Nuovi tesserati a Federgolf, quanti restano?

Dopo aver pubblicato i dati dei tesseramenti dei circoli, Dario Boeris ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un’analisi sui nuovi tesserati a Federgolf. In particolare si cerca di capire quanti rimangono “attaccati” all’attività agonistica.

Nuovi tesserati a Federgolf, quanti restano?

di Dario Boeris

Nuovi tesserati a Federgolf

Clicca e ingrandisci

Come spesso succede, a fine anno si fanno i buoni propositi e anche nel golf, leggendo i dati di scarsa crescita del nostro amato sport, si invocano ricette magiche o spesso semplicemente dettate dalle proprie esperienze e/o convenienze.

Spesso si parla di promozione nulla o fatta male, ma siamo proprio sicuri ?

Io credo che per tenere il livello in un serbatoio posso si pensare di continuare a buttare acqua, ma posso anche pensare di risolvere il problema, tappando le falle che svuotano il serbatoio, che cioè fanno uscire l’acqua che faticosamente avevo portato nel serbatoio.

Di seguito alcuni dati che rappresentano i nuovi tesserati dal 2013 a oggi (sono stati 59406) e quanti si sono persi negli anni, in che numeri e quelli che ci sono ancora che livello di gioco hanno

Inoltre dei 59.406 che hanno iniziato dal 01.01.2013 a oggi sono ancora tesserati in 30105 (quelli del 2019 non li abbiamo ancora persi), di cui:

477 hanno un hcp inferiore a 10
2.758 da 10 a 20
3.700 da 20 a 30
3.710 da 30 a 40
2.405 da 40 a 53
8.584 hanno hcp 54
8.471 non hanno hcp (devono ancora sostenere l’esame di regole).

Da questi numeri quali potrebbero essere le conclusioni da trarre ? Il golf non cresce per pochi arruolamenti o forse perché non sappiamo soddisfare chi si avvicina o si appassiona al golf ? Le strutture non sono capaci a soddisfare le esigenze dei neofiti ? La didattica è troppo complessa per chi vuole solo divertirsi?


Golfando sui social:
La pagina Facebook
– La community (iscriviti al gruppo)


https://golfando.tgcom24.it/2019/12/27/circoli-di-golf-tesserati-2019/

9 risposte a “Nuovi tesserati a Federgolf, quanti restano?

  1. Una cosa mi sembra certa, l’accesso al golf deve essere facilitato e soprattutto reso divertente, inoltre non mi sembrano in nessun modo messi in evidenza i benefici che questa attività porta in termini di salute.
    Trovo inoltre interessante l’accorpamento di attività e/o servizi in qualche modo complementari, questo al fine di ottimizzare i costi di gestione un esempio in questo senso è il golf di Camuzzago.
    Una mia personale considerazione: se si vuole che il golf diventi uno sport diffuso occorre radicalmente cambiare la mentalità di molti dirigenti della nostra Federazione ( non intendo il ns attuale presidente Chimenti) che non devono dare alcun spazio a rivendicazioni elitarie del Gerontogolf nazionale.

  2. A mio avviso il problema è dovuto a tre aspetti: 1) difficoltà obiettiva del nostro sport all’inizio da un punto di vista tecnico per cui molti abbandonano non avendo la costanza e la persistenza per “resistere” ai primi mesi/anno demotivanti e 2) aspetto economico: i genitori di Alex Noren che ho conosciuto mi dicevano che sono iscritti al più importante golf club in Svezia e pagano 600€ all’anno. Se non ricordo male mi dicevano che in Svezia ci sono 600.000 tesserati con una popolazione totale di 10 milioni ( in Italia siamo quasi 60 milioni … ) e un clima che non è certo favorevole come quello italiano 3) la percezione della opinione pubblica sul golf che in Italia è percepito come uno sport “da vecchi” “da ricchi” “da gente con la puzza sotto il naso”. A mio avviso la Federazione dovrebbe investire una parte del budget destinato alla Ryder Cup per una campagna di informazione della opinione pubblica per modificare questa percezione (ingiustamente) negativa. Se mai si comincia, mai ci si arriva !

  3. Perché le persone si allontanano?
    Perché con 200 euro fai 10 lezioni e pratichi 6 mesi…
    Al rinnovo devi sborsare minimo 1500 euro cash.
    Almeno poter dilazionare mensilmente la spesa per chi ha difficoltà… come avviene, ad esempio, in tutte le palestre.
    I costi sono ALTI…
    Si sopravvive (e spesso si chiude) lasciando il golf come sport elitario… perché questo rimane…
    Si vive e si guadagna, rendendolo praticabile a tutti (abbassando le quote associative)…
    Investire sulla quantità di giocatori piuttosto che sull’esclusività del Golf
    Sembrano valide ragioni?

  4. Penso che una delle chiavi di volta per ampliare la platea dei praticanti, passo propedeutico a farli divenire in seguito giocatori, sia facilitarne l’approccio a questo sport peraltro quasi misconosciuto ai piu’ e, comunque, avvolto in un aura di non semplice definizione.
    Infatti, la tanto decantata “diffusione” tra la popolazione dei principi e degli risvolti positivi della pratica golfistica (non solo in termini puramente sportivi ma anche relazionali e sociali) viene lasciata quasi esclusivamente al passaparola dei giocatori entusiasti che cercano di illustrare questi aspetti del golf alla cerchia degli amici ovvero conoscenti/familiari non sempre, purtroppo, con gli esiti sperati.
    In tutto cio’ gli organismi preposti, salvo qualche sporadica iniziativa editoriale , non appaiono in modo costante sul proscenio che dovrebbero calcare quasi quotidianamente.
    Sovente il rivolgersi a chi gia’ conosce il golf oppure aprire tavole rotonde ovvero dar luogo a seminari e/o congressi tematici rivolti agli addetti ai lavori e’ un po’ come convincere della bonta’ di un prodotto il produttore dello stesso articolo (!).
    Forse una politica dei prezzi piu’ abbordabile, la possibilita’ di poter disporre di impianti “raggiungibili” da parte di un maggior numero di persone e, soprattutto, un’attivita’ di proselitismo che “non scenda dal cielo” ma si cali nella concreta realta’ socio-economica che sta vivendo il nostro Paese potrebbe consentire di far attecchire lo spirito del golf in un buon numero di neofiti pronti a spiccare il volo verso la pratica sportiva vera e propria a cui ambisce la FIG.
    In definitiva, meno chiacchiere e piu’ fatti con iniziative che non abortiscano il giorno dopo ma diano corpo a quell’anelito di puro spirito sportivo che promana dal golf in senso stretto, piuttosto che dal contesto iconografico che lo circonda rendendolo in cio’ piu’ vicino alla popolazione italiana e,quindi, tendendo a quel traguardo che si prefiggono, da sempre, i vertici federali peraltro senza raggiungerlo.

  5. Sicuramente i costi troppo alti delle iscrizioni in molti circoli, per un campo a 9 buche non si dovrebbe spendere più di 700€.
    Un’altra considerazione è legata alla durata delle gare: ed al poco tempo disponibile per giocare… molti circoli considerano solo gare a 18 buche e non 9…quindi chi ha poco tempo come me deve accontentarsi o spostarsi di tanti km per giocare in gara a 9 buche(scusate ma durante la settimana solo un elite di persone può permettersi di assentarsi dal lavoro)

  6. Resta e resterà uno sport caro, i costi dei campi sono elevati, il personale giustamente va retribuito, se si pretendono certi servizi non si possono ottenere gratis, per quello che vedo e sento tutti vorrebbero la botte piena e la moglie ubriaca, ma non è più possibile

  7. Le scuole, l’universita’, …campi pubblici senza infrastruttura gestiti dai comuni…
    Si inizia da li’. Dal basso, con tornei inter-universitari…prima si gioca da amatori agonisticamente e poi chi ha talento e persiste (percentuale bassissima) passa professionista, e non chi ha i soldi!
    Da noi si fanno solo tornei da vecchi! Basta vedere che sono quasi tutti Formato stableford!

    Bisogna ristrutturare non Solo la FIG ma l’intero sistema educativo Italiano! Auguri!!!!

    Avere le Ryder Cup e’ come avere una grossa ciliegia su una torta vuota e senza contenuto.

  8. Lo sport individuale più praticato al mondo, in Italia, muore.
    Dopo 25 anni di attività, ha chiuso il CTL3 Golf Club e adesso, dopo dodici anni di onorata carriera, ha cessato anche il San Siro Golf, campo pratica nel cuore di Milano. Ciò che meraviglia è che qualcuno ancora se ne meravigli.
    Il golf, in Italia, sta morendo da anni senza che nessuno intervenga.
    Basterebbe dare una veloce occhiata alle classifiche delle gare di circolo, che ogni settimana si svolgono nei golf club italiani, per constatare che, quasi sempre, oltre i due terzi dei partecipanti appartiene alla categoria seniores (cioè giocatori di oltre 50 anni).
    Può forse svilupparsi una disciplina sportiva praticata da “vecchietti”?

  9. AGONISMO !!!
    – costi alti
    – pochissime gare giovanili e ancor meno gare agonistiche federali !!!
    – i ragazzi italiani vogliono vincere (mentalità calcistica)
    – zero interventi mediatici FIG per migliorare percezione pubblica sbagliata del golf
    – il golf è medal non stableford
    – il problema non è la virgola o l’hdc iniziale per attirare nuovi golfisti: dite a qualcuno che non consce il golf che non gli date la virgola e 54 di hdc , pensate che cambia qualcosa??
    – chi si ritira alle gare senza motivo (tutti) va penalizzato !
    ….soluzioni:
    – dirigenza FIG giovane (Chimenti unico candidato a presidente da anni)
    – intervenire mediaticamente in collaborazione coi circoli
    – abbassare i costi o dilazionare tesseramenti
    – aumentare gare giovanili e agonistiche (obbligare circoli!)
    – stableford ammesso solo per neofiti
    – penalizzare i finti ritiri che falsano lo stato dell’ handicap.

    …se non facciamo nulla in direzione di uno sport agonistico continueremo ad avere questa percezione del golf da vecchietti ricchi ! …a meno che non sia proprio questo l’obiettivo della FIG ?! … spero di no!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *