Sergio Garcia contro Tiger Woods: sporchi e cattivi solo sul LIV Golf?

Sergio Garcia
Sergio Garcia in conferenza stampa prima del LIV Golf Invitational a Jeddah (Foto di Amer HILABI / AFP).

“Should he stay o should he go”? Vale la pena parafrasare i Clash per raccontare la risposta di Sergio Garcia a Tiger Woods. Il soggetto del contendere si chiama Greg Norman, ceo di LIV Golf di cui Tiger (e prima il nordirlandese Rory McIlroy) ha chiesto la testa. Greg Norman has to go le parole esatte di Woods in conferenza stampa. Does Monahan have to stay or go? la replica mirata dello spagnolo rilanciata al quotidiano iberico Marca.

di Sauro Legramandi

Rimanere o restare? L’interrogativo per nulla retorico è diretto a Jay Monahan, ceo di PGA Tour, il più importante circuito al mondo. Jay era il padrone del golf prima dell’avvento della SuperLega araba finanziata dal fondo sovrano saudita PIF e diretta da Greg Lo Squalo Bianco Norman. Oggi tra PGA Tour e LIV Golf è guerra senza esclusione di dollari, carte bollate e minacce.

Sergio Garcia, colonna del golf mondiale per decenni e adesso tra i big passati alla SuperLega, tira acqua al suo mulino. “E’ troppo facile dire di andarsene solo a chi sta dall’altra parte, neanche fossero loro e solo loro i cattivi. Monahan deve restare o andarsene? Quelli della tua parte hanno fatto solo cose giuste?” si domanda Sergio.

Il ragionamento è semplice: “La situazione ora è difficile perché c’è di mezzo anche un processo e perché (dal PGA, ndr) proibiscono tutto quello che noi chiediamo. E’ difficile – prosegue – trovare un accordo al tavolo con qualcuno che boccia ogni tua proposta. Va bene unicamente quello che dicono loro… non so come potremo raggiungere un’intesa”.

PACIFIC PALISADES, CALIFORNIA Monahan e Woods alla Pro Am del Genesis Open 2018 (Foto di Warren Little / GETTY IMAGES NORTH AMERICA )

Come noto, PGA Tour (seguito a ruota dal circuito europeo DP World Tour) ha vietato nel 2022 le proprie gare a chiunque giochi anche una sola volta con la SuperLega.

Il pensiero nel 2023 va subito al primo Major dell’anno, l’Augusta Masters. “Da Augusta non ho avuto notizie ancora – dice lo spagnolo – e già questa è una bella notizia. Il Masters si fonda sulla tradizione e la tradizione è avere in campo tutti i vincitori di Augusta. Se non mi sbaglio sul LIV Golf giocano sei Green Jacket (Johnson, Reed, Schwartzel, Mickelson, Watson e, appunto, Garcia ndr). Abbiamo tutti la possibilità di vincere ancora in Georgia. Lasciarci fuori sarebbe una cosa mai vista, un colpo di scena troppo forte per Augusta”.

“Ryder? tre o quattro europei ce l’hanno con me”

Ultimo affondo sulla Ryder Cup a Roma, la prima dopo anni senza Sergio Garcia. Lo spagnolo sa benissimo di non poter qualificarsi sul campo per il “Marco Simone” non avendo giocato il numero minimo di gare previsto dal Tour. “A questo punto però – confida lo spagnolo – non so se voglio far parte della squadra europea. Ci sono tre o quattro giocatori che ce l’hanno con me, mi guarderebbero storto nello spogliatoio e non mi vorrebbero con loro”.

Rory McIlroy e Sergio Garcia alla Ryder Cup 2014

A Garcia non resta che sperare in un’ennesima wild card se dovesse rientrare lil bando dalla Ryder. “Cosa porto alla squadra? Sono uno che sa giocare la Ryder Cup, uno che l’adora e che mette il braccio sulla spalla ai compagni per aiutarli. Ma se i tuoi compagni ti considerano un cattivo perché hai scelto di giocare su un altro circuito cosa posso fare? Jon Rahm non è certo uno di loro ma ce ne sono altri che hanno dimostrato di non sapere cosa sia la classe”.

Come si dice nordirlandese avvisato mezzo salvato?

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