Mi raccomando: non dite niente al barone Pierre De Coubertin. Il fondatore delle Olimpiadi moderne non deve sapere che il comitato olandese ha calpestato il suo principio fondamentale. Per i burocrati orange l’importante non è partecipare ma vincere. Così hanno ritirato tre dei quattro golfisti qualificati per Parigi 2024.
di Sauro Legramandi
La motivazione? Sono troppo scarsi, non possono vincere una medaglia e nemmeno arrivare tra i primi otto.
Pedagoghi e allenatori vadano pure a predicare nelle scuole e nei settori giovanili olandesi che nello sport conta partecipare. Per il comitato orange è l’esatto contrario al punto da introdurre improbabili criteri di selezione. La loro condizione per andare a Parigi era arrivare nei primi 27 del ranking olimpico (composto da 60 golfisti). Dal 28esimo in giù bastava un piazzamento fra i primi otto in una gara del tour europeo dove giocavano cinque fra i primi 50 golfisti del ranking mondiale o dieci dei primi cento. Roba cervellotica, fuori da ogni logica. Oggi tra PGA Tour e SuperLega araba è difficile avere un field così, si tratta di una situazione che accade in 7-8 tornei in un anno.
Morale della favola: Joost Luiten, Darius Van Driel e Dewi Weber saranno liberi da impegni dal primo al 4 agosto, date del torneo olimpico a Le Golf National. Ad avere tutto il peso del golf olandese sulle spalle sarà Anne van Dam.
Alle Olimpiadi quest’anno i più forti al mondo
A staccare un biglietto per il sogno olimpico sono in tutto sessanta golfisti professionisti in base a un ranking dedicato. Si tratta dei due migliori piazzati per ogni nazione, numero che raddoppia se sono tutti nei primi 15 del mondo. Probabilmente a Parigi ci saranno i giocatori più forti della Terra: in rigoroso ordine di ranking Scheffler (numero 1, Usa), McIlroy (2, Irlanda del Nord), Schauffele (3, Usa), Aberg (4, Svezia), Clark (5, Usa); Hovland (6, Norvegia), Morikawa (7, Usa); Rahm (10, Spagna).
Per l’Italia ci sono Migliozzi (127), Manassero (165) e Alessandra Fanali (211).
Gli olandesi messi alla porta non sono proprio golfisti improvvisati. Joost Luiten è il numero 151 con ben sei vittorie sul DP World Tour e 18 anni sul Tour. In carriera il 38enne ha giocato 21 volte un Major (due i Masters). Von Driel è il 248esimo del ranking e ha una sola vittoria in bacheca: si tratta del Magical Kenya Open dello scorso febbraio. Ironia della sorte: al via quel giovedì c’erano solo due giocatori dei primi cento al mondo. Dewi Weber è la numero 302 del Rolex ranking femminile. Tutti loro guarderanno la connazionale Anne Van Dam (numero 108 al mondo) e seconda all’Open di Spagna sul Ladies European Tour.
Via social Joost e Darius non hanno tenuto celata la propria rabbia. Anche Dewi non si è tirata indietro. “Abbiamo chiesto al Comitato se fosse una questione di soldi. Se così fosse – ha detto – avremmo pagato noi. Invece ci hanno detto semplicemente che non vale la pena mandarci alle Olimpiadi. E’ un messaggio triste e doloroso per chiunque abbia lavorato duro come noi tre”.
In Giappone a medaglia il numero 181
Inutili le più che fondate rimostranze della Federgolf olandese e della Federazione internazionale. Se non bastassero i principi cardine dello sport, gli addetti ai lavori hanno portato i numeri. In Giappone quattro anni fa, Rory Sabbatini (diventato slovacco proprio per partecipare alle Olimpiadi) ha vinto l’argento da 161esimo nel ranking mondiale. Ancora più indietro taiwanese Pan Cheng-tsung: da 181esimo vinse un playoff a sette per il bronzo, battendo anche McIlroy e Morikawa. Sul PGA Tour americano, nella stagione in corso, sette gare sono andate a golfisti piazzati oltre il centesimo posto nel ranking.
Salvo clamorosi ripensamenti alle Olimpiadi al posto dei due olandesi andranno lo svizzero Joel Girrbach e il finlandese Tapio Pulkkanen. Weber non è stata ancora sostituita.