Il dibattito sul golf in zona rossa non conosce sosta. Ricevo e pubblico la lettera di Guido Calanca, amico e compagno di gioco. E’ uno spunto di riflessione motivato ed educato: sono apprezzati commenti, astenersi golfisti da tastiera. (sl)
“Caro Sauro,
mi rivolgo a te come amico golfista, collega giornalista e soprattutto come responsabile di un blog che tanto successo ha fra gli appassionati malati di questo sport.
Premetto che sono conscio di come questa pandemia abbia colpito tutti, nelle maniere più disparate, nel corpo e nella mente. E questa coscienza mi ha spinto ad essere sempre rigorosamente ottemperante a tutte le disposizioni calate, con successione incalzante e forse non sempre coerente, dall’alto dei palazzi politico-sanitari. E nemmeno mi rammarico di come le interruzioni a “singhiozzo”, dovute alle limitazioni nazionali imposte abbia molto diminuito le possibilità di pratica. Valevano per tutti ed era giusto così. Addebitare poi l’inattività a “cause di forza maggiore” mi sembrava coerente ed anche rispettoso nei confronti dei tanti, troppi, colpiti direttamente nel profondo dalla tragedia.
Così, pur avendo ben poco usufruito dei servizi nel 2020, mi sono fiduciosamente iscritto al golf club ed ho sottoscritto la tessera federale anche nel 2021.
Le ultime disposizioni della Federgolf appaiono a me (e non solo) incomprensibili e sicuramente non condizionate da “forza maggiore”. Certamente tutte le Federazioni Sportive si sono trovate nella necessità di tutelare il proprio patrimonio di atleti di interesse nazionale. Lo hanno fatto emanando disposizioni volte a non interrompere i loro allenamenti in vista degli impegni di alto livello: Olimpiadi in primis. Ma il golf ???
Dal primo al secondo stop
Durante questo mese di marzo si è deciso prima di bloccare gli allenamenti di tutti i giocatori con hcp maggiore di 18. Decisione pittoresca: chiunque abbia un’infarinatura dei meccanismi di questo sport sa che l’agonismo di alto medio livello prevede hcp ben più bassi (anche negativi). Ora però si va oltre al pittoresco… Possono allenarsi, in vista di fantomatiche gare 18+18, tutti i detentori di un hcp minore di 36 e muniti di un certificato medico agonistico.
Consideriamo che da alcuni anni la pratica del golf ed il rilascio della (costosa) tessera federale non prevede, come in precedenza, la presentazione di alcun certificato medico. Eccezion fatta per gli atleti di interesse nazionale. Questa nuova disposizione sul certificato sta immediatamente comportando un discreto inaspettato beneficio economico solo per le strutture sanitarie abilitate al rilascio.
Cosa cambia tra un 35,9 e un 36,1 di hcp?
Ma la candelina sulla torta dell’assurdità è che i giocatori con hcp maggiore di 36 (fra cui tanti giovani neofiti che dopo il sudato “esame delle regole” hanno conseguito l’hcp iniziale di 54 ed iniziato la discesa verso il miglioramento) non potranno più nemmeno entrare nei loro club. Infatti, per giusti motivi sanitari, l’accesso è generalmente consentito solo per i praticanti.
Da notare che fino a non molti anni fa l’hcp entry level era proprio 36; e quindi oggi un giocatore, entrato in quel periodo e senza successive variazioni, potrà continuare a praticare. Un altro invece, abilitato da poco ma con hcp ancora superiore a 36, dovrà starsene a casa. Ma, secondo i federali, come si percepisce la differenza fra la maestria di un 35,9 e l’incapacità di un 36,1 ?
Soprattutto in coincidenza del cambiamento epocale che prevede che le variazioni dell’hcp siano calcolate sulla base degli ultimi venti risultati. Qualcuno sarà tagliato fuori per colpa di un giro effettuato magari qualche mese prima!
Arriverà un rimborso?
Infine il club rimborserà il socio proporzionalmente al tempo di estromissione dalla pratica? O sarà forse la Federazione a farlo unitamente ad un corrispondente rimborso percentuale del costo della tessera federale? Non credo che si possa in questo caso parlare di “causa di forza maggiore”. Se così fosse dovrebbe essere bloccante per tutti: non solo per i giocatori meno bravi, meno interessati a migliorare il proprio hcp o, semplicemente, meno in forma!
Sauro, come sai, non parlo per me. Le ultime prestazioni hanno peggiorato il mio hcp ma sono ancora “agonisticamente salvo” per la Federazione. Ed il certificato è eventualmente rilasciato, salute permettendo, a cento metri da casa. Ma non mi allenerò insieme ai soliti tanti amici non più teenager!
Starò a casa in compagni di chi, in famiglia, ha iniziato da poco ad amare anche lei questo nostro sport. Purtroppo la sua rincorsa all’hcp è ferma ad un misero……42. Quindi non può più nemmeno avvicinarsi al tee
Così non si fa bene al golf e non si rispetta nemmeno la salute fisica e psichica!
Buon lavoro”
Guido Calanca
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