McIlroy sbatte la porta e saluta: “Qualcuno nel board PGA non mi vuole”

Stavolta Rory McIlroy se ne va e sbatte la porta. Il nordirlandese ha annunciato che non tornerà nel board del PGA Tour come lui stesso aveva comunicato nei giorni scorsi. “Credo che il mio rientro abbia riaperto ferite mai cicatrizzate all’interno del board – ha detto Rory alla vigilia del Wells Fargo Championship – e quindi Webb fa bene a restare al suo posto, portando a termine il suo mandato”.

Webb è Webb Simpson, il consigliere che si era detto subito disponibile a fare un passo indietro per far rientrare il numero 2 del ranking. Oltre a lui nella stanza dei bottoni ci sono Patrick Cantlay (fine mandato nel 2026), Peter Malnati (2025), Jordan Spieth (2024), Adam Scott (2026) e Tiger Woods (fine mandato mai). Secondo Ewan Murray, giornalista de The Guardian, sarebbero Cantlay e Spieth i colleghi non in sintonia con il nordirlandese.

“E’ diventato tutto piuttosto e complicato – ha proseguito McIlroy -. Per qualche motivo c’erano persone a disagio per il mio rientro. Quindi Webb porti pure a termine il mandato. Lui si sente a suo agio e io mi sento a mio agio con quello che sto facendo. Ho teso la mia mano per aiutare e… non diciamo che è stata rifiutata, diciamo che è stato un percorso complicato per rimettermi nel board e non è andato a buon fine. Va comunque tutto bene: nessun rancore e andiamo avanti tutti”.

Sullo sfondo ci sono gli arabi del LIV Golf Tour, ci sono contratti pubblicitari e accordi televisivi. Tradotto: milioni di dollari da portare nelle casse del PGA Tour e non in quelle di Greg Norman. Rory è un giocatore con gli attributi, con la schiena dritta e con le sue idee. Uno così nella stanza dove si prendono le decisioni vere farebbe molto comodo. Un europeo nel consiglio oggi composto da cinque statunitensi e da un australiano sarebbe anche un segno di democrazia, un’apertura ai futuri top player mondiali impegnati su PGA e DP World Tour (lo svedese Aberg, il norvegese Hovland, il danese Hojgaard… ).

McIlroy e il calendario della rottura

I tempi sono fondamentali per ricostruire questo pasticciaccio brutto.

Nel giugno 2023 a sorpresa il PGA Tour annuncia un accordo di collaborazione con il LIV. Dell’intesa raggiunta (ma nemmeno della trattativa intavolata) nessun giocatore del PGA Tour sa nulla. Woods, Rahm, McIlroy lo apprendono dalla stampa come uno qualsiasi di noi.  Ne nasce un vasto malcontento nei confronti del commissioner Jay Mohanan. Un armistizio porta all’ingresso di Tiger Woods nel consiglio: siamo ai primi di agosto.

A novembre Rory si dimette dal board e si comincia a capire che l’accordo di giugno resterà con ogni probabilità solo sulla carta. A fine anno il PGA si porta in pancia Sport Strategic Group, un colosso mondiale del business sportivo. Il nuovo socio di minoranza garantirà al circuito circa tre miliardi di dollari.


Il 5 gennaio McIlroy esce allo scoperto e dice basta allo scontro ideologico, alla guerra totale con gli arabi. Apre uno spiraglio alla trattativa. L’idea non piace al texano Spieth secondo il quale i soldi promessi da SSG danno ossigeno al PGA, allontanando la necessità di trovare una tregua col fondo sovrano PIF.

Gare del PGA in Europa


Un’altra frizione è legata al PGA Tour che vorrebbe Rory. Il nordirlandese ha in mente una dozzina di tappe in Europa, un continente golfisticamente ormai cannibalizzato da yankee prima e/o arabi poi. Nella sua testa anche il pensiero per tutti gli appassionati in giro per il mondo, sempre più confusi e infelici per un golf spaccato in due mondi. McIlroy pensa a un compromesso storico dove non ci siano né vinti né vincitori. Un compromesso dove nessuno si sente soddisfatto al cento per cento. E da intelligente qual è Rory ci butta lì la citazione storica.

“Penso solo – e in un certo senso lo paragono – a quando l’Irlanda del Nord attraversò il processo di pace negli anni ’90. Finì con l’Accordo del Venerdì Santo (1998) che non fece felice nessuna delle due parti. I cattolici non lo erano, i protestanti nemmeno, ma quell’accordo ha portato la pace. Poi impari a convivere con qualunque cosa sia stata negoziata, giusto?”.

Giusto.


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