Donald Trump sempre più giocatore di golf contro tutto e tutti. Il presidente degli Stati Uniti ha trascorso il Martin Luther King Day sul green. La tradizione vorrebbe invece questa giornata dedicata all’impegno civile. Agenda presidenziale alla mano, Trump e Melania hanno avuto altro da fare. Scontata la polemica, via social network e non solo.
Il presidente rompe una tradizione iniziata nel 1983 quando Ronald Reagan introdusse la festività, nel giorno della nascita di Martin Luther King. E da subito il 15 gennaio è diventata la giornata del servizio civile.
Gli ultimi tre predecessori di Trump hanno tutti adempiuto a questo impegno civico. Bill Clinton nel 2001 si mise a riparare e dipingere insieme a un gruppo di volontari un centro anziani a Washington. Nel 2007 George W. Bush, amante del disegno e della pittura, fece volontariato in un liceo per realizzare cartoline da dare in beneficenza per le vittime dell’uragano Katrina in Louisiana.
Anche Barack e Michelle Obama non si sono mai tirati indietro, spesso con le figlie Malia e Sasha. Anche quest’anno, liberi da impegni istituzionali, gli Obama hanno aiutato alcuni studenti di una elementare di Washington nel piantare alberi e fiori per realizzare un Martin Luther King Garden.
Trump quest’anno ha lasciato cadere nel vuoto l’appello del figlio del leader della lotta per i diritti civili che aveva chiesto invece di impegnarsi in questa giornata. Il presidente ha giocato a golf a West Palm Beach, in Florida, prima del rientro a Washington.
Scoppia così l’ennesima polemica sul tycoon, nell’occhio del ciclone per le sue presunte affermazioni offensive verso i Paesi africani, che gli sono valse ancora una volta l’accusa di razzismo e xenofobia. E con lo stesso figlio di Martin Luther King che ha parlato di “tempi duri” per l’America sotto la presidenza Trump. Sin troppo chiaro il riferimento alle esternazioni, ai comportamenti e alle decisioni del presidente.
Il precedente
E’ la seconda volta in pochi giorni che Trump finisce nell’occhio del ciclone perché gioca a golf. E’ accaduto lo scorso weekend quando il presidente è rimasto sul green in Florida nel pieno dell’emergenza alle Hawaii per l’allerta missilistico. E invece di rassicurare la popolazione duramente provata dal falso allarme ha preferito twittare ancora una volta contro i media.
Questa scelta è finita sulle prime pagine dei giornali: “Avrebbe potuto twittare subito che l’allerta era un falso allarme – scrive il Washington Post – condividendo immediatamente l’informazione con milioni di americani”, come fatto dalla deputata democratica Tulsi Gabbard dopo solo 15 minuti dall’emergenza.
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