Nuovo appuntamento con “Il golf nella testa”, la rubrica di Sonja Caramagno. Stavolta lamental coach risponde a un lettore stanco di dover inghiottire il rospo della maleducazione altrui. Se hai domande di questo genere clicca qua e scrivi.
Buongiorno Sonja,
gioco da molti anni (oltre quaranta). Ultimamente oltre a problemi fisici ho sviluppato anche “mene mentali”.
Avendo imparato a stare in campo molti anni fa, ho sviluppato un profondo fastidio per i compagni di gioco che vedono solo la loro palla, parlano mentre giochi (non faccio prove, se non molto rapidamente e solo una), sto sulla mia linea di gioco (ho imparato che “flight” significa che da un aereo non si scende prima, ma che si deve attendere che l’aereo sia atterrato!).
Come posso fare per non innervosirmi se qualcuno nel flight dopo aver giocato si incammina verso la sua palla o bisbiglia (molto peggio che parlare con un tono normale) con un compagno di gioco?
Grazie dell’attenzione. Riccardo
“Il golf nella testa”, la risposta della mental coach
Buongiorno Riccardo,
ho letto con attenzione quanto lei ha scritto in calce alla mia rubrica “Il golf nella testa”. Le anticipo che non è il solo ad affrontare mene mentali del genere che descrive nel dettaglio.
Il gioco del golf, come può testimoniare lei da oltre 40 anni di pratica e dedizione, è uno degli sport più mentali che esistono. La testa viene pertanto coinvolta nella strategia da adottare e a decidere sia che tipo di reazione avere di fronte ad un errore. Per entrare nel merito della sua domanda, la prima cosa da tenere bene in mente è che per eseguire un buon colpo serve imparare ad isolarsi quanto più possibile dall’esterno.
Si deve trovare un proprio centro e un allineamento tra mente e corpo, tra quello che si desidera fare e quello che si sa di poter fare. E’ vitale annullare ogni interferenza esterna nel momento in cui si colpisce la palla. Per ‘interferenza esterna’ intendo sia un aereo che passa sopra la propria testa sia il comportamento fastidioso e non consono con il campo da parte dei compagni di flight, per l’appunto.
Isolarsi in tre mosse
Un assunto da tenere bene in mente è questo: non possiamo controllare tutto. Intendo dire che ci sono cose che possiamo controllare e altre no. Possiamo farlo con la nostra concentrazione e il nostro respiro o la linea di gioco (perché dipendono direttamente da noi), ma non possiamo controllare pioggia, vento o bisbigli degli altri. Sulle cose che possiamo modificare pertanto abbiamo una influenza diretta, mentre non abbiamo influenza diretta con ciò che non possiamo controllare.
Quindi le consiglio in primis di accettare che non tutti sanno stare in campo come lei, che possono quindi anche bisbigliare o disturbare.
Può magari chiedere ai suoi compagni di non parlare mentre lei prende le sue misure, ma non può impedire loro di farlo. E visto che poi lo score sarà il suo, le conviene accettare che esistono giocatori di ogni tipo, che rispettano gli altri e che non rispettano gli altri. E soprattutto che non può agire su questo, salvo decidere di non giocarci più in futuro.
“Non esiste nulla al di fuori del giocatore”
In secondo luogo le consiglio di imparare a focalizzarsi solo su se stesso quando colpisce la palla, al di là di quanto succede fuori. Si deve imparare pertanto anche a giocare con il vento e a concentrarsi anche con i bisbigli altrui. Non esiste nulla al di fuori di lei, del campo e del momento che vive. Come? Respirare profondamente e focalizzarsi solamente sul suo gioco, sulla scelta di bastone e/o strategia e quindi sulla sua pallina.
Queste sono le uniche cose che può direttamente influenzare e che dipendono da lei.
A presto e continui a leggere “Il golf nella testa”.
Sonja Caramagno
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