Da una vivace discussione a colpi di tweet, è scaturita questa email di un appassionato di golf.
Il golf si mantenga con il movimento nazionale
di Stefano Rossetti
Buongiorno Sauro,
come promesso le scrivo in modo che possa stare tranquillo: non sono un hacker, un hater o qualsiasi altra cazzata social. Spero che a questo indirizzo corrisponda lei, che mi risponde su Twitter, così magari riesco a spiegare meglio il mio pensiero. Sono abbastanza anziano da non avere dimestichezza con i 280 caratteri di un tweet, risultando forse troppo tranchant.
Inoltre sono innamorato del mio sport (e testardo) così da rispondere sempre a frasi a mio parere buttate a caso con la copertura (quella sì) del fatto che via social scrivono solo odiatori seriali, se i pareri non concordano con il vate di turno.
Leggo l’intervista ad Apicella del Chervò e penso ai tanti circoli che non avranno mai un flusso turistico o la possibilità di pranzare con Chimenti e organizzare un Open in 15 minuti.
Il nostro SPORT deve mantenersi (almeno) con il movimento nazionale e alcuni resort devono guadagnare tanto con l’aggiunta degli sportivi stranieri. Se ci basiamo solo sugli stranieri – questo è il mio pensiero – diventeremo come la Repubblica Dominicana. O la Turchia se vuole un esempio più vicino a noi. Basta una nuova meta più attraente, un periodo come quello attuale con la paura dei viaggi all’estero o quello di un paio d’anni fa (attentati terroristici in alcuni Paesi) per far saltare tutto il castello di carte.
Le facevo l’esempio dell’Irlanda, dove sono stato parecchie volte. Uno può giocare al Trump Doonbeg o allo Spanish Point, un golf storico ma alla mano dove si gioca con 30 sterline e senza particolari servizi. In clubhouse il ragazzo a cui si paga il green fee è lo stesso che ti fa i caffè. Gli snack li prendi da una macchinetta automatica.
Il padel meglio del golf
Il mio parere è che se non aumentiamo il numero di golfisti italiani il nostro destino è segnato, anche perché il golf non è uno sport per italiani, essendo difficile… meglio il padel.
Nelle clubhouse resteranno quelli che alla domenica devono decidere se andare al ristorante in collina con il cane o a tirare due palline in compagnia. In tutto ciò, la mia principale critica va alla Federazione che non sta investendo bene i fondi per la Ryder Cup. Secondo me il presidente non è molto preoccupato di cosa sarà il golf italiano fra dieci anni ma passerà alla storia come il super-eroe che ha portato la Ryder in Italia.
Qualche anno fa ero a Courmayeur in vacanza, dove vado da 40 anni. Scopro per caso che ci sono parecchi golfisti professionisti che sono lì per sponsorizzare la Ryder andando sulla Sky Way, ecc. Lo scopro per caso io, che sono golfista malato e amico del presidente del Golf Courmayeur e mi chiedo cosa possa servire a tutti gli altri, che golfisti non sono e a cosa serva tutto lo show, se poi rimane per pochissimi intimi. La diffusione del golf in Italia si affida a patetiche “riunioni” tipo quella organizzata tutti gli anni tra i presidenti dei golf piemontesi, che ha come fulcro la gara (gratuita per lui e lei) e la cena (super… ovviamente gratuita per lui e lei). Proposte arrivate da questo convivio? Zero, meno di zero.
E ancora: “vinta” la Ryder Cup 2022, sul sito della Federazione compare “scrivi a Montali” per avere idee, pareri e altro. Dopo aver cercato inutilmente di scrivere (il form dava sempre errore) ho trovato una segretaria che mi ha gentilmente risposto alla mail “Grandi eventi”. Ha girato la mail a Montali che mi deve ancora dire adesso “mi sembrano idee stupide” o “molto interessante ne terremo conto.”
Potrei continuare, ma non so nemmeno se mi sta ancora leggendo….280 caratteri sono pochi, ma qua mi sono dilungato. Magari ci scriveremo una mail invece di twittare, così forse sarà tutto più chiaro. Puoi, OVVIAMENTE, può anche non condividere, ci mancherebbe. In questo caso mi piacerebbe davvero sapere la tua opinione”.
Grazie della pazienza.
STEFANO ROSSETTI
Tessera FIG 126605
Buongiorno Stefano,
probabilmente frequento da meno di lei questo mondo. In ogni caso scrivo per come vedo le cose nel golf. La situazione in Italia è difficile per parecchi motivi ma da qualche parte si dovrà pur cominciare e rimboccarsi le maniche. Credo nel turismo come valore aggiunto, credo che ci sia troppo autoreferenzialità nel mondo del golf (io prevale sempre su noi), credo che a livello manageriale si possa fare sempre meglio per far cadere quel Santo Graal rappresentato dal cancello d’ingresso di un quasi tutti i circoli italiani.
Le posso garantire che in circolazione (in Federgolf, nelle segreterie ma anche tra semplici amateur) ci sono persone che hanno valide idee da attuare più sul lungo periodo che nelle prossime settimane. Il punto di non ritorno sarà la Ryder Cup 2023. Chi giocherà, vedrà. (s.l.)
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