La pallina da golf finisce su un ramo? Un giudice la centra con una scarpa VIDEO

Chi pensava di averle viste tutte nel golf probabilmente (e, sottolineo, probabilmente) si sbagliava. Settimana scorsa per identificare una pallina da golf finita su un albero è stata necessaria una scarpa e una buona dose di precisione.

la pallina da golf

PHOENIX – Se la pallina da golf non va da Maometto…

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Jon Rahm alza la pallina senza marcarla: arriva la penalità VIDEO

Forse domani, o forse no, ma prima o dopo, accade. Accade che uno dei più forti giocatori al mondo commetta sul PGA Tour uno degli errori più comuni per un amateur in una Coppa Fragola qualsiasi. Jon Rahm ha sollevato la sua pallina senza marcarla, violando la regola 9.4 Una leggerezza costatagli un colpo di penalità e il seguente rimbalzo di social in social.

Jon Rahm cerca di spiegarsi con il marshall (foto PGA Tour)

Jon Rahm cerca di spiegarsi con il marshall (foto PGA Tour)

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“Mi becco una penalità” disse Adam Hadwin in campo… microfonato

Confessione in diretta mondiale per Adam Hadwin, professionista canadese di 32 anni. Il numero 60 al mondo giovedì scorso all’RBC Heritage ha scambiato una pallina di sabbia per un sasso e, dopo averla spostata in buona fede, ha confidato al suo caddie: “Mi sa che prendo una penalità”. Piccolo, piccolissimo dettaglio: Adam Hadwin era microfonato. Quelle parole sono finite dritte in tv.

Adam Hadwin

Adam Hadwin

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Quanto male fa una pallina da golf in fronte? Chiedilo a Jessica

La prossima volta che tu, giocatore di golf, dimentichi di urlare fore quando la tua pallina prende una direzione pericolosa pensa a Jessica Crabb. Ricordati di lei e condividi questo post sulle bacheche dei circoli e dei tuoi compagni di gioco. Perché chi non avvisa che la sua pallina da golf ha preso una traiettoria sbagliata e pericolosa può fare male. Molto male. Chi è Jessica Crabb? E’ una ragazzina statunitense colpita in piena fronte da una pallina da golf.

Pallina da golf in testa

Un tweet di Jessica qualche giorno dopo l’incidente

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Greg Eason chiude un par 5 in 15 colpi – Il giorno dopo gira in 68 (-22)

Potrebbe essere racchiusa in un #jesuisgregeason l’essenza e la bellezza del golf. Quell’hashtag racconterebbe più di cento articoli l’autentico spirit of the game di questo sport. Greg Eason è un professionista inglese di 25 anni che, nei giorni scorsi sul Web.com Tour, ha chiuso un par 5 in 15 colpi, segnando un terribile 90 nello score di giornata. Mai nessuno prima di lui aveva marcato un 15 in uno score del Web.com Tour. Ventiquattr’ore dopo ha chiuso le stesse diciotto buche in 68 (4 sotto il par), senza marcare un solo bogey. Mai nessuno prima di lui ha migliorato di ben 22 colpi la prestazione precedente.

Greg Eason (foto AFP)

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Honda Classic, Gary Woodland gioca in mutande

Adam Scott ha vinto l’Honda Classic in Florida ma le luci della ribalta non sono tutte per lui. A ritagliarsi un piccolo spazio ci ha pensato Gary Woodland, pro americano rimasto letteralmente in mutande sulla buca sei del quarto e ultimo giro della gara di Palm Beach Gardens. Soprattutto i social hanno evidenziato la performance dello giocatore Usa che ha spedito il tee shot (il primo colpo di ogni buca) direttamente in un ostacolo d’acqua, nell’avvallamento di un laghetto.

Woodland_honda

Gary Woodland in mutande all’Honda Classic

Si trattava di un par 4 e evidentemente Woodland non gradiva né giocare con i piedi fradici né girare con i pantaloni bianchi macchiati di fango. Quindi si è tolto scarpe, calze e calzoni per colpire al meglio la pallina che dall’ostacolo d’acqua è finita poi in bunker. Nonostante sfortuna e look, alla fine però Gary ha chiuso la buca in par.
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Palline ko, spioni, sveglie e caddie strani Nove storiche squalifiche nella storia

Non tutte le gare di golf a livello professionistico sono perfette. Un conto sbagliare un putt da un metro, un conto infrangere una regola per pura distrazione ed essere costretti ad uscire di scena, perdendo gare e montepremi. Se vi è capitato, consolatevi: nel golf professionistico è successo anche questo.

di Sauro Legramandi

Nel 1966 Doug Sanders al Pensacola Open, negli Stati Uniti, era così in forma e lanciato verso la vittoria che si fermò a firmare decine di autografi alla fine del secondo giro. Ma l’americano dimenticò di firmare l’unico pezzo di carta che doveva assolutamente siglare. Esatto: lo score. Fu squalificato e si beccò 10mila dollari di multa.

Greg Norman nel 2015 (foto Afp)

Greg Norman vent’anni dopo difendeva alla grande il suo titolo al 1996 Greater Hartford Open, nel Connecticut. Era in testa dopo il primo giro ma venne squalificato per avere giocato con palline non conformi agli standard della Us Golf Association. Assurda la non conformità: sulla sua Maxfli c’era stampato XS-9, quelle conformi agli standard avevano stampato XS-90.

L’inglese Bronte Law, una delle giocatrici amateur più promettenti, nel 2015 si è giocata la chance di misurarsi con le proette nel Ricoh Women’s Open perché ha usato un misuratore di distanza elettronico all’Irvine Golf Club in Scozia. La tecnologia è permessa solo nelle gare amateur.

Nella preistoria del golf, anno 1940, Ed Oliver era in testa dopo il terzo giro degli Us Open ma le condizioni meteo stavano peggiorando, mettendo a rischio la gara. Oliver voleva giocare ad ogni costo e con il suo team partì prima dell’orario previsto, con lo starter assente dall’area di partenza. Immediata la squalifica, nonostante i suoi stessi avversari chiedessero clemenza per lui.

NORTON, MA - SEPTEMBER 03: Jim Furyk of the United States in action during the pro-am event prior to the Deutsche Bank Championship at TPC Boston on September 3, 2015 in Norton, Massachusetts. Ross Kinnaird/Getty Images/AFP

Jim Furyk

Jim Furyk disse addio al Barclays nel 2010 perché non si presentò alla partenza della Pro-Am shotgun alle 7.30, come previsto dagli organizzatori del Ridgewood Country Club, New Jersey. L’americano letteralmente non si alzò dal letto. Motivazione? Il suo cellulare si era completamente scaricato e non aveva la batteria di riserva: no sveglia, no gara.

 

Ricco il capitolo delle spiate. Uno spettatore poco abituato a farsi gli affari suoi… nel 2010 ha visto Dustin Johnson in azione agli US PGA Championship e lo ha denunciato telefonando alla PGA. Il suo errore? DJ non si era reso conto di essere finito in un bunker e aveva giocato come se fosse in fairway. La gara era nel Wisconsin, a Whistling Straits: i bunker di questo percorso non sono oasi di sabbia ma pieni di erba. “Non mi sono proprio accorto di essere in un bunker” disse DJ a squalifica avvenuta.   Continua a leggere