Dietro ogni grande uomo c’è una grande donna (e viceversa). Dietro un grande giocatore di golf italiano c’è… una grande agente di viaggio (anche sei lei si schermisce dicendo “solo una seria professionista). Quindi dietro ai viaggi di Matteo Manassero, Renato Paratore e Nino Bertasio c’è Monica Ferrari, da 30 anni agente di viaggio a Brescia. Con la struttura di “Protagonista Viaggi” è lei a farli volare in giro per il mondo. “E credetemi – spiega a Golfando – muoversi per lavoro in tempi di pandemia è un’impresa quasi epica tra misure sanitarie, normative diverse e voli cancellati in poche ore”.
di Sauro Legramandi
Prima della pandemia, un professionista viaggiava in media circa 250 giorni all’anno. Quasi un torneo a settimana, cinque giorni in campo (taglio permettendo) e poi di nuovo on board la domenica sera o il lunedì mattina. Veramente complicato per un giocatore pensare di districarsi tra prenotazioni aeree, check in online e coincidenze.
“Tre anni fa i nostri giocatori programmavano gare e viaggi anche per sei mesi. Oggi se pianifichiamo per dieci giorni siamo contenti”
— Monica Ferrari
Il compito per i tre italiani (ma anche per Alberto Binaghi e altri giocatori azzurri) è da anni sulle spalle di Monica, ormai pronta a tutto pur di farli spostare in massima sicurezza. “Il golf per tanti è un gioco o una passione per i lettori di Golfando. Per i pro è un lavoro – inizia a raccontare – e come per ogni professionista il tempo è fondamentale. A volte si trovano dall’altra parte del mondo e devono rientrare in Europa in tutta fretta magari per un focolaio Covid”.
La pandemia, Omicron e il Sudafrica
E’ stato il caso di Matteo Manassero, protagonista di un rocambolesco rientro lo scorso dicembre dal Sudafrica qualche ora dopo la scoperta dei primi casi di Omicron.
“Me lo ricorderò per sempre: in poche ore si è diffuso l’allarme e io avevo là sia Matteo che Renato. Il ministro Speranza twittava che nessuno sarebbe tornato in Italia dal Sudafrica, accrescendo i timori, anche se i cittadini italiani – in realtà – potevano rientrare. Come se non bastasse quel giorno, vista la confusione, sono andati in tilt i terminali dei check-in sudafricani. Alla fine a Matteo ho trovato un volo per Amsterdam anche se c’era la preoccupazione che lo bloccassero in Olanda in caso di positività. Invece gli olandesi non avevano intenzione di tenersi eventuali contagiati. Quindi è partito subito per Malpensa dove è stato accompagnato a fare un tampone appena sceso dall’aereo. Anche per Renato Paratore è stato complicato. Doveva rientrare a Dubai che però, nel frattempo, aveva chiuso col Sudafrica ma sul charter organizzato dall’Italia non c’era più posto. Solo a notte fonda abbiamo trovato un altro collegamento e anche lui è riuscito a rientrare con il suo caddie”.
Purtroppo l’emergenza ormai è diventata normalità. “Solo tre anni fa i nostri golfisti programmavano le gare con sei mesi d’anticipo – prosegue Monica – e quindi gli spostamenti di conseguenza. Ora facciamo salti di gioia se riusciamo a programmare con dieci giorni di anticipo.
Prima il mio compito era pensare ai visti, ai biglietti aerei e alla sacca da imbarcare. (L’alloggio no, quello è gestito dal tour che organizza l’evento).
Con la pandemia adesso devo incrociare le dita e pensare ai tamponi, alla scadenza dei certificati, ai voli cancellati per mancanza di passeggeri o equipaggi o alle connessioni saltate. Con le normative in vigore fino ai giorni scorsi ci volevano tre aerei per andare dall’Italia alla Norvegia. Senza poi parlare del calcolo delle validità dei tamponi. Per esempio la validità di un PCR è di 72 ore per molti Paesi – spiega – ma come la mettiamo con il fuso orario? Dubai ha un fuso, Londra un altro. Tra ritardi, coincidenze e fusi orari quelle 72 ore se ne vanno in un battibaleno. Per cautelarci in Italia abbiamo attivato un servizio di tamponi a domicilio che ci garantisce, calcolando l’esito, la partenza e il fuso orario della destinazione, il risultato in meno di 12 ore”.
“Matteo, Renato e Nino… i miei ragazzi”
Prima o poi si tornerà a una specie di normalità. Quel giorno sarà più facile prendere un aereo per lavoro, lasciandosi alle spalle la pandemia. Lo sarà anche per i professionisti del golf. “Mi ricordo che capitava spesso di organizzare dei mini giri del mondo per Matteo, Renato e Nino. Abbiamo organizzato voli e coincidenze con Abu Dhabi-Qatar-Australia-Oman-Stati Uniti, trasferte per gare in India, Cina, Malesia e Giappone”. Sembrano cronache di un’altra era. Invece erano solo due anni fa i golfisti stavano in giro anche per quattro o cinque settimane consecutive. Tutto deve essere programmato anche nei minimi dettagli.
Intanto Monica si culla il rapporto umano con quelli che lei ormai chiama i miei ragazzi. “Sono clienti come lo sono altri professionisti e viaggiatori che girano il mondo con la nostra agenzia. Eppure Matteo, Nino e Renato hanno qualcosa di speciale per me. Ci sentiamo spesso via whatsapp, per loro non ci sono sabati o domeniche. Per questo con le mie colleghe siamo sempre a loro disposizione.”
Si crea così un rapporto molto stretto e molti sarebbero gli aneddoti che si potrebbero raccontare anche perché i caratteri di Matteo, Renato e Nino sono completamente diversi fra loro. “Un po’ come il loro swing – ci dice Monica – non ce n’è uno uguale ad un altro”. Ma su questo non si sbottona : “Quello che ci diciamo e ci scriviamo rimane tutto fra di noi, la riservatezza innanzi tutto”.