La email: il circolo conosce davvero le esigenze di un nuovo giocatore di golf?

Grazie all’attento lettore Paul Fischnaller torniamo sulla situazione del golf di casa nostra. Stavolta di parla del giocatore di golf e di cosa si muove attorno a lui. Con questo suo intervento, Fischnaller vuole pungolare gli addetti ai lavori, ossia chi gestisce i circoli. Il dibattito è ovviamente aperto.

Il gran numero di abbandoni e quella domanda…

di Paul Fischnaller

“I nuovi dati dell’andamento nel golf circolano già sui media. Sono numeri che non promettono niente di buono per il futuro. Tra chi li commenta c’è chi critica la Federazione e chi cerca delle scuse e nient’altro. Dei veri problemi e delle relative soluzioni nessuno ne vuole sapere. Scaricare le colpe in tutte le direzioni è troppo facile. Mi sono chiesto ultimamente quali sono i veri motivi e ho trovato una risposta tra le tante domande che mi sono fatto.

Giocatore di golf cercansi.

Giocatore di golf cercansi.

Ogni anno iniziano un gran numero di nuovi appassionati di golf. Fanno lezione, vengono pure infettati dal gran virus del golf ma alla fine un gran numero di loro abbandona.

Cosa succede con tutti questi? Qualcuno si è chiesto o ha fatto un sondaggio sul motivo dell’abbandono? Non credo. Nessuno chiede loro qual è il motivo dell’abbandono di un nuovo giocatore di golf. Se non sappiamo il perché lasciano, come possiamo reagire al loro passo indietro? In pratica vengono lasciati andare e nessuno si chiede cosa si potrebbe fare per convincerli a restare o, quantomeno, di dar loro la possibilità di trovare insieme una soluzione.

I motivi dell’abbandono possono essere tanti: il tempo, i costi, i soci nel circolo che trattano male gli ultimi arrivati, un maestro che vuol solo tirar loro fuori i soldi per lezioni senza esito, forse la direzione stessa e altro. Se non sappiamo il vero motivo come vogliamo reagire? Tutte queste domande se le devono devono porre i circoli.

Concentriamoci poi su tutti quelli che vengono una sola volta a provare il golf. Pensiamo a un open day, a una giornata intera e dedicata. Alla fine sappiamo chi ha provato o perché era interessato? Abbiamo preso i dati del giocatore di golf certo, ma abbiamo parlato con ognuno di loro per capire le loro esigenze ed eventualmente andar loro incontro? Se non facciamo tutto questo come gli vogliamo mantenere? Aspettiamo finché tornino da soli? Allora abbiamo già perso e dopo ci chiediamo perché il numero di giocatori non aumenta. Siamo senza programmi e senza idee.

Da giocatore di golf a cliente

I circoli devono mettersi in testa che è troppo poco stabilire i prezzi di quote annue e green fee. Dobbiamo sapere quali sono le esigenze che potrebbero avere i nuovi soci. Dobbiamo avere soluzioni per tutti. Per quelli che hanno tempo e denaro per giocare tre volte a settimana ma pure per quelli che hanno tempo solo la domenica o forse una volta a settimana. Pensiamo anche a quel giocatore di golf che vuole cominciare ma non può permettersi i duemila euro di quota annua.

Noi dobbiamo sapere cosa vuole il “cliente”. Anche una casa automobilistica deve avere soluzioni per ogni esigenza e così deve essere anche nel golf. Finché i circoli non vengono gestiti come delle imprese non avremo nessuna possibilità di sopravvivere. Sono finiti i tempi in cui, a fine anno, qualcuno tirava fuori i soldi per ripianare i debiti…”

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Le email dei lettori

Luciano Pandolfini: considerazioni inutili e offensive
“Penso che queste considerazioni siano inutili e di fatto offendono gli addetti ai lavori dei circoli che da anni, compatibilmente con le loro disponibilita’ professionali ed economiche fanno quanto piu’ possibile di cio’ che viene indicato nella mail !!!! Da un pezzo i circoli di golf hanno preso coscienza della necessita’e del dovere essere gestiti come un’azienda perche’ di fatto lo sono!!! Non so quale sia la competenza nel settore di chi scrive ma in ogni caso vorrei solo far notare che le azioni suggerite fanno parte delle attività’ che scaturiscono da un PIANO DI MARKETING!!! Il problema vero e’ che i circoli non destinano budget per incaricare un’agenzia specializzata a tal fine e di conseguenza i risultati sono quelli sotto gli occhi di tutti.” (18 gennaio 2020)


La lettera: in quale direzione portiamo il golf italiano?

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5 risposte a “La email: il circolo conosce davvero le esigenze di un nuovo giocatore di golf?

  1. Per quanto concerne la motivazione dell’abbandono credo che, tra le tante possibili, ve ne sia una più rilevante di tutte che vale SOLO per il nostro paese.

    Per provare a spiegarla vorrei paragonare il golf a due sport simili (per spesa e per ceto sociale di riferimento che è quello minimo della media borghesia) ovvero tennis e sci.

    Il golf è un gioco difficile. Puoi sciare così così ma scendi e ti diverti, puoi giochicciare a tennis ma se trovi un brocco come te dall’altra parte ti puoi divertire; se sei una schiappa nel golf non ti diverti, non venite a dirmi che anche voi siete scarsi e vi divertite perchè non sarebbe vero; pur scarsi che siate se continuate a giocare è perchè avete speso soldi e tempo per arrivare ad un livello quantomeno accettabile, la vera differenza è che nel tennis e nello sci non è necessario fare tornei o gare per divertirsi mentre, da noi e sottolineo solo da noi IN ITALIA il golf è concepito esclusivamente IN GARA quindi se non arrivi ad un livello medio perdi la pazienza ed abbandoni.
    Nelle nazioni golfisticamente più evolute come numero di praticanti il golf è visto come quello che dovrebbe essere: Un momento di relax, un passatempo, uno stare con gli amici.
    A mio modo di vedere i circoli e la Federazione potrebbero certamente sperimentare nuove idee di marketing per attirare più gente oppure potrebbero proliferare più campi a 9 buche (modello Camuzzago in Lombardia) per chi non ha tempo ma resta il fatto che finchè l’unico nostro scopo sarà quello di vincere la Coppetta di turno inevitabilmente il movimento resterà immobile sui suoi numeri.

    Un caro saluto

  2. ….la coppetta? Ormai il premio è un salamino, un vasetto di ragù Manzotin o una bottiglia di Prosecco da un €1,90. Complimenti!!
    Golfista deluso

  3. Quanto scritto dal collega è totalmente vero, purtroppo i circoli vogliono avere poche persone ma che pagano tutta la retta annuale.
    Ormai scrivo da un po’ per evidenziare i problemi che un amatore di golf come me che lavora non può permettersi tali cifre e deve decidere se fare il tesseramento libero o passare ad un circolo che con una spesa di poco superiore alle 100,00 euro mi dà la possibilità di giocare esclusivamente nei giorni feriali senza dover spendere cifre esorbitanti come in una gara festiva.
    È altrettanto vero che un campo pratica può aiutare a capire se il neofita vuole proseguire oppure no ma se alcuni campi pratica l’anno scorso hanno chiuso per mancanza di fondi, per mancanza di gestori o perché si voleva trascinare le persone in altri circoli allora diventa tutto più difficile per chi vuole avvicinarsi o per quelle persone che lavorano………
    La federazione dovrebbe incominciare a vedere realmente cosa sta succedendo dentro a se stessa e soprattutto come è successo un paio di mesi fa chiedere ai loro presidenti regionali di fare marketing e non di andare a dire che il golf è in crisi perché in questo modo campi gestiti da consorzi comunali pensano realmente di dismettere un campo e costruirci dei palazzi………

    Buona serata

  4. Ok, chiaro. Faccio io una serie di domande nella mia ignoranza:
    vi siete mai chiesti quali e quanti costi deve sostenere un circolo per poter sostenere uno standard decente del percorso?
    Se sì, anche se si facessero 360 tipi di quote sociali diverse per incontrare l’esigenza di ogni singolo cliente come si potrebbe calcolare i budget per l’anno futuro da investire in ssrvizi e manutenzione campo?
    Quanto dovrebbe costare una singola quota e quanti soci dovrebbe avere il Circolo?
    Se avete trovato la soluzione vi prego di renderla pubblica per salvare il golf in Italia!
    Grazie

    • assolutamente d’accordo con te.
      chi si lamenta perchè vorrebbe pagare una miniquota per poi giocare “a consumo” a prezzi comunque bassi non ha capito quanto costa la manutenzione di un campo.
      Io non sono ricco ma faccio volentieri un sacrificio di 2.500€ l’anno per avere un circolo manutenuto come si deve.

      Resto poi della mia idea che la “paranoia” tutta italiana per le gare disincentiva il consumo di “massa” del golf (come accade invece in Francia, Inghilterra, Germania e Spagna) . In quei paesi gli amici scommettono l’aperitivo o il pranzo ma giocando tra loro e lasciando spazio anche a chi non vuol fare per forza la gara.

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