Ryder Cup, la versione di Gian Paolo Montali. E’ questo il titolo ideale all’intervista realizzata da Golf Television, appuntamento tv ormai fisso per chi segue il golf italiano. Il direttore generale del Progetto Ryder Cup in Italia al microfono di Marco Bucarelli e Marco Lanza parla a ruota libera di questi ultimi mesi difficili dentro la Federazione e non solo.
Come si sa, la Ryder Cup è stata oggetto di scontro politico per i 97 milioni di euro di fidejussione garantiti dallo Stato, uno scontro così forte da mettere a repentaglio l’assegnazione stessa della manifestazione.
Il nostro blog è in grado di anticipare alcuni affermazioni rilasciate da Montali in tv. Sono considerazioni e stati d’animo raccontati con piglio amichevole e toni pacati. Quasi una chiacchierata tra amici appassionati di golf. Le polemiche sono lontane anni luce. Parlando, il dg non usa quasi mai il “politichese”, quel dico-non-dico tipico della politica di casa nostra. Quello stile, il “politichese”, cozza con chi deve rimboccarsi le maniche e guardare avanti, nel lunghissimo periodo anche oltre il 2022.
“Il golf italiano e quello mondiale devono ringraziare questo governo – spiega Montali – che ci ha dato la possibilità di dare sostenibilità al Progetto Ryder Cup in Italia. Un progetto che, come sapete, non è solo l’evento Ryder Cup bensì dodici anni di programmazione per il nostro sport in giro per il Paese con il governo come nostro socio di maggioranza”.
E adesso viene il bello. “Siamo stati sotto attacco, attacco politico e mediatico. Ad un certo punto, due mesi fa, solo io e il presidente Chimenti credevamo ancora nella Ryder Cup a Roma. Per l’attacco mediatico ci hanno accusato di non comunicare. Non era vero che non comunicavamo: sul nostro sito avevamo messo esattamente tutto quello che sarebbe stato il progetto ma nessuno andava a vedere”. I primi investimenti da privati sono già arrivati.
Ryder Cup, due pesi e due misure
Per l’attacco politico, Montali non usa giri di parole. “Le racconto un episodio – dice a Bucarelli – che fa pensare, a prescindere da golf o meno. Un gruppo parlamentare ci ha aveva praticamente attaccato tutto il lavoro fatto per il contributo di 60 milioni di euro dicendo che era avvenuto tutto in modo segreto, senza che nessuno ne sapesse niente. Ma la verità è che questa è una legge passata in Parlamento sotto i loro occhi e sotto quelli dei loro rappresentanti. Se il livello della politica italiana è questo io mi preoccupo. Non per il golf ma per qualsiasi legge venga discussa e varata”.
Non finisce qua. La convinzione che dietro l’attacco alla Ryder Cup ci siano pressoché solo finalità politiche e/o elettorali emerge da un altro passaggio dell’intervista. “Abbiamo avuto enormi difficoltà ad ottenere i 97 milioni di euro di garanzia. Tutti ci attaccavamo ma dov’erano tutti quando abbiamo avuto 60 milioni di contributo dal governo? Nessuno disse niente all’epoca, né politica né media. Perché? Perché all’epoca nessuno aveva nulla da obiettare contro la Ryder Cup“. Poi, aggiungiamo noi, è cambiato il vento. Due pesi e due misure e anche la Ryder Cup è scesa nell’arena della battaglia politica.
Ryder Cup 2022 all’Italia, non solo soldi ma prospettive
Strettamente sul movimento golfistico italiano, Montali dà i numeri dell’obiettivo di Federgolf: “Noi oggi siamo a quota 90mila tesserati. Puntiamo ad aumentarli ma non dobbiamo per forza raddoppiarli o triplicarli. Il nostro obiettivo è quota 160mila tesserati“. Verba volant, scripta manent.
Tra le righe dell’intervista viene spiegato anche un altro aspetto. E’ vero, l’offerta economica italiana era la più allettante tra quelle presentate per aggiudicari l’evento del 2022. Ma gli inglesi, spiega Montali, hanno fatto anche un ragionamento diverso. Il golf in Spagna, Germania e in Inghilterra ha già raggiunto il massimo o quasi di diffusione e/o visibilità. Potrebbe crescere (il condizionale è d’obbligo) ma non in doppia cifra. In Italia e Austria (l’altra candidata per il 2022) non è così: i margini sono notevoli ancora. Non si parla di praterie su cui investire ma poco ci manca.
Perché non seminare laddove il golf (e quindi l’interesse per la Ryder) potrebbe crescere moltissimo? (Sauro Legramandi – @Sauro71)
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