L’affare Board PGA si ingrossa. A mettere alla porta il rientrante Rory McIlroy non vi sarebbero solamente Patrick Cantlay e Jordan Spieth. Il “no thanks” al nordirlandese sarebbe arrivato da Tiger Woods in persona. E non è per nulla bello: The Big Cat e McIlroy, oltre che amici, sono anche soci d’affari. Il progetto della TGL è nato da una loro idea e con i loro dollari.
A edigere quella che suona come una sentenza di Cassazione sull’ingresso del giocatore europeo nel board del principale circuito mondiale è stato The Telegraph che ha ovviamente motivato la decisione di Tiger. Secondo Woods, oggi il PGA non ha tutta questa urgenza per accelerare l’entrata in vigore dell’accordo con gli arabi del LIV Golf Tour firmato in gran segreto a giugno. Per il 15 volte campione Major i tre miliardi di dollari promessi da Sport Strategic Group (proprietari nel calcio, tra l’altro, del Liverpool) darebbero un bel po’ di ossigeno al mondo golfistico yankee.
Rory McIlroy, dopo mesi di intransigenza, aveva corretto il tiro nel 2024 e aperto a Greg Norman e soci. Pur avendo promesso eterna fedeltà al circuito a stelle e strisce, il numero due al mondo vuole superare la scissione tra chi gioca sul PGA e chi driva sul LIV Golf Tour.
Il nordirlandese, che settimana prossima incrocerà Tiger Woods in occasione del PGA Championship, non è entrato nel dettaglio a chi gli chiedeva lumi sulla scelta di The Big Cat. “Penso che due amici possano avere opinioni diverse – ha detto Rory a margine del primo giro del Wells Fargo Championship – ma l’amicizia resta. Venerdì scorso abbiamo avuto una bella chiacchierata di 45 minuti su un mucchio di cose diverse. No, non c’è tensione”.
Ecco come la pensano gli altri nel Board PGA
Il board dei professionisti del PGA Tour è composto da cinque membri più Tiger Woods. I comuni mortali (Cantlay, Simpson, Scott, Spieth, Malnati) hanno un mandato temporale da rispettare mentre Tiger no.
TIGER WOODS
Ha dubbi sulla SuperLega araba e vorrebbe che il fondo saudita PIF (il finanziatore del LIV Golf Tour) diventasse una costola del PGA Tour. Di recente ha giocato con Yasir Al-Rumayyan, numero uno del fondo PIF.
JORDAN SPIETH
Molto freddo sull’eventuale collaborazione con gli arabi, ancor di più dopo il mare di dollari promesso da Sport Strategic Group.
PATRICK CANTLAY
Favorevole a un accordo solo se a condizioni migliori per chi gioca sul Tour. L’intesa attuale, a suo dire, dovrebbe restare carta straccia. L’americano è stato il portavoce delle pretese economiche di qualche giocatore statunitense alla Ryder Cup 2023. Sua l’idea dello sciopero del cappellino.
PETER MALNATI
Sostiene che gli appassionati di golf siano stanchi di sentir parlare di ingaggi stellari offerti ai golfisti per passare al LIV Golf Tour.
ADAM SCOTT
Possibilista: dice che è giusto che i professionisti del LIV giochino i Major. Secondo lui si potrebbe pensare a un maggiore equilibrio e collaborazione nelle gare fuori dagli Stati Uniti.
WEBB SIMPSON
Definisce “molto pericoloso” per il PGA Tour non firmare un armistizio con gli arabi finalizzato al bene del golf internazionale.
Capito perché solo Webb Simpson era pronto a fare un passo indietro e far rientrare Rory nel Board PGA?