Bombardieri nel golf si diventa… in palestra o in campo pratica?

Potenza e muscoli dei bombardieri del golf cambieranno il volto di questo sport? Il dibattito è aperto dopo il Distance Insights Project elaborato da USGA e R&A. Ho chiesto a un professionista che insegna golf ogni giorno di scrivere il suo pensiero. Ecco il post di Corrado De Stefani.

Potenza nel golf, merito anche dei coach

di Corrado De Stefani  @corradestefani

Si parla molto ultimamente delle ormai incredibili distanze raggiunte dai giocatori di golf, a fronte di campi troppo corti e gare ormai a “chi tira più lungo”. A riguardo sono intervenuti in dibatto anche l’USGA e la R&A, i due massimi organismi del golf mondiale, professandosi intenzionati a trovare una soluzione per invertire il trend.

Le cause principali sembrano essere l’evoluzione dei materiali e i muscoli dei giocatori, ormai “obbligatori” con palestra e pesi sempre più presenti nelle giornate di allenamento dei professionisti.

Il mio è il parere di un giocatore e di un professionista. Ci tengo ad aprire una breve parentesi sulle cause di queste “bombe dal tee di partenza”: molto del merito di questi driver chilometrici deriva dalla stessa tecnica di ogni singolo golfista. Allo stesso tempo non dobbiamo sottovalutare la bravura dei coach, ormai sempre più dotati di tecnologie e conoscenze biomeccaniche. Grazie a loro si riesce a tirar fuori il massimo della potenza da ogni golfista. I giocatori più lunghi sono spesso muscolosi ma esistono anche fisici più modesti con swing molto atletici e potenti). 

Oltre al maestro di golf faccio il club fitter e mi capita spesso di confrontare bastoni di vecchia e nuova generazione. Ebbene: l’evoluzione dei materiali gioca un ruolo importante, ma personalmente non mi sento di dire che sia così determinante. I driver migliorano in potenza e tolleranza ma, credetemi, non così tanto…

La battaglia dunque secondo me, in parte continuerà a essere comunque tecnica a prescindere dal driver usato

Detto questo, ci può stare l’esigenza di pensare a una possibile soluzione per (almeno) rallentare questo aumento di potenza. Ad ogni modo non sono così d’accordo che il problema si rifletta troppo sugli score delle varie gare. E allungare i campi non è la soluzione giusta (o per lo meno l’unica).

Bombardieri nel golf ? I record di Els e Stricker

Di sicuro, con le conoscenze di oggigiorno molti più giocatori raggiungono il loro apice. Ci sono molti più top player, ma lo score più basso su 72 buche in Europa resta un -29 di Ernie Els nel lontano 2003 e in America nel 2009 un -33 di Steve Stricker (qualcosa mi dice ottenuto grazie al putt e non al driver). Con questo voglio dire che il livello generale aumenta grazie ai bombardieri del golf, ma gli score più bassi rimangono più o meno quelli.

È vero che non è affatto bello veder giocare driver e ferro 9 alla 13 di Augusta e qualcosa si dovrà pur fare ma restringere un po’ i fairways e far crescere un po’ il rough a me pare già un’ottima soluzione. Basti vedere cosa se ne sono fatti gli americani delle loro bombe al National nel 2018 contro le frecce in mezzo alla pista del nostro Chicco.

Per ancora un po’ credo che non tutti i pro baratteranno volentieri qualche metro in più con della sana e vecchia precisione. Soprattutto se giocassero con dei rough un po’ più cattivi e green un po’ più duri. Forse sono queste modifiche più efficaci ai campi di tutto il mondo.

Corrado De Stefani: “Serve la tecnologia nel golf? Sì”

Corrado De Stefani è un professionista 27enne di Biella. Fa parte dell’Academy di Edoardo Molinari al “Royal Park I Roveri”. Il nostro blog ospita i suoi interventi: per domande o spunti su questo post clicca qua.

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