di Sauro Legramandi @sauro71
Si respira un’aria speciale a Margara. Nel tanto atteso caldo di fine maggio l’Open femminile di golf porta un’ondata di freschezza. Sarà la voglia di golf dopo tanta clausura. Sarà l’atmosfera di questa oasi sportiva immersa tra le Langhe. Sarà perché amiamo questo sport ma di certo l’Open femminile di golf è una bella vetrina.
Una vetrina che per cause di forza maggiore verrà apprezzata in differita. Franco Chimenti, presidente di Federgolf, non è riuscito nel miracolo di far aprire i cancelli del circolo alessandrino al pubblico. L’evento non ha avuto la meritata copertura televisiva in diretta ma di certo servizi e speciali finiranno presto su tv e piattaforme di tutto il mondo. Questa situazione contingente non fa altro che accrescere il rammarico perché vedere le 126 iscritte all’Open d’Italia femminile 2021 è davvero uno spettacolo.
E’ uno spettacolo perché riconcilia con il senso di questo sport, uno sport dove – ricordiamolo – l’unico avversario è il campo. Le ragazze di Margara sembrano averlo ben chiaro. Osservarle muoversi e ad allenarsi dà l’impressione di un gruppo ben affiatato. Per qualche minuto si culla l’idea di 122 proette e quattro dilettanti che giocano insieme da una vita. Poi ti piazzi dietro il tee di partenza – la buca 10 del percorso Lolli Ghetti – e le vedi cercarsi e presentarsi con l’ormai internazionale pugno chiuso. Così scopri che sono (quasi) perfette sconosciute. E pensi subito che, come prevede il golf ad ogni livello, adesso sono pronte a passare insieme parecchie ore di almeno due giorni della loro vita.
Margara, ombelico del mondo golfistico
Le vedi da lontano e sembrano tutte giovanissime. Da vicino ne cogli segni del tempo ed esperienza. Capisci che i loro caddie non sono genitori o allenatori ma mariti o compagni di vita. Comprendi che sono come noi comuni amateur quando le vedi sfogarsi con una sigaretta mentre passano da una buca all’altra o al telefono dietro un albero a giro finito.
A Margara per la seconda tappa del Ladies European Tour 2021 ci sono giocatrici davvero da tutto il mondo. Dal Sudafrica al Marocco. Dallo Swaziland di Nobuhle Dlamini al Brasile di Luiza Altmann. Dall’islandese Gudrun Bjorgvinsdottir alle indiane Tvesa Malik e Diksha Dagar. Dalla spagnola Carmen Alonso alla scozzese Kelsey Macdonald. Nove sono italiane. Prime attrici o comparse poco importa: con loro le Langhe del Monferrato diventano un piccolo ombelico del mondo golfistico.
Tutte si sentono a proprio agio. Ridono e scherzano “dietro le quinte”, attendono rigorosamente in fila che si liberi una postazione nell’affollato campo pratica e si muovono a loro agio tra i pochi addetti ai lavori ammessi in tempi di emergenza sanitaria. Vederle sul putting green è un ripasso di geometria. Vederle “sparare” il driver in rapida successione in campo pratica ricorda un’esercitazione di artiglieria leggera.
Comunque vada l’Open femminile di golf sarà un successo. La frase non brilla certo di originalità mentre il Ladies Italian Open brilla altrettanto certamente di luce propria. Nella speranza che non si debbano attendere altri sette anni per “mettere le donne al centro“ di un Open in Italia, come ha detto Virginia Elena Carta in tempi non sospetti.
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