“Tanti motivi per non smettere mai di mangiare e di bere al The Masters”

Ascanio Pacelli e il food and beverage di Masters
Ascanio Pacelli e il food and beverage al The Masters

“Inflazione, aumento del costo delle materie prime, prezzi lievitati ovunque nel mondo tranne che nel famoso place to be, ovvero l’Augusta National durante la settimana del The Masters. Ieri vi avevo raccontato dei mostruosi introiti economici legati al primo Major della stagione (specie quelli da diritti tv, ai biglietti e ai partner commerciali).

di Ascanio Pacelli

Oggi non potevo esimermi dal descrivervi quello che per molti potrebbe sembrare una cosa senza senso, ovvero l’esiguo costo del food and beverage.

Concessions, ovvero mega capannoni di legno (ovviamente permanenti) e dislocati in mezzo al percorso, fungono da punti di ristoro dove potersi fermare per placare il morso della fame, per sorseggiare qualche birra o magari per togliersi una voglia particolare tipo di brownie o il più classico dei biscotti giganti.

Ho sempre condiviso con chi mi chiedeva quale fosse il segreto della magia del Masters (ovvero quello che deve essere l’esperienza più bella della tua vita nel posto dove raggiungere la perfezione) è un mantra. Anno dopo anno l’organizzazione lavora per superare gli standard dell’anno precedente.

Snack in vendita al The Masters
AUGUSTA Snack di ogni tipo al The Masters (Foto di Harry How / GETTY IMAGES NORTH AMERICA)

Proprio per questo motivo i biglietti hanno un prezzo molto fair, il parcheggio non si paga e le concessions ti danno la possibilità di mangiare un panino a due dollari o bere una birra che ne costa cinque.

Nonostante tantissimi esperti di economia delle varie università sparse nel mondo ancora s’interroghino sul perché di questa scelta e sulla sua sostenibilità, la risposta data dai numeri parla chiaro.

Al The Masters il cibo è compulsivo… oppure business

Oltre nove milioni di dollari (5% dell’incasso totale) verranno incassati in questa edizione solo dalle
concessions. Senza quindi calcolare tutto ciò che deriva dalle altre situazioni di F&B. Penso ai tre ristoranti che si trovano all’interno dell’esclusivissimo Berkmans Place, dove il costo giornaliero di ogni ospite è di cinquemila dollari. A pagare saranno i vari sponsor che hanno deciso di fare questo investimento, sapendo che un regalo del genere al CEO di un’altra compagnia o alla moglie e alle sue amiche di un pezzo grosso, faciliterà la chiusura di accordi milionari.

La scelta di congelare i prezzi per panini, bibite, patatine, biscotti e tutte le zozzerie che in America riescono a far diventare commestibili, e addirittura desiderate, viene ricambiata dai patrons con una sorta di atteggiamento quasi compulsivo.

Pimento cheese in vendita al The Master
AUGUSTA Pimento cheese sandwiches in offerta prima del giro di prova (Foto di Andrew Redington / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP)

Partiamo dal presupposto che l’americano – così come altri provenienti da Paesi dove la cultura del cibo è abbastanza scarsa – non ci mette molto a passare il tempo rimpinzandosi di ogni tipo di junk food e schifezze. Questo si trasforma in un via vai dalle concessions dove la media parla di circa venti dollari per persona al giorno (colazione, pranzo e cena anticipata). Moltiplicatela per gli oltre 60.000 spettatori e arriverete alla famosa cifra di cui vi parlavo. Senza dimenticare che tutti i bicchieri della birra e delle bibite, resteranno come ricordo di un’esperienza unica al mondo.

E, come spesso capita, accompagneranno le cene con ospiti dei fortunati visitatori del The Masters, i quali potranno ricordare la loro settimana magica provocando l’invidia dei commensali invitati.


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