Pensando a Donald Trump e il golf un ipotetico Enzo Miccio del green direbbe così: “Ma presidente quanto mi costi?”. Gli Enzo Miccio di turno sono i milioni di contribuenti statunitensi, sia sostenitori sia detrattori dell’uomo più potente della Terra.
Secondo le stime (di resoconti ufficiali non c’è traccia), finora Trump ha giocato 223 volte, costando all’Erario qualcosa come 115 milioni di dollari. Obama, nello stesso periodo del suo primo mandato, aveva giocato 88 volte. Tra l’altro lui lo faceva quasi sempre in campi vicini a basi militari, quindi con costi contenuti per sicurezza e staff. E dire che Trump, in campagna elettorale, aveva più volte attaccato il suo predecessore, spiegando che lui – se eletto – avrebbe trascorso le giornate a Washington e non sul green.
Invece le cose stanno andando molto diversamente. E negli Stati Uniti non si scherza su come vengono usati i fondi pubblici. Da più parti della cosiddetta società civile si chiede conto (e il conto) del rapporto tra Donald Trump e il golf. Il problema non è il golf in senso stretto: ognuno è libero di rilassarsi come vuole. Il problema sta invece in quello che ogni suo spostamento comporta e costa. Si va dalle misure di sicurezza personali all’Air Force One, dall’aereo cargo per trasportare la sua vettura a prova di missile alle spese per staff presidenziale, servizi segreti, vigilanza privata e militari. Centinaia di dipendenti pubblici vanno ospitati e pagati: il portafoglio è rappresentato dalle tasse del contribuente.
Donald Trump e il golf solo nei suoi resort
Una premessa è d’obbligo: il presidente Usa gioca e alloggia in resort solo in strutture di sua proprietà. Se vitto, alloggio sono gratuiti per il Tycoon, lo stesso non si può dire per la pletora di personale appresso a lui. Sono così tanti che spesso e volentieri servono camere in altri alberghi vicini ai resort di Trump. Dai suoi resort non è mai stata resa pubblica una fattura intestata alla Casa Bianca per queste trasferte di massa.
Evidente che quanto sopra non piaccia agli americani. Da un lato il Trump-politico rinuncia allo “stipendio” da presidente (400mila dollari l’anno), dall’altro Trump-tycoon fa cassa ospitando lo staff statale nei suoi resort.
Dati alla mano, da quando è in sella, Trump ha giocato 221 volte in campi e resort di proprietà. Solo in Giappone, su invito del presidente Abe, ha provato l’ebbrezza di due fairways non suoi.
“A Mar-a-Lago un brindisi da mille dollari”
Da Washington hanno poca voglia di parlare di queste trasferte. Non esistono rendiconti e vige la consegna del silenzio. Fortunatamente ci sono associazioni e gruppi di giornalisti che indagano e informano. Prendiamo ad esempio il consorzio ProPublica che ha messo online a febbraio la nota spese di una serata al termine della visita negli Stati Uniti di Xi Jinping dell’aprile 2017. Mentre il presidente cinese e il suo staff alloggiavano in hotel vicini, Trump e i suoi dormivano nel resort di proprietà a Palm Beach Mar-a-Lago. Ogni singola camera fu pagata 546 dollari, il massimo previsto dalla legge per un funzionario pubblico in trasferta. A fine incontro, un gruppo ristretto di collaboratori del tycoon si chiuse nel bar della biblioteca. Quella sera in Florida Steve Bannon e soci consumarono drink e bevande per 1.006 dollari. Il conto fu girato al Dipartimento di Stato Usa che si rifiutò di pagare. Allora da Mar-a-Lago bussarono alla Casa Bianca. Washington saldò tutto.
Un trend in crescita
Un altro gruppo, Property of the People, ha scoperto una pezza giustificativa di quanto versato dai Servizi a strutture di Trump nei primi cinque mesi di mandato. Il documento parla di 254mila dollari in 25 visite ai (suoi) campi. Mantenendo quel trend (e nulla lascia presupporre che sia cambiato), ad oggi la ragioneria dei Servizi avrebbe versato 2,3 mln di soldi pubblici per garantire la sicurezza del Presidente prima, durante e dopo il green.
A fare le pulci e mettere in fila tutti i soldi spesi dall’uomo più potente della Terra è la versione americana dell’HuffingtonPost che si spinge anche oltre. Ad esempio emerge che la toccata e fuga di Trump nel (suo) campo in Scozia l’anno scorso è costata al contribuente americano circa 3,4 milioni di dollari in più di quanto il presidente avrebbe speso restando a Londra in attesa di volare in Finlandia al Vertice Nato.
C’è da giurarci: il rapporto fra Donald Trump e il golf finirà dritto nella prossima campagna elettorale.
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