Per tornare in alto Jordan Spieth deve guardarsi indietro e dentro

Su cortesia di PGA Tour riceviamo e pubblichiamo questo servizio su Jordan Spieth e sul suo momento difficile.

L’ingente pressione dei media che Jordan Spieth ha dovuto affrontare l’estate scorsa nel Travelers Championship (giocato a Crownwell, nel Connecticut) non è stata per nulla sorprendente. Da ex vincitore del torneo ed ex numero uno del mondo era scontato che la star 27enne destasse curiosità.

JERSEY CITY Jordan Spieth sul primo tee nel giro finale del The Northern Trust presso il Liberty National Golf Club, (Foto di Cliff Hawkins/Getty Images).

JERSEY CITY Jordan Spieth sul primo tee nel giro finale del The Northern Trust al Liberty National Golf Club (Foto di Cliff Hawkins/Getty Images).

Tuttavia, invece di commentare la recente evoluzione positiva del suo gioco o almeno la sua vittoria proprio al Travelers Championship di due anni prima, le domande avevano uno sfondo molto più negativo. Tutti gli chiedevano: “Che cosa pensi di dover migliorare in questo momento?” oppure “In che condizioni è il tuo gioco?”. Erano domande certamente valide. Dopo la vittoria all’Open Championship nel 2017 – la sua undicesima sul PGA Tour e suo terzo Major vinto prima di compiere i 24 anni – Spieth sembrava aver perso parte della magia che lo aveva reso un fenomeno così clamoroso.

In quell’occasione Jordan Spieth, professionista esemplare, ha fornito prova di pazienza ed eleganza. “Il mio gioco con i ferri e i wedge è chiaramente sotto il mio standard normale. Questo va migliorato in modo significativo – ha risposto Spieth -. Non sono assolutamente vicino a dove vorrei. Devo riconquistare un controllo sicuro della pallina dal tee fino al green”.

Di primo acchito, gli ultimi 24 mesi di Jordan Spieth sul campo da golf sono stati solidi. È finito tra i dieci primi ben 12 volte e ha mancato soltanto otto tagli. La dodicesima vittoria sul tour sembra però sfuggirgli fin dalla sua partenza da Royal Birkdale (quando vinse l’Open Championship 2017) e la sua posizione sul ranking mondiale è in chiara tendenza al ribasso.

I successi che conosciamo

E dire che lui, texano con volto da bambino, faceva sembrare tutto così facile nel gioco del golf quando, nel 2013, fece per la prima volta irruzione sulla scena del golf professionistico, con una vittoria drammatica al John Deere Classic. Il livello del suo gioco iniziò da quel momento una traiettoria ascendente.

Comunque, la leggenda di Spieth era iniziata molto prima di quel chip con cui vinse lo spareggio alla buca 18 del TPC Deere Run quel fatidico giorno del luglio 2013. Molti ricorderanno le immagini con i suoi momenti più rilevanti della stagione 2015. E alcuni potranno addirittura risalire al suo 63 della domenica in cui vinse l’Open di Australia nel 2014.

Il Jordan Spieth sconosciuto

Pochi ne sanno, tuttavia, della dinamica stagione di Spieth durante il suo primo anno all‘University of Texas. Una stagione che raggiunse l’apice con la vittoria del Campionato Nazionale per la sua squadra e una bella dose di soddisfazione per i propri risultati da dilettante tale da spingerlo verso il professionismo alla fine di quell’anno.

PORTRUSH Jordan Spieth guarda il proprio colpo alla buca 12 durante il primo giro del 148º The Open Championship al Royal Portrush Golf Club (Foto di Keyur Khamar/PGA TOUR attraverso Getty Images).

PORTRUSH Jordan Spieth guarda il proprio colpo alla buca 12 durante il primo giro del 148º The Open Championship a Royal Portrush (Foto di Keyur Khamar/PGA TOUR/ Getty Images).

John Fields, l’allenatore della squadra maschile di golf della University of Texas, capì che Spieth aveva un qualcosa di speciale sin dalla prima volta che lo vide da junior. “Ero sicuro di volerlo in Texas” ha sempre detto Fields. Il suo desiderio divenne realtà il 6 febbraio 2010, quando Jordan sottoscrisse il proprio contratto con l’Università del Texas. Questa decisione fu così importante per Fields che ricorda ancora tutti i particolari della chiamata telefonica di Spieth. “È stato storico per noi – ha raccontato Fields – perché sapevo quanto significasse per il nostro programma sportivo”.

Dal momento in cui entrò al campus, tutti compresero che Jordan Spieth sarebbe stato speciale. Pur sapendo di essere uno studente e giocatore molto conteso, la sua motivazione e la sua passione per il golf non venivano mai meno.

“In quel senso era una caso unico – ha ricordato Cathy Marino, l’allenatrice della squadra della scuola secondaria di Spieth, i Dallas Jesuit -. Era capace di allenarsi per conto suo per ore e andava fiero dei risultati. Non ci fu un solo giorno in cui gettò la spugna”.

Il team della University of Texas, i Longhorns, chiuse l’anno al Big 12 Championship con un deludente secondo posto dietro i rivali storici della Texas A&M. Poco male: l’obiettivo finale del Campionato Nazionale era ancora possibile. Un altro secondo posto al torneo regionale NCAA garantì al team la qualificazione al Campionato Nazionale, in programma al Riviera Country Club, in California.

”Fammi giocare contro Justin Thomas”

Alla vigilia della finale, nel suo ufficio Fields studiava gli accoppiamenti della giornata decisiva al Riviera. Spieth entrò e lo convinse a metterlo contro Justin Thomas qualora se ne fosse presentata l’occasione. Jordan era sicuro di potercela fare nonostante Justin avesse vinto i titoli di giocatore nazionale dell’anno e miglior rookie.

HONOLULU Justin Thomas e Jordan Spieth impegnati nel 2017 al Sony Open alle Hawaii (foto di Sam Greenwood/Getty Images/AFP)

HONOLULU Justin Thomas e Jordan Spieth impegnati nel 2017 al Sony Open alle Hawaii (foto di Sam Greenwood/Getty Images/AFP)

La fiducia di Fields e la convinzione di Spieth furono ripagate. Jordan mantenne un leggero vantaggio per tutta la gara. Alla 14 era avanti di due buche. Alla 15esima Thomas reagì, stampando un approccio a tre metri dalla buca. Spieth si sistemò con calma per eseguire il suo colpo al green. Il ferro 4 fu perfetto, finendo a destra della buca e rotolando fino ad entrarci. Così il vantaggio aumentò e poi vinse con un 3-2. “Quel colpo è iconico per noi”, ha detto Fields.

Pochi minuti dopo, Frittelli infilò un putt da birdie da dieci metri alla 18, riuscendo così a sconfiggere Cory Whitsett e a confermare un’esaltante vittoria di 3-2 per i Longhorns. Jordan Spieth, Dylan Frittelli e compagnia tornarono al Golf Club dell’Università del Texas con il titolo di campioni nazionali, il primo dal 1972.

I successi professionali di questo 27enne di Dallas vengono esibiti con orgoglio accanto all’ingresso della clubhouse. Il texano ha disegnato un percorso di sei buche par 3: in suo onore il percorso nome di Spieth Lower 40.

Morale della favola: e se a Jordan Spieth la forza per ottenere la dodicesima vittoria sul PGA venisse guardandosi dentro e all’indietro?

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