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Gli italiani e il golf, una strada sempre in salita

E’ una montagna tutta da scalare quello del golf in Italia. Un ottomila metri fatto di pregiudizi e luoghi comuni che nessuno e nulla pare essere in grado di scalfire. A ribadirlo è “Gli italiani e il golf”, un sondaggio reso noto il 28 settembre, alla vigilia della prima e unica Ryder Cup in Italia.

La ricerca è firmata dall’istituto demoscopico Noto Sondaggi di Roma e a commissionarla è stato il circolo umbro dell’Antognolla.  Da un punto di vista tecnico, il campione de “Gli italiani e il golf” è composto da mille cittadini maggiorenni residenti in Italia, rappresentativi per genere ed età della popolazione adulta residente. Il margine di errore è stimato nel +/-  3,2%. Il periodo dell’inchiesta è il settembre 2023, a ridosso della Ryder Cup.

Dai dati emerge che ad aver concretamente giocato a golf sono uomini, over 35 e con uno stile di vita attento al benessere.

Gli italiani e il golf, il 63% ne farà a meno


Cominciamo con le brutte notizie. Più di sei interpellati su dieci hanno vissuto, vivono e vivranno bene lontani dal nostro mondo. Non hanno mai provato a prendere un bastone in mano e pare non abbiano intenzione di invertire la tendenza nei mesi a venire. Sono lo zoccolo duro di questo studio, gli inarrivabili per qualsiasi pacchetto promozionale promosso da qualsiasi circolo italiano.

Gli italiani e il golf (slide Noto Sondaggi)

Sempre da questa slide emerge che solo l’1% degli interpellati attualmente gioca mentre il 2% risulta aver giocato in passato ma di non farlo più. Lascia ben sperare invece quel 34% che non chiude la porta a priori al nostro sport. Sarebbe bello capire cosa potrebbe catturare quell’interpellato su tre, cosa potrebbe convincerlo a cercare su Internet il campo più vicino e provare. Forse il passaparola. Forse un post sui social o un professionista italiano capace di vincere tutto il possibile in giro per il mondo. Oppure l’idea di trascorrere qualche ora nel verde e mettersi alla prova. Qualcosa – speriamo – avrà smosso la vittoria europea in Ryder Cup al Marco Simone.

Una nota agrodolce arriva dalla slide numero 12. Se l’80% degli italiani considera la pratica del golf adatta a tutte le età, ben il 76% vede nei costi un ostacolo insormontabile. Come se non bastasse il 62% ritiene il nostro sport esclusivo. Nulla di nuovo su questo fronte: costoso e d’elite sono le parole da sempre più abbinate al golf. Passano gli anni ma sembra non cambiare nulla. Gli interrogativi, pure qua, sono tanti. I soliti.

slide Noto Sondaggi


Dalla stessa slide però un piccolo spiraglio: il 54% degli interpellati definisce il golf come socializzante (non proprio sinonimo di esclusivo) e il 51% coinvolgente da praticare.

“Chi sceglie di praticare il golf?”

Sulla stessa falsariga la slide successiva con la più semplice delle domande, ossia “Secondo lei, chi sceglie di praticare il golf?”. Alla risposta più gettonata siamo abituati: secondo l’87% del campione di Noto Sondaggi il golf viene scelto dai sono i benestanti. Quello che stentiamo a credere è il dettaglio, il 73% di chi gioca o ha giocato risponde allo stesso modo: “A giocare a golf sono i benestanti”.

slide Noto Sondaggi

Possibile che siamo noi “carrellanti” (citazione dotta e presa in prestito) i primi ad avere una simile visione del nostro sport? Sono convinto che iniziare a giocare a golf costi meno di iniziare a sciare ma, a questo punto, mi sorge il dubbio di essere disinformato sulle tariffe di giornalieri e skipass. A tal proposito il quotidiano “La Stampa” domenica 22 ottobre ha dedicato una pagina ai costi di skipass. Si legge che in due anni i prezzi sono saliti del 15/20%, con incrementi per gli stagionali tra il 5 e il 6,5% e per i giornalieri di oltre il 10%”.

Coerente con quanto sopra la tabella riferita agli ostacoli tra l’italiano e un campo pratica. Si va dai costi all’ambiente esclusivo e snob, dal golf come sport difficile da praticare ai pochi benefici per la forma fisica, passando per le troppe regole.

slide Noto Sondaggi



Noto Sondaggi inoltre prende in esame il golf con altre discipline sportive considerate simili nella percezione collettiva, vale a dire vela, sci ed equitazione. Il golf risulta “meno attraente da praticare rispetto a vela e sci – si legge nelle conclusioni – mentre rispetto all’equitazione recupera un po’ della sua capacità di fascinazione. Con sci e vela è considerato soprattutto meno coinvolgente e divertente mentre è considerato più esclusivo”.

Passi per lo sci ma percepire la vela meno esclusiva del golf mi pare un po’ troppo…

slide Noto Sondaggi

Gli italiani e il golf, spiragli dalla Ryder Cup

L’istituto demoscopico ha elaborato la ricerca alla vigilia del primo tee shot dal Marco Simone. Il 15% del campione intervistato, al 28 settembre, all’epoca aveva sentito parlare della sfida tra Europa e Stati Uniti, uno su tre sarebbe stato interessato ad assistervi dal vivo. L’identikit di questi potenziali spettatori corrisponde a una figura maschile, residente soprattutto fra centro e Isole.

Il campione vede in crescita il golf nel nostro Paese dopo la Ryder Cup:  il 35% è convinto che più persone lo praticheranno entro quattro o cinque anni. I tre giorni del Marco Simone infatti hanno certamente acceso l’attenzione sul golf.

Il sondaggista: “L’interesse c’è, la foto era giusta”

A commentare la ricerca, anche una volta archiviata la Ryder Cup è Antonio Noto, titolare della società che ha realizzato il sondaggio. “Abbiamo detto che il 35% degli italiani, se avesse avuto la disponibilità, sarebbe stato attratto dall’idea di assistere alla Ryder Cup, e la realtà ci ha dato ragione. Penso che nessuno si attendesse un pubblico così numeroso e un’affluenza così alta per quella che è sì una competizione internazionale ma di uno sport considerato tendenzialmente di nicchia. Significa che la nostra fotografia era corretta e che l’interesse è alto”.

“Questi numeri – prosegue Antonio Noto – certificano un potenziale di crescita molto forte, che attualmente si scontra però con delle difficoltà oggettive. I campi da golf non sono diffusi capillarmente sul territorio come quelli da calcio o quelli da tennis. Spesso sono molto lontani dalle aree urbane e difficilmente raggiungibili: nella realtà questo gioco non si può praticare agevolmente. Abbiamo visto che la domanda esiste, ora si tratta di costruire l’offerta”.


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