di Sauro Legramandi – (@Sauro71)
Spesso il golf è una questione di centimetri. Ogni tanto di millimetri. Per qualche centimetro una pallina rotola maramalda in un bunker o in un ostacolo d’acqua, salutandoci per sempre. Capita anche che la stessa si fermi proprio sul bordo della buca, rifiutandosi di compiere quel mezzo giro decisivo. Da qualche giorno i centimetri che animano il dibattito social-golfistico misurano ben altro, riguardano golf e look. ossia la stoffa indossabile da una giocatrice di golf. La Lpga ha imposto un dress code “castigato” alle proette. Immediata la polemica online e non solo, guidata – guardacaso – da Paige Spiranac. Controcorrente Diana Luna che al nostro blog ammette: “E’ una buona idea, si stava superando il limite”.
Questa è una storia iniziata il 2 luglio con una email firmata da Vicki Goetze-Ackerman, presidente della Ladies Professional Golf Association (il circuito femminile più importante al mondo). L’idea era dettare le nuove regole per l’abbigliamento delle proette, un look più “consono all’immagine di atleta”. Meno forma e più sostanza per le golfiste, d’ora in poi ci saranno giocatrici meno sexy e più professionali.
La email avrebbe dovuto rimanere riservata invece Golf Digest ne è venuto in possesso e l’ha resa di dominio pubblico.
Nero su bianco nella missiva c’è scritto cosa si può indossare e cosa no durante gara, Pro Am e serate di gala legate al singola competizione del Tour. Cominciando dal busto: vietate scollature che mettano in risalto seni più o meno prosperosi. I “pettorali” devono essere ben coperti, cominciando dalle spalle. Scendendo sui fianchi: al bando leggins, gonnelline minimal, short troppo corti e qualsiasi indumento che, da fermo o in movimento, possa far vedere la “bottom area”. Off limits jeans slavati e/o tagliati ad arte. Il lato B di una golfista deve essere ben difeso da telecamere e sogni indiscreti per un 18 buche.
Chi vorrà risparmiare sulla stoffa sappia che dovrà pagarla cara: mille dollari di multa per la prima trasgressione, duemila per la seconda, quattromila per la terza e via di questo passo.
Golf e look, i social contro il nuovo dress code
Chiara l’intenzione di scongiurare una deriva voyeuristica del golf. Diciamolo: leggendo le nuove regole della Lpga, il pensiero non può che andare a Paige Spiranac, carneade (per ora) sul green e sex bomb sui social (oltre un milione di followers). Il golf femminile non vuole tante piccole Paige? Probabilmente no: la Lpga prova ad a fermare giocatrici alla ribalta per doti extra-sportive. Il golf è il golf, moda e showbiz sono altro. Le belle del golf devono essere tali anche coperte.
Dopo lo scoop di Golf Digest, il dress code è finito in pasto ai social. Apriti cielo: tutti o quasi contro le nuove regole. Qualcuno parla di ritorno al passato, qualcuno di oscurantismo, qualcuno disotterra l’ascia del femminismo. In Rete si è visto di tutto: fotomontaggi di giocatrici in bunker con l’abito da sera, gif di proette “travestite” da uomini e giocatrici con il dolcevita anche d’estate.
Tweet dopo tweet la protesta è montata al punto che la stessa Heather Daly-Donofrio, portavoce del Lpga, ha cercato di fare chiarezza.
All’agenzia di stampa Reuters ha spiegato che la richiesta del dress code adeguato è arrivata dalle stesse professioniste. “Le proette ci hanno chiesto di aggiornare il codice di abbigliamento esistente per tener testa alla moda e alle tendenze di oggi. Loro sapevano di quelle regole da tempo e hanno collaborato con noi suggerendo cos’era meglio”.
A dire il vero alla prima gara giocata dopo l’ingresso in vigore del nuove regole pare non sia stata comminata nessuna sanzione.
Tutto liscio al Marathon Classic, giocato all’Highland Meadows Golf Club di Sylvania, Ohio).
Le proette ci tengono a non passare guai sul Tour, vista anche la fatica ad arrivarci e restarci in pianta stabile. Qualche tweet ironico c’è statp. Lexi Thompson ha postato una foto relativa a come il board Lpga vorrebbe le giocatrici.
Golf e look, Paige Spiranac dice no
Paige Spiranac, esempio di chi non nasconde la sua prorompente femminilità, ha lasciato intendere di non gradire. Sulla rivista Fortune il 20 luglio ha messo in fila le idee e ha preso posizione. Ovviamente contro. Ha scritto:
“Capisco che il golf sia avvolto nella tradizione e che alcune regole vadano rispettate. Come ambasciatrice di questo sport e della parità tra i sessi credo però che questi regolamenti stiano soffocando la crescita del gioco femminile”.
Poi ha ricordato come golf e look non sia solo una questione di apparenze. Gli indumenti si sono tecnicamente evoluti in ogni sport. “Nel tennis si indossano t-shirt senza spalline e calzoncini aderenti per arrivare prima sulla palla. Perché permettere un tale sviluppo nel golf maschile e non in quello femminile? E perché una donna deve vestirsi in base al giudizio di un uomo?”. Ecco due degli interrogativi lanciati da Spiranac che, tra l’altro, non gioca sull’Lpga Tour.
A Diana Luna piace il dress code. E a te?
Spinto da curiosità professionale ho scritto a diverse giocatrici italiane. Tempestiva la risposta di Diana Luna che non si accoda ai bollori social. “In certi casi si stava superando il buon gusto – ha twittato Luna – Qualche centimetro in più non toglie nulla alla femminilità”.
Come dire la tua? Basta scegliere: via email cliccando qua, tramite Facebook o Twitter (@golftgcom) oppure lasciando un commento in fondo a questo post.
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