di Sauro Legramandi – @Sauro71
Del golf al tempo del coronavirus sappiamo già tutto. Del golf post-coronavirus ancora niente. La pandemia non ha data di scadenza ma prima o poi la luce in fondo al tunnel dovrà giocoforza accendersi. Cosa accadrà quel giorno? “Apriamoci e mettiamo da parte egoismi di circolo o di comitati composti da persone che guardano solo i propri interessi” risponde Ascanio Pacelli, General Manager di Terre dei Consoli, struttura golfistica e turistica di Monterosi (Viterbo), voluta da Edoardo Francesco Caltagirone, e che ha come architetto del campo il famoso Robert Trent Jones II.
Non sono frasi di circostanza le sue, bensì il punto di partenza (o di arrivo, questione di punti di vista) di un ragionamento imprenditoriale e sportivo. “Come tutti da un mese e mezzo sono chiuso in casa – racconta a Golfando – e soffro la non presenza al circolo. Però penso e lavoro da casa perché quando si ripartirà dovremo essere pronti. Il mondo del golf accuserà il colpo del coronavirus ma dovremo essere in grado di effettuare quello che io chiamo un reboot”. Vale a dire premere il tasto Riavvia, proprio come per un qualsiasi pc.
“Ad esempio, con il mio amico Alessandro Rogato, presidente e manager del Golf Nazionale stiamo intensificando ancora di più quella che è già di per se’ una forte partnership con Terre dei Consoli. Con il Nazionale non ha senso farsi la guerra: è il campo federale, è gestito da un amico e in due stiamo formando un polo golfistico al centro dell’Italia, a due passi da Roma. Un grande passo per chi come me, ha il dovere di far crescere il business del turismo golfistico, anche grazie alle 40 ville che usiamo per ospitare stranieri, golfisti italiani e semplici turisti. Attualmente i reciproci abbonati possono giocare gratuitamente, durante il rispettivo giorno di chiusura, nell’altro circolo. Con Rogato, e grazie alla fiducia dei presidenti Chimenti e Caltagirone, stiamo costruendo qualcosa che possa dare ancora di più a chi ha deciso di iscriversi nei nostri club”.
”Vuoi la tua quota oggi? Io te la rendo ma…”
Un polo golfistico di questo livello – merce rara nell’Italia centrale – rappresenterà una marcia in più anche sotto il punto di vista turistico. Non si tratta di una semplice collaborazione (che di per sé nel golf non è mai facile) ma di concepire questo mondo sotto un’ottica completamente nuova: “Il coronavirus farà saltare il banco per qualcuno – prosegue – ma per molti deve essere il punto di partenza. Dobbiamo smetterla di guardare in casa nostra e basta. Ripeto: apriamoci e pensiamo al futuro”.
[bctt tweet=”Ascanio: la guerra al ribasso tra i circoli non porta da nessuna parte. Bisogna spendere meglio, non chiedere aiuto” username=”golftgcom”]
”Quando ripartiremo so per certo che più di un mio abbonato verrà da me e mi chiederà indietro i soldi della quota non goduta. Sai cosa risponderò? ‘Se vuoi ora il tuo euro io te lo restituisco. Se lo lasci sappi che fai un investimento perché questo euro oggi diventerà oro domani. Te lo garantisco’. In pratica gli chiedo di investire nella sua passione, nel golf”.
Da general manager a bancario il passo è breve
“Sì, non ho problemi a fare da banca – prosegue Ascanio Pacelli – perché in questa fase abbiamo bisogno di liquidità. In cambio di quell’euro metterò sul tavolo servizi e agevolazioni per il biennio 2020-2021. Penso a collaborazioni con altri campi, a svariati incentivi ai quali sto lavorando e alla possibilità di giocare da noi con tariffe diverse, specie nei mesi estivi. La guerra al ribasso non porta da nessuna parte. Bisogna spendere meglio, non buttare via i soldi o chiedere aiuto alla Federazione. Lo faccio per il mio zoccolo duro, per quei giocatori di una certa età che riempiono il circolo da lunedì al venerdì. Il golf per loro è aggregazione e sono certo che non vedono l’ora di tornarci e di giocare. Loro sono la mia priorità: tanti vorranno smettere, il mio compito sarà farli resistere”.
“Non dobbiamo obbligare nessuno a giocare a golf”
Il ragionamento scorre via veloce: lo stesso concetto di “aprirsi e superare egoismi di circolo o comitati” si può ampliare all’intero movimento golfistico. L’esistenza di una guerra per accaparrarsi il tesserato del circolo vicino è il segreto di Pulcinella. Insomma: il piatto non è ricco ma mi ci ficco lo stesso. Novantamila tesserati sono il bacino al quale attingono i 383 circoli italiani. Ad oggi entrambi i numeri sembrano destinati a calare, con una bella riduzione prevista in fase di post-coronavirus. “Sono convinto di una cosa: non dobbiamo obbligare nessuno a giocare. Non ci servono testimonial che dicano ‘io gioco, gioca anche tu’ e stop. Dobbiamo imparare a comunicare in maniera semplice e trasparente. Oggi è importante fare arrivare la gente in un golf club.
Dobbiamo usare qualsiasi attività collaterale per mostrare live l’atmosfera e la bellezza di un campo. Servono pretesti come il fitness, il paddle, il footgolf, serate a qualsiasi tema, feste di compleanno per i bambini… I nostri circoli devono ragionare anche in vista della vita post Covid-19. Siamo all’aria aperta, il rischio di assembramento è sotto controllo, il distanziamento sociale è garantito. Il circolo può diventare il posto ideale di aggregazione per i non golfisti. Preoccupiamoci prima di farli entrare, poi avremo tutto il tempo per farli incuriosire e giocare. Noi a Terre dei Consoli abbiamo modificato la famosa formula Promo 99 voluta dalla federazione, dando la possibilità di usufruire per quella cifra (99 euro) di cinque lezioni individuali, attrezzatura ed ingressi liberi per tre mesi, palline di pratica illimitate, accesso libero a bar e ristorante”.
Ascanio Pacelli: ogni circolo abbia una sua identità
Sai benissimo che più di un golfista storcerà il naso leggendo queste righe…
“Certo. Ci sta ma bisogna entrare in un’altra ottica, ecco perché chiedo un Riavvia. Se tu, socio di un circolo esclusivo e riservato solo ai “members”, vuoi mantenere lo status quo devi essere pronto a fare sacrifici. E’ giusto e legittimo. Se l’anno scorso hai pagato – ipotizzo – tremila euro di quota, a dicembre 2020 preparati a sborsarne cinquemila. I posti riservati ed esclusivi ci saranno sempre. Così come ci saranno circoli tipo Terre dei Consoli, che invece vivono di abbonamenti da 90 a 140 euro al mese, senza vincoli, fondo perduto o azioni da acquistare”.
“Quello che manca ai club è un’identità precisa. Negli Stati Uniti pagando il green fee di un 18 buche in automatico hai sconti sui green fee di altri percorsi della zona. Quelli lavorano in perdita? Tutt’altro: puntano sulla voglia del golfista di misurarsi su percorsi nuovi e guadagnano su food and beverage, sui golf car, sulle lezioni dei maestri e sul merchandising. Da noi le clubhouse devono diventare luoghi di aggregazione (rispettando i decreti) prima e poi luoghi di golf. A nessuno dobbiamo imporre le abitudini di un golfista”.
Come porti i non golfisti in un circolo?
“Con la comunicazione sui social, con la tv e con dei pretesti. Sono questi i mezzi su cui puntare campagne mirate. Dobbiamo farlo subito: facce credibili e parole credibili che entrino nelle case degli italiani. Sfruttiamo quell’incredibile evento che si chiama Ryder Cup che il nostro unstopabble Franco Chimenti ha portato in Italia, andando contro chi gli dava del matto e senza speranza. Nessuno si aspettava un’opportunità simile nel nostro Paese e ora dobbiamo usarla per il turismo e per il golf. Basta lamentarsi e dare colpe alla FIG, rea di non far abbastanza. Sono tutti bravi a puntare il dito… .Ma vorrei vedere lo stesso dito alzato in aria nella richiesta di poter parlare e proporre qualcosa di nuovo. Tirate fuori idee, confrontiamoci e vedrete che gli organi preposti saranno i primi ad ascoltarci. Da tutto il mondo vorranno giocare in Italia. Ma dobbiamo comunicare bene tutto. E, ripeto, dobbiamo farlo subito”.
Open d’Italia 2020, Terre dei Consoli c’è
Capitolo Open d’Italia, il tuo circolo è tra i candidati ad ospitare l’edizione 2020. A che punto siamo?
“Per me, per Edoardo Caltagirone e tutto il suo gruppo imprenditoriale è una grande opportunità. Siamo a disposizione di Federgolf ed European Tour. Siamo in pandemia, non si conosce ancora nei dettagli il calendario e soprattutto non sappiamo se e quando sarà possibile giocare negli Stati Uniti in tranquillità.
I professionisti europei avranno molta voglia di giocare dopo tanti mesi di stop. Non credo che avverrà, ma nella remota ipotesi che dovesse succedere, ci faremmo trovare pronti: il percorso è stato concepito per grandi eventi come un Open e Olimpiadi. Terre dei Consoli è un 18 buche adatto per tornei di altissimo livello: ce lo hanno confermato professionisti del calibro di Edoardo Molinari, Paratore e Pavan, Laporta e Gagli, Levet, e coach della Nazionale quali Scarpa e Pietrobono. Siamo pronti a gestire la manutenzione in vista di un evento simile. Se dovessi sognare ad occhi aperti e pensare ad un Open del Tour da noi, ai nostri abbonati direi subito: ‘Tranquilli, il rapporto di gemellaggio con il Golf Nazionale vi permetterebbe di poter continuare a giocare, senza pagare alcun green fee’. Questo è guardare avanti ed approfittare di chi, come me, vede necessità di cambiamento”.
Parole e pensieri chiarissime quelle di Ascanio Pacelli. La domanda anche stavolta sorge spontanea: chi avrà il coraggio di premere il tasto Riavvia nel golf post-coronavirus?
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Le email dei lettori
Pia Garlaschini
Effettivamente un campo da golf senza gare e senza uso di clubhouse (fino a fine coronavirus) è uno dei pochi luoghi di svago senza aggregazione data la ampiezza del campo. Forse, se opportunamente presentata, la loro riapertura potrebbe essere ottenuta fra le prime cose da riaprire subito dopo Pasqua. Speriamo che questa esperienza faccia cadere la classica rivalità fra circoli. Saluti e auguri.
Massimo Russo
Per coloro che non ritireranno le quote non godute (e mi auguro siano il più possibile) si potrebbe pensare x l’anno prossimo ad una serie di green fee in campi limitrofi scontati. Per l’aggregazione non mi dispiacerebbe organizzare delle gare a coppie generate casualmente: in questa maniera ci sarebbe una maggior conoscenza. Buon golf.
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