Premier Golf League, no (condizionato) da McIlroy: “Preferisco la libertà”

Rory McIlroy rompe gli indugi e dice (per ora) no al progetto milionario della Premier Golf League. “Preferisco la mia libertà” ha dichiarato, in estrema sintesi, il numero uno al mondo alla vigilia del WGC in Messico. Come lui la pensano Bubba Watson e Xander Schauffele.

AUGUSTA, GEORGIA Rory McIlroy (Foto di Kevin C. Cox/Getty Images/AFP).

Per chi non lo sapesse tra due anni la PGL dovrebbe essere il terzo circuito professionistico (clicca qua e leggi tutti i dettagli). La formula è innovativa: stagione da 18 tappe, in campo solo 48 giocatori, niente taglio, tornei di tre giorni e montepremi di 10 milioni di dollari a gara. PGA ed European Tour logicamente si oppongono: chi gioca la Premier Golf League non gioca più sui nostri circuiti.

Il silenzio dei giocatori, come detto, l’ha rotto McIlroy. “Più ci penso e più non mi convince. Da professionista apprezzo l’autonomia e la libertà di fare quello che decido io – ha detto in Messico -. Se aderisci alla Premier Golf League non sarà più così. Qualche collega ha scelto di non venire in Messico questa settimana. Con quel circuito non potrai dire di no: sei pagato per giocare e stop. Non mi piace sentirmi dire cosa devo fare”.

Nonostante tutto McIlroy lascia aperto un piccolo spiraglio. “Per me la risposta è no. Certo, se un giorno tutti giocassero sul PGL io non potrei esimermi. Ma ad oggi quel progetto non mi piace”.

Bubba e Xander si accodano

Concettualmente sulla stessa linea altri due giocatori del PGA Tour. A frenarli anche la poca chiarezza dietro la cassaforte del PGL: parecchi dollari sarebbero petrodollari, ossia sauditi. E fra Stati Uniti ed Arabia non scorre proprio del buon sangue in questi mesi…

“Abbiamo il miglior tour al mondo perché andare altrove? Non mi importa, io gioco sul PGA” ha detto Bubba Watson a Golf Channel.

Idem Schauffele, 26enne statunitense oggi numero 10 del ranking mondiale: “Il nostro commissioner è stato chiaro: devi scegliere su quale circuito vuoi stare. I vantaggi che abbiamo nel PGA Tour sono piuttosto difficili da battere. Sono giovane e ad inizio carriera: tutta la mia storia è sul PGA ed è qua che voglio restare”

Alla Premier Golf League serve un big subito

McIlroy è il primo big a prendere chiaramente le distanze dal progetto del nuovo circuito. Il nordirlandese ammette di aver ricevuto molti messaggi di apprezzamento dopo la sua scelta di campo ma non fa  – correttamente – il nome dei mittenti.  C’è qualcosa che bolle in pentola ma dall’America nessuno fa il grande passo. Per aver successo la Premier Golf League ha la necessità di incassare endorsement di peso.

Tiger Woods? Possibile ma non probabile visto il suo contratto con GolfTV (a sua volta legata in affari con PGA Tour ed European Tour). Mickelson si è detto interessato al progetto ma Lefty ha ancora così tanto peso negli Usa per portarsi dietro almeno una dozzina di big in un colpo solo?

Più di Mickelson potrebbe contare il parere di Brooks Koepka e di Dustin Johnson, due star del golf system a stelle e strisce. I due ex numeri uno non si sono sbilanciati come Thomas, il redivivo Scott e altri come Spieth e De Chambeau. McIlroy a parte, tutto tace sul fronte europeo: da Rahm e Fleetwood in giù nessuno si è ancora pronunciato.

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