di Sauro Legramandi
Twitter: @sauro71
“Tiger is back”. Il titolo che tutti gli appassionati volevano leggere e che tutti i giornalisti volevano scrivere è finalmente realtà. Tiger Woods ha annunciato che, salvo imprevisti, tornerà a giocare a golf tra quaranta giorni. Lo farà in occasione del Safeway Open, dal 13 al 16 ottobre in California al Silverado Resort di Napa.
Woods non scende in campo dal 23 agosto 2015 quando chiuse in decima posizione il Wyndham Championship. Poi il secondo intervento alla schiena per mettere una pezza alla prima operazione. Da allora il buio: mai più una gara, solo un paio di interviste. Tante “public relations” e qualche tweet. Nulla di buono per un campione classe 1976 che gli anni migliori della sua carriera li ha di certo alle spalle.
Per la prima volta dal 1994, nella stagione 2016 Tiger Woods non ha giocato un solo major (l’ultimo finito tra i top ten è il British Open 2013 quando chiuse sesto). E’ scomparso dalla faccia del golf mondiale. Woods, ex dominatore assoluto per almeno 15 anni, è sceso alla posizione 711 del World ranking. Non giocando e perdendo progressivamente i punti acquisiti, è scontato sprofondare in qualsiasi classifica di merito.
Adesso la svolta, annunciata con un tweet. “La mia riabilitazione mi consente di fare dei progetti anche se ho ancora del lavoro da fare – scrive -. Se potrò giocare o meno, dipenderà da progressi e recupero. Ma potrebbe essere un autunno divertente. Mi è mancato giocare ma questa volta non ho voluto affrettare il mio recupero”.
Dopo la California Tiger Woods potrebbe volare in Europa per misurarsi nel Turkish Airlines Open (3-6 novembre, ad Antalya) e quindi divertirsi nella sua gara, l’Hero World Challenge (1-4 dicembre).
Che Tiger Woods vedremo?
Impossibile rinverdire i fasti di una volta. Fisico e testa non possono più esseri quelli dei bei tempi andati per il vincitore di 14 major. A 40 anni non si è vecchi per il golf ma c’è sempre qualcuno che tira più forte e meglio di te. “E’ il golf bellezza” verrebbe da dire scimmiottando Humphrey Bogart.
Firmerei per un Tiger Woods in grado di passare il taglio in scioltezza. E magari di essere inseguito nel giro finale, senza dover sempre inseguire.