Italiani a parte, sono i tre Masters Champion i giocatori più attesi all’Open d’Italia di golf 2024. Danny Willett, Patrick Reed e Angel Cabrera hanno storie completamente diverse, accomunate solo dall’aver sfoggiato la Green Jacket. Se le loro vite fossero storie da film sarebbero da film western. Se fosse un western il loro film sarebbe “Il buono, il brutto e il cattivo” di Sergio Leone. Ecco perché.
di Sauro Legramandi
Il buono: Danny Willett
Il Clint Eastwood de “Il buono il brutto e il cattivo” è senza dubbio Danny Willett. Classe 1987, figlio di un pastore della Chiesa d’Inghilterra e un’insegnante, l’inglese di Sheffield ha finora legato il suo nome al Masters 2016, vinto a sorpresa. Niente male essere arrivato alla Green Jacket per chi, come lui, ricorda di aver iniziato a giocare su un par 3 improvvisato sull’isola di Anglesey in mezzo a un gregge di pecore.
Nel 2008 Danny Willett era già in vetta al ranking mondiale amateur, quattro anni dopo a Colonia vinceva il primo titolo sull’allora European Tour. Una carriera costruita risultato dopo risultato sino a quell’indimenticabile giorno ad Augusta quando vinse con tre colpi in meno di Spieth e Westwood. Erano 17 anni che un europeo non s’imponeva al Masters (l’anno dopo sarebbe toccato allo spagnolo Garcia, nel 2023 a Rahm). Il peso della Green Jacket si è fatto sentire presto: Danny Willett l’anno seguente non passò il taglio, primo Masters Champion in carica a fallirlo dal 2004. Poi stagioni incolori e qualche eccellenza (nel 2019 vinse a Wentworth e nel 2021 l’Alfred Dunhill Links Championship). A settembre è stato operato alla spalla destra.
Oggi è il numero 320 del ranking mondiale: il miglior piazzamento è il nono posto dopo l’affermazione al Masters.
Il brutto: Patrick Reed
Il secondo protagonista da “Il buono il brutto e il cattivo” è Patrick Reed. Più che brutto, Reed risulta antipatico. Captain America (soprannominato così dopo il succeso nella Ryder Cup 2016 ad Hazeltine) si è imposto ad Augusta nel 2018. In tutto il 33enne texano di San Antonio ha vinto sei volte sul PGA Tour, prima di salutare e imbarcarsi sul LIV Golf nel 2022. Reed è stato il numero sei del ranking, oggi è sotto quota cento.
A Cervia sarà l’unico giocatore della SuperLega araba in campo. Il che equivale a un evento vista la tolleranza zero tenuta per mesi dal DP World Tour con chi ha scelto i petrodollari sauditi. In quel muro si aprono alcune brecce: dopo Cervia il “separatista” Reed giocherà anche il BMW International Open di Monaco (sempre DP World Tour) con i compagni di SuperLega Kaymer e Peters. L’obiettivo dell’americano è guadagnare posizioni in vista del The Open 2024.
L’antipatia di Reed è sotto gli occhi di tutti. Questione di carattere. Patrick Reed non è empatico, vive blindato nel suo cerchio magico. Quando c’è di mezzo lui dicono si avverta tanta tensione. Reed ha litigato con tutti: colleghi, marshall, giornalisti e tifosi. Due episodi su tutti per i colleghi: nel 2018, l’allora capitano Usa di Ryder Cup Jim Furyk accettò la richiesta di Spieth di non schierarlo con lui a Parigi (i due avevano giocato assieme nel 2016). Nel 2023 al Dubai Desert Classic Captain America giocò per l’ultima volta sul circuito europeo: in quell’occasione lanciò un tee verso Rory McIlroy “reo” di non avergli stretto la mano in partenza.
Più di una volta Reed è stato accusato di interpretare a modo suo le regole. All’Hero World Classic 2019, il 33enne è stato filmato durante un doppio tentativo di migliorare il lie della pallina. Il texano si difese sostenendo che “l’angolazione delle telecamere fa sembrare la situazione peggiore di quanto sia davvero”. I due colpi di penalità non glieli tolse nessuno. Sopra le righe spesso anche il caddie, il cognato Kessler Karain.
Non vanno meglio le cose con quello che resta della sua famiglia di origine. Quando Patrick comunicò ai genitori l’intenzione di sposarsi, papà e mamma risposero che secondo loro era troppo presto. Correva l’anno 2012 e Reed impalmò Justine Karain: da quell’anno Patrick non ha più rapporti con la sua famiglia. Non solo: nel 2014 genitori e sorella comprarono il biglietto per lo US Open dov’era in gara Patrick. Justine li riconobbe a bordogreen e chiese alla vigilanza di allontanarli.
Nel 2018 i Reed – che vivono a poca distanza dall’Augusta National – festeggiarono comunque in casa la vittoria del figlio. Da soli.
Il cattivo: Angel Cabrera
Nel film di Sergio Leone il cattivo era uno spietato sicario, conosciuto col nome di Sentenza. Viste le premesse il nostro cattivo non può che essere Angel Cabrera, condannato in Argentina a quattro anni e quattro mesi dopo due processi (il terzo è ancora in corso). El Pato si è fatto finora trenta mesi dietro le sbarre per violenza domestica, intimidazione e furto.
A mandarlo al fresco sono state due ex compagne, Micaela Escudero e Cecilia Torres Mana (da lui colpita alla testa con un iPhone). Il procedimento intentato dall’ex moglie Silva Rivadero -come detto – non è ancora arrivato a sentenza. A peggiorare la situazione, nel 2020, l’improvvisa decisione di volare in Ohio per giocare il Senior Players Championship da indagato e senza il permesso di un magistrato. Il suo nome finì immediatamente negli elenchi dei ricercati dall’Interpol. Rintracciato in Brasile Cabrera si fece quattro mesi e mezzo nel carcere Plácido de Sá Carvalho, alla periferia di Rio. A Cordoba, nel difficile momento della pandemia, El Pato finì nelle difficili prigioni del Bouwer. Nell’agosto 2023 è tornato in libertà per buona condotta.
Sembra incredibile ma il protagonista di tutta questa vicenda giudiziaria è stato un campionissimo del golf internazionale. Cabrera, tra l’altro, si è portato a casa lo US Open 2007 e il Masters 2009). E’ arrivato a essere il numero nove al mondo. Adesso, a 54 anni, ha vinto una tappa inglese del Legends Tour e guarda avanti.
Il buono il brutto e il cattivo: chi farà meglio a Cervia?