
C’è un tempo per ogni cosa. Un tempo per cadere e uno per rialzarsi. Uno da passare in una cella del carcere australiano di Hakea e uno per giocare l’Open Championship 2025 di golf al Royal Portrush. Ryan Peake è caduto e si è rialzato. Dopo cinque anni in galera il 31enne australiano ha vinto domenica il New Zealand Open, conquistando il diritto di giocare il Major più antico e ambito al mondo.
di Sauro Legramandi
“La svolta della mia vita” con queste parole Ryan ha preso la parola a fine gara a Milbrook Resort di Queenstown, evidentemente commosso per ciò che ha fatto e ciò che lo attende in Irlanda del Nord dal 17 al 20 luglio.
Sono i migliori anni della sua vita quelli che Ryan Peake sta vivendo. Di vite ne ha avute almeno tre. La prima è iniziata sul green australiani dove da juniores nel 2009 conquista due secondi posti in Tasmania e il primo successo, nel Tasmanian Junior. Nel 2010 in coppia con Cameron Smith vince la Trans-Tasman Series. A 17 anni calpesta gli stessi fairway di campioni come Adam Scott, Greg Norman e Fred Couples.
Due anni dopo passa professionista ma i risultati non arrivano e la sua prima vita si arena. Nel giro di due anni chiude col golf, inizia a bere e ad ingrassare.
La seconda vita di Ryan Peake
A 21 anni Ryan diventa membro a tutti gli effetti del Rebels Outlaw Motorcycle Club. Da socio di un circolo di golf a membro di una gang di motociclisti. La caduta non si ferma e nel 2014, dopo diverse denunce, una condanna per aggressione violenta gli spalanca le porte del carcere. Cinque anni in quattro mura senza i Rebels e senza il golf.

“Il primo anno ad Hakea – racconta oggi – non ho mai incontrato mia madre. Lei voleva ma mi rifiutavo di farmi vedere in quelle condizioni”. Superato lo shock iniziale, l’australiano si guarda dentro, ripercorre i momenti bui e inizia a correre. Corre per perdere peso e pensare meno a chi soffre per lui là fuori. In prigione ha un televisore sempre acceso. Ryan guarda tutto e tutti, compreso Cameron Smith (che nel frattempo ha vinto proprio l’Open Championship) aggiudicarsi l’Australian Open 2017. Il suo amico e compagno di golf vince e vola da professionista, lui è blindato dietro le sbarre. Qualcosa pian piano scatta.
“Ho vinto ma adesso devo tornare in cella”
Lo step successivo si chiama Ritchie Smith che di mestiere fa l’allenatore di golf. Smith era il coach di Peake nella sua prima vita e ora vuole diventare la sua ancora di salvataggio. Ritchie crede ancora in Ryan e gli propone di ricominciare a pensare al golf. Non è facile ma Ryan Peake capisce che quella può essere la sua vita. Restituisce giubbotto e motocicletta ai Rebels e si rimette in forma. Gli ultimi mesi in gattabuia li passa a Wooroloo Prison Farm da dove esce in libertà vigilata e riprende in mano i bastoni. Vince anche una gara amateur e poco la premiazione si congeda: “E’ stato bello, vi ringrazio ma devo tornare in carcere”.
La vittoria in Nuova Zelanda
Nel maggio 2019 la terza vita di Ryan Peake entra nel vivo. Torna ad essere un uomo libero e vuole tornare ad essere un giocatore di golf. Si trova un lavoro e lo spazio per il campo pratica. Nel 2024 è di nuovo in campo sul circuito del PGA Tour of Australasia. E vince ancora: al Sandbelt Invitational di Melbourne supera al playoff David Micheluzzi.

La strada è ormai segnata: ottiene il permesso di giocare in Nuova Zelanda ma raggiunge Queenstown in extremis per una serie di noie burocratiche legate al suo passato da detenuto.
In campo è quasi sempre davanti e domenica imbuca un putt dalla distanza per vincere, evitando uno spareggio a quattro con il connazionale Jack Thompson, il sudafricano Ian Snyman e il giapponese Kazuki Higi.
“Ho sempre saputo che potevo farcela, ma era solo questione di quando ci sarei riuscito” ha detto Peake. “Insieme alla mia famiglia e al mio team, tutti ci credevano e soprattutto ci credevo anch’io”.