Golf in zona rossa, cosa cambia tra 35,9 e 36,1 di handicap?

Il dibattito sul golf in zona rossa non conosce sosta. Ricevo e pubblico la lettera di Guido Calanca, amico e compagno di gioco. E’ uno spunto di riflessione motivato ed educato: sono apprezzati commenti, astenersi golfisti da tastiera. (sl)

“Caro Sauro,
mi rivolgo a te come amico golfista, collega giornalista e soprattutto come responsabile di un blog che tanto successo ha fra gli appassionati malati di questo sport.

Premetto che sono conscio di come questa pandemia abbia colpito tutti, nelle maniere più disparate, nel corpo e nella mente. E questa coscienza mi ha spinto ad essere sempre rigorosamente ottemperante a tutte le disposizioni calate, con successione incalzante e forse non sempre coerente, dall’alto dei palazzi politico-sanitari. E nemmeno mi rammarico di come le interruzioni a “singhiozzo”, dovute alle limitazioni nazionali imposte abbia molto diminuito le possibilità di pratica. Valevano per tutti ed era giusto così. Addebitare poi l’inattività a “cause di forza maggiore” mi sembrava coerente ed anche rispettoso nei confronti dei tanti, troppi, colpiti direttamente nel profondo dalla tragedia.

Così, pur avendo ben poco usufruito dei servizi nel 2020, mi sono fiduciosamente iscritto al golf club ed ho sottoscritto la tessera federale anche nel 2021.

Le ultime disposizioni della Federgolf appaiono a me (e non solo) incomprensibili e sicuramente non condizionate da “forza maggiore”. Certamente tutte le Federazioni Sportive si sono trovate nella necessità di tutelare il proprio patrimonio di atleti di interesse nazionale. Lo hanno fatto emanando disposizioni volte a non interrompere i loro allenamenti in vista degli impegni di alto livello: Olimpiadi in primis. Ma il golf ???

Dal primo al secondo stop

Durante questo mese di marzo si è deciso prima di bloccare gli allenamenti di tutti i giocatori con hcp maggiore di 18. Decisione pittoresca: chiunque abbia un’infarinatura dei meccanismi di questo sport sa che l’agonismo di alto medio livello prevede hcp ben più bassi (anche negativi). Ora però si va oltre al pittoresco… Possono allenarsi, in vista di fantomatiche gare 18+18, tutti i detentori di un hcp minore di 36 e muniti di un certificato medico agonistico.

Consideriamo che da alcuni anni la pratica del golf ed il rilascio della (costosa) tessera federale non prevede, come in precedenza, la presentazione di alcun certificato medico. Eccezion fatta per gli atleti di interesse nazionale. Questa nuova disposizione sul certificato sta immediatamente comportando un discreto inaspettato beneficio economico solo per le strutture sanitarie abilitate al rilascio.

Cosa cambia tra un 35,9 e un 36,1 di hcp?

Ma la candelina sulla torta dell’assurdità è che i giocatori con hcp maggiore di 36 (fra cui tanti giovani neofiti che dopo il sudato “esame delle regole” hanno conseguito l’hcp iniziale di 54 ed iniziato la discesa verso il miglioramento) non potranno più nemmeno entrare nei loro club. Infatti, per giusti motivi sanitari, l’accesso è generalmente consentito solo per i praticanti.

Da notare che fino a non molti anni fa l’hcp entry level era proprio 36; e quindi oggi un giocatore, entrato in quel periodo e senza successive variazioni, potrà continuare a praticare. Un altro invece, abilitato da poco ma con hcp ancora superiore a 36, dovrà starsene a casa. Ma, secondo i federali, come si percepisce la differenza fra la maestria di un 35,9 e l’incapacità di un 36,1 ?

Soprattutto in coincidenza del cambiamento epocale che prevede che le variazioni dell’hcp siano calcolate sulla base degli ultimi venti risultati. Qualcuno sarà tagliato fuori per colpa di un giro effettuato magari qualche mese prima!

Arriverà un rimborso?

Infine il club rimborserà il socio proporzionalmente al tempo di estromissione dalla pratica? O sarà forse la Federazione a farlo unitamente ad un corrispondente rimborso percentuale del costo della tessera federale? Non credo che si possa in questo caso parlare di “causa di forza maggiore”. Se così fosse dovrebbe essere bloccante per tutti: non solo per i giocatori meno bravi, meno interessati a migliorare il proprio hcp o, semplicemente, meno in forma!

Sauro, come sai, non parlo per me. Le ultime prestazioni hanno peggiorato il mio hcp ma sono ancora “agonisticamente salvo” per la Federazione. Ed il certificato è eventualmente rilasciato, salute permettendo, a cento metri da casa. Ma non mi allenerò insieme ai soliti tanti amici non più teenager!

Starò a casa in compagni di chi, in famiglia, ha iniziato da poco ad amare anche lei questo nostro sport. Purtroppo la sua rincorsa all’hcp è ferma ad un misero……42. Quindi non può più nemmeno avvicinarsi al tee

Così non si fa bene al golf e non si rispetta nemmeno la salute fisica e psichica!

Buon lavoro”

Guido Calanca


Golf in zona rossa, “restiamo uniti e usiamo il buon senso”

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12 risposte a “Golf in zona rossa, cosa cambia tra 35,9 e 36,1 di handicap?

  1. Sono la parte della famiglia di Guido Ivo Giorgio Calanca con hcp maggiore di 36. Ho sempre preferito GIOCARE piuttosto che GAREGGIARE! Sono comunque scesa di hcp! Ma ora devo stare a casa. Forse sarò presuntuosa ma sono sicura che la qualità del mio gioco non sia diversa da quella di tanti “agonisti” con hcp minore di 36! Buon allenamento a chi può giocare!

  2. fissare un handicap minimo (diciamo 18 per comodità) mi sembrava più giusto per dare un senso alla locuzione “gara di interesse nazionale” .
    Se i circoli dovessero calcolare tutti i ratei di storno delle quote in base ai giorni di chiusura sarebbe un disastro; l’anno prossimo chi si lamenta delle chiusure faccia solo la Greenpass e paghi per quanto gioca.

  3. Tra 35.9 e 36.1 ci passa un mondo. Quasiasi regola ha un punto di demarcazione si vincono o si perdono gare per differenze infinitesimali 1 centesimo 1 millesimo un centimetro o anche meno. Quindi potrei chiedere perche’ si vince una gara di golf per 1 colpo su 288 o qual’e la differenza tra handicap 17.9 e 18 e perche’ si vota al compimento del 18 anno e non un giorno prima. Perche’ un treno parte alle 17.00 e non alle 17.01 . Semplice lo dicevano gia’ gli antichi romani dura lex sed lex

    • il punto non è la differenza tra un 35,9 o un 36,1….il punto è la differenza tra atleti di interesse nazionale e amateur (anche di 70 anni e piu)che con un pezzo di carta chiamato certificato medico agonistico (60-80 euro)possono ad un tratto giocare a golf dove gli pare……..questa è la vergogna.

  4. Dopo “l’interessante” Circolare della Federazione ho provato a contattarli senza alcun risultato.
    Ecco il testo di una mail da me inviata alla Federazione che al momento non ha avuto risposta.

    Buongiorno sono Franco Tacchia e sono iscritto a questa federazione dal 2019.
    Causa la scarsa capacità e forse anche il poco tempo a disposizione il mio handicap è solo di 40.

    Leggo con sorpresa che nonostante il divieto di praticare quando in zona rossa, gli appartenenti a questa federazione possono iscriversi a gare e praticare quando in possesso di handicap non superiore a 36.

    Mi sfugge la logica; permettetemi la battuta ma il maledetto virus ha forse paura dei giocatori più bravi mentre gli over 36 sono più facilmente contagiabili e/o fonte di contagio?

    Sono conscio del fatto che aprire a tutti gli iscritti alla federazione possa portare ad un maggiore affollamento nelle gare ma, con il massimo rispetto delle norme di distanziamento e tutela, non è forse questa la “mission” della federazione?
    Se il maledetto virus è gestibile sotto il 36 di handicap lo è anche sopra il 36!
    Ci saranno più iscritti alle gare? Bene. Vuol dire che la federazione avrà perseguito la sua “mission” ed i circoli – dei quali paghiamo la quota associativa e che lamentano i mancati introiti causati dalla pandemia – dovranno fare più gare per poter accontentare tutti e potranno colmare – almeno in parte – il gap di entrate.

    Certo di una Vs. risposta e nella speranza di veder riconsiderata una scelta a mio giudizio illogica.
    Distinti saluti

    • Buongiorno sig. Tacchia; provo a darle io un’interpretazione della norma che prevede che possa allenarsi solo chi è iscritto ad una gara di interesse Nazionale; detta gara deve essere disputata in formula Medal (ovvero si contano tutti i colpi dovessero servirne anche 25 per superare la buca 1 col green difeso da un lago).
      La fig (così come la fit ed altre federazioni) ha dovuto indicare il “taglio” entro il quale un giocatore può partecipare ad una gara di interesse nazionale.
      Un giocatore con handicap alto/molto alto non dovrebbe fare una gara Medal per evidenti motivi.
      Concordo con lei che nemmeno l’handicap 36 dovrebbe/potrebbe farla ma temo che la Federazione non possa intervenire in tal senso.
      Sarebbe corretto che la Medal fosse riservata a giocatori con non più di un colpo a buca (handicap 18).
      Forza e coraggio che tra 2 settimane dovremmo essere in zona Arancio e potrà tornare ad allenarsi

  5. una pagliacciata la storia del certificato agonistico…la solita porcata all’italiana per aggirare l’ostacolo, tutti noi amateur diventiamo improvvisamente “atleti di interesse nazionale”…solo per poter andare a tirare un cestino di palline sul driver range….ridicolo….si doveva permettere di giocare a golf come abbiamo fatto fino all’autunno scorso….sport al aperto senza contatto….con le dovute precauzioni anti covid logicamente, ma si è deciso di punire questo mondo che probabilmente suscita invidia…..e meno male che Draghi gioca a golf.

    • Diciamo che la questione del certificato è controversa. Fino al 2016 occorreva, anche se non agonistico, per praticare il golf. Secondo me anche giustamente, perché se consideriamo le condizioni in cui a volte giochiamo – ad esempio in una gara d’estate a piedi 6 ore sotto il sole, di solito le più calde – un certificato medico quantomeno non agonistico sembrerebbe dovuto. Ho scoperto che anche quello agonistico in realtà richiede poco o nulla, un ECG a riposo, visita ed anamnesi, pressione e urine. Il problema è che il medico certificatore corre rischi seri se succede qualcosa in campo e quindi forse una discreta fetta di players over 70 magari acciaccati non avrebbe trovato chi lo emettesse, con conseguente danno dei Circoli che si vedrebbero privati di alcuni soci, di solito quelli che spendono di più, i pensionati quasi-residenti che vanno tutti i giorni, magari pranzano, fanno la garetta, prendono il cart, passano dal proshop o dal campo pratica etc.. Quindi si è preferito e probabilmente spinto per farlo considerare alla stregua di bocce e scacchi, cosa che non è. Si dirà, col cart è molto meno faticoso. Certo, ma il cart non è obbligatorio e talvolta anche indisponibile. Insomma, un po’ un pasticcio.

  6. Condivido al 100 % la lettera-riflessione pubblicata.Io sono molto amareggiata e mi sento addirittura discriminata.In questo momento ho perso anche l’entusiasmo che avevo per il golf.Anch”io ho scritto alla Federazione. .Grazie Sig.ra Marina per il suo commento che poteva essere il mio.

  7. Totalmente d’accordo con Andrea.
    La richiesta del certificato medico, i 18 di hcp “agonisti” tutte buffonate.
    Attenzione, distanza e mascherina.

  8. Salve a tutti golfisti… C’ è anche l’ altra questione dei tamponi entro le 72 ore antecedenti la gara nazionale 18+18 per gli atleti amatoriali che diventano agonisti con il certificato medico sportivo agonista…. Della serie “Chi paga”???, perché così una gara per noi amatori potrebbe arrivare anche a costare a € 200 e più…. Allora a questo punto si aspetta la zona arancione per fare la gara General Play….

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