Anche il golfista ha un fuoco sacro dentro. Qualsiasi attività ludica è mossa da una passione iniziata più o meno per caso. La nostra mental coach Sonja Caramagno, nella puntata odierna di Il golf nella testa, focalizza la sua attenzione proprio su cosa scatta dentro di noi quando pensiamo al golf. Quella motivazione è il patrimonio personale di ogni singolo giocatore. Un patrimonio che gettiamo al vento ogni volta che, dopo un brutto colpo, pensiamo di smettere e non giocare più.
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C’era una volta il golf
Altro che acciaio, grafite o carbonio: “appena” un secolo e mezzo fa il golf si giocava solo con legni veri e ferri veri. Era uno sport d’altri tempi che ha mantenuto intatto il suo fascino. Un fascino che va oltre il vintage. Certe attrezzature sono praticamente preistoriche, figlie della loro epoca e segnate dal loro tempo. Oggi, come per altre discipline sportive, anche il golf ha i suoi pezzi d’antiquariato. E il golf all’asta è sempre di più una realtà.
In Italia capita di trovare qualche legno sulle bancarelle dei mercatini specializzati “in cose di altre case”. Spesso non se ne comprende a fondo il valore. Ci sono “bastoni” infilati tra mobilia divorata dai tarli e sedie impolverate. Meglio così: con pochi euro gli appassionati possono portarsi a casa legni di cent’anni fa.
Luca Ravinetto, maestro di golf che scrive storie… di golfisti
Luca Ravinetto è maestro di golfisti ma non solo. E’ un professionista che, come i colleghi, organizza la sua giornata lavorativa in base alle richieste di noi comuni giocatori. Un’ora in campo qua, mezz’ora in campo pratica là. Tee shot da raddrizzare qua, putter da calibrare là. E’ questo l’universo che circonda un “normale” professionista di golf. Ravinetto è andato oltre perché è dotato di un notevole spirito di osservazione. Spirito che dispensa sia correggendo i suoi allievi in tre club toscani (San Miniato, Vicopelago e Bellosguardo) sia guardandosi attorno. Osservando, appunto.
Candidata a Glasgow: “Abolire i campi da golf e gli asili. Sì alla pena di morte con ghigliottina”
di Sauro Legramandi – @Sauro71
Ogni nazione ha i politici che si merita. Un aforisma vero anche se emendabile: gli italiani non si meritano Antonio Razzi, gli scozzesi non si meritano Gisela Allen. Chi è costei? E’ una donna di 84 anni candidata alle prossime elezioni comunali di Glasgow per l’UK Independence Party, l’Ukip di Nigel Farage. Sbaglia chi pensa che in questa storia di golf il problema stia nella carta d’identità. Quello che deve preoccupare è il programma elettorale.
Il Golf nella Testa: la mental coach
Il golf nella testa / 6 – Ridisegna la tua buca
Oggi spieghiamo come trasformare in vantaggio quello che tutti comunemente considerano uno svantaggio. Ossia il preconcetto: chiunque giochi a golf ha una buca che vorrebbe saltare in ogni percorso. Perché? Semplice: in quella buca la palla è sempre andata in acqua oppure fuori limite oppure… Invece il pregresso può diventare un elemento a nostro favore. Continua a leggere
Donald Trump gioca a golf più di Barack Obama: è il golfer-in-chief
di Sauro Legramandi
@Sauro71
Donald Trump, chi di golf ferisce, di golf perisce. Trump, che per mesi ha accusato Obama di pensare più al green che alla Casa Bianca, ora è finito nel tritacarne social-mediatico. La sua colpa? Aver giocato troppo a golf nel primo mese da presidente. Per il suo predecessore c’era addirittura un sito Internet ad hoc che ne annotava le giornate passate sacca in spalla (306 i giri effettuati in otto anni da Commander-in-chief). Per il tycoon per ora c’è una piccola pagina Facebook dedicata allo stesso conteggio. Della serie: il golf è uguale per tutti i presidenti Usa, nessuno escluso.
“Non ha difeso Israele all’Onu: non vogliamo Barack Obama come socio del nostro golf club”
di Sauro Legramandi – @Sauro71
Il golf non è uguale per tutti: ne sa qualcosa Barack Obama. Il presidente, una volta lasciata la Casa Bianca, non potrà iscriversi al Woodmont Country Club di Rockville, nel Maryland. L’uomo più potente al mondo è considerato “persona non gradita” in uno dei circoli più esclusivi degli Stati Uniti e con soci in maggioranza di origine ebraica. Per esser più precisi “Obama is not welcome” come scritto in una serie di email indirizzate al presidente, Barry Forman, e al manager, Brian Pizzimenti. Carteggi telematici riservati che sono diventati di dominio pubblico grazie al “Washington Post”.
“Chi è socio a Muirfield è bandito da questa panchina pubblica”
La vendetta deve essere un piatto che si serve freddo in Scozia: così, nel rigido inverno di Edimburgo qualcuno ha pensato bene di tener lontano i soci del Muirfield Golf Club dalla panchina dei giardini di West Princes Street Gardens, a Edimburgo. Muirfield, golf, uomini… Non vi dice nulla l’abbinamento di queste tre parole? Risposta esatta: si tratta di uno dei pochi circoli al mondo dove le donne non possono ancora iscriversi, come stabilito da ben due referendum tra i soci nel giro di pochi mesi quest’anno.
Henrik Lundqvist, dalla Svezia alla Costa d’Avorio per insegnare il golf ai bambini più poveri
Ci sono molti modi per essere Babbo Natale. Henrik Lundqvist ha scelto di farlo lontano 6168 chilometri dalla sua Stoccolma. Al posto degli stivali un paio di scarpette chiodate. Al posto della slitta la golf car. Il sacco con regali e fiocchetti diventa una sacca con ferri, tantissime palline e una speranza. Quest’anno Lundqvist ha salutato la Svezia per trascorrere parecchie settimane su e giù per la Costa d’Avorio. Lo ha fatto per far provare il golf a migliaia di bambini che definire poveri è un eufemismo. L’ambiziosa idea rientra nel progetto Golf for all. A trasformarla da teoria in pratica è il cosiddetto Team STL, ossia sport, turismo e tempo libero (la l sta per loisir).