di Sauro Legramandi
Prendete il golf esasperato e milionario che vediamo ogni fine settimana in tv. Prendete il braccino che viene quando ci si addressa per il colpo decisivo al fine di abbassare l’handicap o di scampare dalla virgola. Prendete e cancellate tutto questo: all’Albenza lunedì 15 giugno si respirava tutt’altra aria. E dire che non era una gara come le altre perché si giocava sotto gli occhi del più grande professionista che l’Italia abbia mai avuto.
Rocca infossa la pallina prima di uscire dal bunker col ferro 6
Eppure Costantino Rocca ha confermato ancora una volta quel suo pregio riconosciuto moltissimo in tutto il mondo e non ancora apprezzato fino in fondo da noi: è il campione dal volto umano, capace di mettere a proprio agio anche chi non ha mai preso una mazza da golf in mano. E’ stato questo il bello del Rocca Day 2015, una giornata di sport e semplicità nel verde orobico tra centosessanta giocatori provenienti da tutta Italia non per la gara ma per stringere la mano al “Tino” e magari scattare una foto ricordo. Molti gli amici personali del golfista (sportivamente nato proprio all’Albenza) e della sua famiglia, molti i vip (gli ex calciatori Cesare Prandelli e Albertino Bigon, il discesista Much Mair, il giornalista Massimo De Luca, il cuoco Giancarlo Morelli…) e molti appassionati
E lui non si è mai tirato indietro, iniziando dal campo pratica dove ha mostrato l’evoluzione del ferro 6. Ossia a parità di movimento e di forza quanto ha influito in questi decenni lo sviluppo della tecnologia. Rocca ha tirato prima con un Wilson, quindi con un Cleveland e ora con un Titleist: ogni colpo ha guadagnato metri su metri.
Tra un tiro e l’altro anedotti di vita vissuta proprio su quel campo pratica dove lui giocava di nascosto di notte con un tondino adattato a mazza. Quindi altri insegnamenti sul putting green (“meglio praticare la lunga distanza che la breve” spiega) e qualche colpo da istrione uscendo alla grande dal bunker col ferro 6 dopo aver infossato la pallina con i piedi. Continua a leggere→