Il golf nella testa / 8 – Una mental coach in campo all’Open d’Italia

Dopo aver lavorato con tanti amateur Sonja Caramagno, mental coach di professione e apprezzata autrice della rubrica Il golf nella testa, ha vissuto un weekend diverso. Sonja era uno dei marshall all’Open d’Italia 2017. L’esperienza è servita per studiare chi col golf ci vive, traendone però alcune considerazioni per noi comuni mortali. Come questa: ricordiamoci che noi non siamo il nostro score.

Mental coach

Sonja Caramagno prima di partire con Chicco Molinari nel quarto giro dell’Open d’Italia

Ho avuto l’opportunità di assistere e partecipare attivamente al 74esimo Open d’Italia al Golf Club di Milano nel bellissimo parco di Monza. Ho visto da vicino, in qualità di marshall, giocatori del calibro di Matt Wallace, Luke Donald, Ross Fisher, Sergio Garcia, Marcus Fraser e ancora gli italiani Renato Paratore, Matteo Manassero e Francesco Molinari. Chicco, come saprete,  era tra i favoriti e vincitore dell’edizione precedente dell’Open. 

Non so quanti giri di campo io abbia già fatto con i golfisti che seguo come mental coach. Di questo sport ne conosco già l’odore i profumi e i colori, l’intensità dell’erba e la bellezza alla vista della profondità di ogni buca. Stavolta quello che più mi ha appassionato assistere è stato il gioco pulito solido pieno e sicuro di ogni professionista. Ho apprezzato la tecnica e la competenza professionale insieme.

[bctt tweet=”Nel golf tu non sei il tuo score, ma sei quella passione che ti arde dentro” username=”golftgcom”]

Quello che ho osservato – e dico cosa penso – è che in queste competizioni la differenza la fa per il 90% l’approccio mentale. Conta la fiducia di poter far bene ed esprimere il proprio meglio. Mi sto riferendo proprio a quel “meglio” che, in allenamento o in campo pratica, viene fuori bene ma che in campo sembra svanire.

Ciò che vale per il professionista vale anche per l’amateur?

Caro golfista quanto volte ti sei detto “in campo pratica mi riesce tutto, in gara nulla”? Oppure parlando con la tua mental coach ti sei difeso: “Ho provato questo colpo fino a stamattina, eppure…”. Consolati. Pensa che la difficoltà non è solo del giocatore occasionale ma anche del professionista. Vale a dire di colui che alle gare dovrebbe essere abituato. Lui che si gioca migliaia di euro o di dollari su ogni colpo. Ed è proprio qui che si nasconde il “dilemma”, a mio modo di vedere le cose. Quando c’è una posta in gioco (soprattutto di natura economica) cambia tutto visto che quello sport ormai è il tuo lavoro.

Mental coach Wallace

Wallace in difficoltà(foto di Sonja Caramagno)

Cosa fare allora? Come mental coach suggerisco di allenarsi “mentalmente” a pensare che la posta in gioco non sia il premio finale. Suggerisco di concentrarsi e pensare che l’obiettivo vero sia un altro. E’ necessario sforzarsi e restare agganciati all’unico motivo per cui calpesti quel campo quasi ogni giorno. Qual è l’unica ragione che ti fa saltare le domeniche in famiglia o con gli amici? Perché ti alzi presto la mattina se l’ufficio è chiuso? E’ la tua passione per il gioco. E’ la soddisfazione interiore che provi nel veder volare la pallina. E’ la gioia quando imbuchi dalla lunga o corta distanza.

Tu non sei il tuo score, ma sei quella passione che ti arde dentro. Il risultato esterno poi arriva. E’ frutto di quella passione e delle azioni che fai per dare il meglio di te.


PER CONTATTARE L’AUTRICE DEL POST

Email: Sonja.caramagno@gmail.com
Skype: Sonja.caramagno
Sito: sonjacaramagno.com


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