Lasciateci sognare: Francesco Molinari chiude al primo posto il secondo giro dell’Augusta Masters 2019. Mai nessun italiano era arrivato così in alto all’Augusta National, una delle due gare di golf più importanti al mondo (l’altra, l’Open Championship, Francesco l’ha già vinta). Ad oggi il miglior piazzamento azzurro era il secondo posto di Costantino Rocca dopo il terzo giro al Masters 1997 (il primo vinto da Tiger Woods). Tredici anni fa Francesco qua fece da caddie al fratello Edoardo: oggi sogna la green jacket.
L’italiano ha giocato ancora una volta ad altissimo livello, andando in clubhouse dopo aver girato in 67 colpi, ben 5 sotto il par. Il che significa guardare tutti dall’alto in basso in virtù del -7 totale (70 colpi il primo giorno, 67 ora).
Il vertice provvisorio è di certo affollato ma è ugualmente un piacere immenso guardare questo leaderboard. Insieme a Chicco ci sono Brooks Koepka (66, 71), i redivivi australiani Jason Day (70, 67) ed Adam Scott (69, 68) e il sudafricano Louis Oosthuizen (71, 66). Questi cinque hanno staccato di un solo colpo Dustin Johnson, Tiger Woods, Xander Schauffele e Justin Harding. Ha perso terreno l’altro leader del primo giro, Bryson DeChambeau (66, 75).
Quanti big già a casa
Il secondo giorno a Magnolia Lane ha imposto una brutale selezione. Tanti i campioni che guarderanno sabato e domenica dalla clubhouse le gesta di Chicco o Tiger. A casa torna l’attuale numero uno al mondo Justin Rose (148 colpi contro i 137 dei leader) con il suo +4 complessivo.
Stesso punteggio e stessa sorte per due past champions come Danny Willett e Sergio Garcia. Confermato che il Par 3 Contest è un trofeo da non alzare. Il vincitore dell’edizione 2019, Matt Wallace, finisce con 152 colpi e saluta Magnolia Lane. Fuori anche Paul Casey e Shane Lowry.
Le parole di Molinari
Francesco Molinari ha segnato cinque birdie, senza bogey, in un turno praticamente privo di sbavature. Il quarto birdie lo ha realizzato alla buca 12 (par 3), una delle tre dell’Amen Corner, il punto più delicato del percorso. “Sono contento di come ho gestito la gara oggi e di non essere mai finito in pericolo” ha detto l’italiano davanti ai giornalisti.
Ascanio Pacelli per Golf e Turismo (dopo un selfie con Chicco che vale come una medaglia al valore) racconta che Molinari ha anche spiegato i progressi effettuati col suo putting coach Phil Kenyon (qui la nostra intervista). Il lavoro con Kenyon lo ha portato a tenere una “posizione del corpo meno dritta e rigida, traiettoria del bastone non più dentro-fuori ma neutra e un putter che ora ha il dot e non più la linea sulla faccia”.
Il dizionario del golf: da ace a yips, passando da chip e onore
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