Diario di golf in Sudamerica, tappa in Venezuela

Seconda puntata del viaggio dall’altra parte del mondo di Pier Paolo Vallegra, l’italiano che ha giocato in oltre 160 Paesi. Dopo Panama tocca al Venezuela.

“Lasciato il quartiere generale a Panama, si parte per giocare a golf in Venezuela. Si tratta di una destinazione piuttosto critica, preceduta da una cattiva fama soprattutto in tema di sicurezza. Il sito della Farnesina sconsiglia “tutti i viaggi non strettamente necessari nel Paese” e parla di “situazione precaria, criminalità diffusa, rapine a mano armata, sequestri, estorsioni anche durante il giorno, checkpoint fasulli”. E dire che io vorrei solo giocare a golf in Venezuela…

di Pier Paolo Vallegra

Come al solito in simili frangenti, mi rivolgo alle autorità consolari, sempre gentilissime e collaborative. Escludendo Caracas, ho scelto come destinazione, la più tranquilla (si fa per dire: ha uno degli indici di criminalità più alti del Paese) Valencia, capitale dello stato del Carabobo. La viceconsole onoraria mi ha perfettamente descritto la topografia in cui mi sarei mosso. So che la città ha cinque municipi, San Diego è l’unico potabile, in due è meglio non entrare, in uno è ok la zona sud, ne quinto la zona nord. 

Una sola raccomandazione: non toccare niente offerto da un estraneo per strada o in un centro commerciale, per via della scopolamina. La scopolamina (o burundanga) è un alcaloide allucinogeno, ottenuto da alcune piante come lo stramonio. Sull’organismo produce tachicardia, allucinazioni, delirio, sonnolenza, perdita di coscienza, paralisi fino al coma. Un tempo veniva usata come siero della verità. Essendo inodore ed incolore, può essere inalata o sciolta in bevande od alimenti, a scopi criminali.

Confortato dalle informazioni, raggiungo Valencia nel primo pomeriggio, dopo un volo di due ore. Il taxista inviatomi dal Lidotel (un cinque stelle boutique nel municipio di Naguanagua nella zona sud, quella ok) mi accoglie e mi trasporta in hotel in venti minuti.

Ci accordiamo per una breve gita in città nel tardo pomeriggio ma di fatto non scendo dall’auto, in quanto scopro che alle 16 tutto chiude. Resta un primo approccio ad una città il cui centro, come in molte città sudamericane, è vecchio, trasandato, con vie strette e case basse.

Golf in Venezuela: tappa a San Diego

Il mattino lo stesso taxista ci porta a La Cumaca Golf Club, nel municipio di San Diego (quello potabile). Piccolo campo a nove buche, par 34 (sette par 4 e due par 3) di appena 2.268 yards, con i par 4 sotto le 300 yards (tranne uno di 309). Ai piedi delle basse montagne che circondano Valencia, con un laghetto in cui si specchia un saman (tamarindo) autoctono, che ritroviamo nel logo del campo.

Lo score in Venezuela

Parrebbe il campo ideale per me, da chiudere in 34, ma un po’ i green maltenuti, un po’ i ferri  a noleggio hanno ridotto le mie aspettative. In effetti sono partito con quattro bogey. Poi ho infilato quattro par, per chiudere con un inaspettato doppio bogey, frutto di un  secondo corto al green, un approccio sconsiderato e tre putt.

Il totale di 40, su un campo ritagliato per me, è piuttosto deludente.


In Venezuela, come a Panama, non ho giocato con i miei ferri. Copa Airlines pretendeva 150 dollari a tratta per la sacca (Miami-Panama-Valencia-Panama-Miami) per 600 dollari totali. Neppure Qantas Airways arriva a tanto!

Venezuela, il caddie pro tempore Juan Carlos e il caddie “ufficiale” di Pier Paolo Vallegra

Nel pomeriggio, memori del giorno prima, siamo partiti alle 14 e così abbiamo potuto vedere (anche se da lontano) l’altissima statua di Simon Bolivar nella piazza omonima (inaccessibile per ristrutturazione). Quindi la vicina Cattedrale Virgen del Socorro, la parrocchia La Purisima. E, soprattutto, la Pasteleria Carabobo, famosa in tutto il Venezuela per la sua mousse de parchita (termine con cui in Venezuela si chiama la maracuya). Ne ho prese due piccole e le abbiamo divorate io e il mio caddie dopo cena!

Il ritorno a Panama era per il pomeriggio. Quindi il mattino successivo abbiamo concluso con il Jardin Botanico di Naguanagua, a due passi (ma li abbiamo fatti in auto) dall’hotel. Il mio interesse era limitato ad un enorme saman che dicono abbia 400 anni. Sotto le sue fronde si riposò Simon Bolivar nel 1821, poco prima della fondamentale battaglia del Carabobo. La battaglia si svolse pochi chilometri fuori Valencia. Lì Bolivar cacciò  per sempre gli spagnoli dal Paese, confermando la sua fama di Libertador e dando il suo nome alla Republica Bolivariana de Venezuela.


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