare difficile pensare a un circuito veramente alternativo agli attuali.

A un mese dal primo tee shot della gara organizzata con i dollari del principale fondo sovrano saudita (Pif) parecchi professionisti hanno già chiesto il permesso per giocare al Centurion Club. Pochi quelli che sembrano intenzionati davvero a cambiare aria però. L’appuntamento è comunque fissato per il 9 giugno a Londra con gara inaugurale del circuito dalle uova d’oro: i 48 giocatori invitati si spartiranno un montepremi da 20 milioni di dollari.


SuperLega araba di golf per sei pro

Per tutelare immagine e portafoglio, PGA Tour e DP World Tour hanno imposto ai propri giocatori una serie di step prima di debuttare alle Liv Invitational Series. Si va dalla mail di autorizzazione al divieto di giocare eventuali match in concomitanza con PGA oppure DP World Tour (e ce ne sono). Per finire, chi driva per i sauditi metterebbe in conto la concreta possibilità di dire addio alla Ryder Cup sia in veste di giocatore che di capitano (o vice).

Morale della favola: ad oggi un americano, tre inglesi, un tedesco e uno spagnolo hanno la quasi certezza di vedere Roma 2023 da bordo green o in tv. Si tratta di Phil Mickelson, Lee Westwood, Ian Poulter, Sergio Garcia, Martin Kaymer e Richard Bland.

Uno di loro ha un grandissimo passato e quattro ne hanno uno grande. Il sesto ha un passato, punto e stop.

Phil Mickelson

SuperLega araba di golf
KIAWAH ISLAND, SOUTH CAROLINA Phil Mickelson al PGA Championship 2021 (Foto di SAM GREENWOOD / Getty Images via AFP)

Phil Mickelson è stato l’anti-Tiger Woods per anni, alternativo al fenomeno del golf moderno in campo e non solo. Un’icona a stelle e strisce. Una miniera d’oro: secondo il sito del PGA Tour Lefty ha incassato finora 140 milioni di dollari solo in montepremi. Ha 51 anni e gioca sul PGA Tour da vent’anni esatti: in carriera ha vinto 45 gare sul principale circuito mondiale e svariati tornei in giro per il mondo. Ultimo successo, a sorpresa, il PGA Championship 2021.

Oggi è il numero 58 del ranking ed è volontariamente lontano dal green da diverse settimane dopo le parole non proprio da gentleman rivolte proprio a PGA e mondo arabo (“Balordi con cui fare affari, hanno ammazzato il giornalista Khashoggi e, in materia di diritti umani, hanno una reputazione orribile. Compiono esecuzioni sulle persone perché gay. Ma le loro ricchezze rappresentano un’opportunità unica anche per noi golfisti”).


Lee Westwood

SuperLega araba di golf
Lee Westwood


Da potenziale capitano di Ryder Cup a Roma 2023 a spettatore della manifestazione capitolina. E’ il destino a cui pare avviato il 49enne nato nel Nottinghamshire, professionista dal 1993 con ventidue settimane da leader assoluto del ranking mondiale (ottobre 2010). Fu il primo a diventare numero uno dopo Tiger Woods. Vi rimase per 17 settimane per poi cedere lo scettro a Martin Kaymer. Prima vittoria importante nell’aprile 1998, ultima ad Abu Dhabi nel 2020: in totale sono 44 tra PGA, European Tour, Japan Tour, Australian, Sunshine Tour…

Dal 1997 ha sempre giocato in Ryder Cup tranne che a Parigi 2018: in totale fanno undici edizioni, con sette vittorie. Oggi è il numero 64. Mai un’affermazione in un Major.

Martin Kaymer

SuperLega araba di golf
Martin Kaymer (foto ANSA/MATTEO BAZZI)

Nella lista dei giocatori pronti a sposare il nuovo progetto della Superlega saudita ci sarà con ogni probabilità l’altro ex numero uno al mondo sopra citato, ossia Martin Kaymer.

Il 38enne di Dusseldorf non vince un torneo dal 2014 quando trionfò allo US Open (secondo major per lui, dopo il PGA Championship 2010). Professionista dal 2005 ha 25 trofei in bacheca e un eterno riconoscimento dagli appassionati europei per essere uno degli eroi di Medinah, nella Ryder Cup 2012 quando Team Europe mise a segno una rimonta che ancora fa piangere gli americani.

Sergio Garcia e Ian Poulter

Sergio Garcia (ANSA / MATTEO BAZZI)

Di Sergio Garcia e Ian Poulter è forse superfluo parlare. El Nino e The Postman sono stati due campioni per tre lustri. Lo spagnolo, classe 1980, ha una carriera in crescendo con il picco al Masters 2017. Non vince da due anni e settimana scorsa si è lasciato sfuggire una frase emblematica. “Non vedo l’ora di lasciare questo circuito“ ha detto poco dopo il richiamo del marshall al Wells Fargo Championship, sul PGA Tour. Visto che tra Superlega e resto dei circuiti regnerà presto un’incompatibilità di fondo è chiaro che tutti hanno fatto due più due passando lo spagnolo nella casella degli arruolati da Greg Norman. Garcia ha il record assoluto di vittorie in Ryder Cup: 25 successi in dieci edizioni, dal 1999 al 2021.

SuperLega araba di golf
MAMARONECK, NEW YORK – Ian Poulter (foto Jamie Squire/Getty Images/AFP)



Il 46enne inglese ha una ventina di successi in giro per il mondo, una passione per le auto sportive e un carisma inarrivabile. Nel 2000 Ian Poulter vinse l’Open d’Italia all’esordio per concedere il bis due anni dopo. Look eccentrico e stile inconfondibile, The Postman è amato da tutti per quel cuore che ha buttato oltre l’ostacolo in vent’anni di Ryder Cup: dal 2004 al 2021 ne ha disputate sette, conquistandone ben cinque.



Richard Bland

SAN ANTONIO, TEXAS Richard Bland (Foto di Carmen Mandato / Getty Images via AFP)

E per finire già in forza alla Superlega araba c’è Richard Bland. La sua è una bella storia di golf perché dimostra che non bisogna davvero mai mollare. Questo inglese di 49 anni ha vinto una sola volta in carriera: il successo numero uno è arrivato dopo ben 478 gare da professionista. Un’eternità. Il Bland-day è stato il 15 maggio 2021 quando Richard vinse il Betfred British Masters al playoff con Guido Migliozzi. Oggi è il numero 56 al mondo.

Viste le premesse…


Se queste sono le premesse la Superlega araba del golf parte subito in salita. Nessuno si offenderà se scrivo che tutti e sei questi giocatori il meglio di sé l’hanno già dato. Difficile una seconda giovinezza in uno sport dove i muscoli sembrano prevalere sulla tecnica. Certamente avranno ancora dei picchi, vinceranno qualche altra gara ma la top ten mondiale resterà un miraggio.

E non finisce qua: eventuali sponsor sarebbero pronti a investire su un tour con professionisti in fase discendente e al bando da eventi mondiali come la Ryder Cup? A cascata sorgono dubbi su quanti appassionati si abbonerebbero alla piattaforma titolare dei diritti tv e web senza un giocatore da top ten. Una piattaforma gratuita, d’altro canto, non permetterebbe alla Superlega di rientrare dai montepremi stellari.

Manca un mese ma sembra ci sia ancora tanto, tantissimo da fare per la SuperLega araba del golf.