Con questo post prende il via la collaborazione con Sonja Caramagno. Con lei partiamo dalle basi: il campo non va visto come un mostro insuperabile capace di spuntarla sempre e solo lui. Il campo deve essere una tappa del nostro cammino verso la buca 18.
Sonja Caramagno è una mental coach di professione che lavora nel mondo dello sport e in particolare nel golf. E’ lei che curerà la rubrica “Il golf nella testa“.
Specchi d’acqua, bunker e fossi di sabbia. Alberi che oscurano la visuale, erba alta da cui sembra impossibile uscire e bandiere da conquistare su ogni obiettivo. Potrebbe essere la descrizione di uno scenario di guerra, terra di scontro fra soldati armati delle peggiori intenzioni.
Invece è la possibile fotografia di un più serafico campo da golf, che non c’entra nulla con la violenza o i sentimenti di guerra. Soprattutto non incarna un nemico da sconfiggere. Per fortuna, si tratta solo del luogo che ospita il vostro gioco.
Eppure, prima ancora di iniziare a giocare, sento spesso i golfisti esordire con frasi come “questo campo è difficile” o “questo campo è pieno di ostacoli”. Oppure”l’erba del rough non è curata”, “i bunker non hanno sabbia” e simili. Tutte espressioni che, se ci fate caso, trasformano il campo quasi in un soggetto volutamente ostile. A mio avviso, concentrarsi su dati che non sono modificabili, né che dipendono da voi, può diventare motivo di frustrazione. In alcuni casi rischia di originare un blocco.
Una via di uscita da questo “bunker” mentale, potrebbe essere allora quella di considerare il campo e i suoi ostacoli come parte integrante del gioco. Anzi, come tappe necessarie per raggiungere il green e l’ultima buca. In altre parole, quelle che all’inizio possono sembrare nemiche da abbattere, in realtà sono solo le condizioni imprescindibili per trascorrere ore di gioco e ottenere un risultato utile al vostro handicap.
Il campo è il punto di partenza, la vittoria non può che passare da lì, ed è con lui che si deve entrare in connessione, instaurare un vero e proprio feeling. Perciò, accettatelo e trattatelo bene: questo cambio di prospettiva sarà determinante per il vostro gioco. Assecondare la forma del terreno e le asperità del percorso potrebbe farvi raggiungere lo score che ancora vi manca, liberare al meglio le vostre potenzialità e, perché no, divertirvi lasciando ogni pensiero ostile fuori dal campo: il vostro alleato numero uno.
PER CONTATTARE L’AUTRICE DEL POST:
Email: Sonja.caramagno@gmail.com
Skype: Sonja.caramagno
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