di Sauro Legramandi
Prenditi una pausa e prova a pensare al tuo più recente compagno di gioco di golf. Poi vai indietro con la mente e concentrati su quante persone hai avuto a fianco in campo in questi anni di onorata carriera dilettantistica. Spesso sono amici. A volte conoscenti. A volte perfetti sconosciuti con i quali devi – educatamente – trascorrere quattro o cinque ore della tua vita (anche questo è il bello del golf).
Ricordare tutti i compagni di flight è impossibile. Passare in rassegna quanti tipi di compagno di gioco hai incontrato è sicuramente più facile. Ognuno di noi, di conseguenza, ha in testa alcune categorie di giocatori. Si tratta di modelli ideali che, potendo, non vorremmo incrociare prossimamente in campo.
Quale compagno di gioco riconosci?
Anche io ne ho visti un po’ e ho cercato di raggrupparli in una decina di categorie. Li ho descritti con fare scherzoso e ironico. Li ho scritti al maschile ma sono figura che non hanno genere. Fuori decalogo il Maleducato del golf: di lui ne parliamo qua.
Il Sapientone
Tiger Woods ce ne scampi dal compagno di team che prima ti lascia giocare 17 “rattoni” da altrettanti tee di partenza. Alla buca 18, con fare da primo della classe, ti sussurra questa frase mentre stai per prendere il diciottesimo sconsolato stance “Scusa se mi permetto ma secondo me non finisci bene il backswing”. Ci stai attento e la pallina in effetti vola. Mai più con lui, grazie: chi conosce tutti i segreti del mio golf parli alla buca 2 o taccia per sempre.
Il Furbetto
Modo di procedere dinoccolato, da bonaccione, finge di non sapersela cavare in campo e infatti spara la pallina fuori limite al primo colpo.
Col quarto arriva in green e gli servono tre putt per chiudere un par 5. Con nonchalance pronuncia un candido 6 al marcatore che gli chiede conferma per lo score. C’è chi è sbadato di natura e chi lo fa apposta: nessuna pietà per i secondi. “Quella è la porta d’uscita del nostro circolo” dovrebbero dirgli in segreteria a fine giro.
Il Chiacchierone
Spesso e volentieri succede di finire in flight con tre perfetti sconosciuti. Nessuno ha mai visto l’altro e magari non lo rivedrà mai più. Eppure trovi sempre quello che vuol attaccare bottone, cominciando dal golf finendo a “per caso ieri sera hai visto l’Inter in tv? Sai che Conte…”. L’educazione golfistica e le buone maniere imparate da piccolo ti spingono a dargli retta ma quando sei concentrato sulla linea del putt e lui parla ancora invidi chi gioca con gli auricolari perché, anche spenti, fungono da deterrente.
Il Pro Mancato
Colui che ha sfiorato l’Alps Tour (e sono stato basso) e ora si trova a giocare la coppa fragola del mercoledì pomeriggio con te, ricordandoti i suoi momenti di gloria.
I casi della vita – dal lavoro che lo ha portato lontano dai campi all’infortunio al ginocchio prima di debuttare sul Tour – gli hanno impedito di fare il grande salto. Quando scopri che il suo handicap è più alto del tuo guai a pensare una frase del tipo “se lui con 29 di hcp dice di aver quasi giocato sull’Alps, io con 19 potrei aspirare a…”. Non farlo. O questa categoria si arricchirà di una unità.
Il Maestro non richiesto
Ogni circolo ha almeno uno di questi maestri in pectore. Se ti capita di finire nel suo flight preparati a 18 buche di “io avrei fatto così”, “eri addressato là e sei finito là” oppure “guardami mentre imito il tuo swing”. In quel momento rimpiangi di non giocare a golf nel deserto. Meglio caldo e sete che una Wikipedia non richiesta.
Il Precisino
Il gioco lento è la morte del golf. Ma tra chi riprova dieci-dodici volte lo swing prima del colpo della vita e il Precisino non c’è paragone. Vince il secondo per distacco.
Prima di partire costui deve conoscere direzione del vento, temperatura sull’area di partenza, temperatura prevista sulla buca, tipo d’erba, a quanto risale ultimo taglio, da quanto non piove… Babbo Natale gli regala ogni anno un consolle per modellare a suo piacimento il suo gioco del golf… ma è palese che non basti.
L’Eterno Ottimista
Così buono e ben disposto da instillare cattiveria e diffidenza nel genere umano. E’ il giocatore che si lascia scappare un “bel tiro” anche quando la tua pallina rotola rasoterra invece di volare. La frase “colpo commerciale ma non si butta via niente” pronunciata dopo un tiro abbastanza lungo ma golfisticamente osceno non fa altro che accrescere la voglia di ritirarsi e correre a casa.
Sia chiaro: l’Eterno Ottimista importuna chiunque a prescindere dal livello di handicap. Del suo conforto possiamo farne volentieri a meno. Vero?
L’Eterno Incazzoso
Idealtipo sempre più frequente. L’unico capace di partire col muso alla buca 1 e finire col musone alla 18. Godersi il golf e il verde no?
Impossibile: non gli va mai bene niente. Non gli piace il suo gioco corto, il suo gioco lungo, il suo gioco medio. Sempre un difetto, sempre un qualcosa che non va e che deve assolutamente raccontarti ad alta voce. I consigli non richiesti sono perseguibili. I lamenti purtroppo no.
Il Social golfer
Young, smart e perennemente online: è il ritratto del giocatore che non riesce a non stare connesso in campo.
In partenza finge di silenziarlo e nasconderlo nella tasca della sacca ma alla buca 2 (massimo massimo alla 3) scopri che ha una suoneria impercettibile per chiunque ma non per il suo padiglione auricolare. Whatsapp, selfie, mail e brevi messaggi per l’intero giro logorano i compagni di team ma non il diretto interessato. Aggiornare Facebook o Instagram solo a inizio o fine gara no?
Il Ritardatario
La puntualità è una caratteristica di molti golfisti ma non di tutti.
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