Storie di Ryder Cup: un trofeo da 250 sterline, Seve, Rocca e un maglione giallo

La gara delle gare non ha niente in comune con qualsiasi match di golf. Per uno, nessuno, centomila motivi. La Ryder Cup non mette in palio un solo dollaro (o un euro quando si gioca da noi): solo gloria e storia. In Ryder i professionisti non giocano per se stessi ma per la squadra, per gli Stati Uniti o per l’Europa-non-ancora-unita. Il pubblico diventa curva da stadio, andando sopra le righe soprattutto negli States. E la Ryder trabocca di storie di raccontare.

The American flag flies behind a statue of the Ryder Cup trophy at Hazeltine National Golf Course in Chaska, Minnesota, September 26, 2016, ahead of the 41st Ryder Cup. / AFP PHOTO / JIM WATSON

CHASKA – La bandiera americana “padrona di casa” sullo sfondo della Ryder Cup (foto Afp)

IL NOME RYDER, L’IMMAGINE DI MITCHELL

– La Ryder Cup è nata ufficialmente nel 1927, ma ad ispirarla furono due incontri non ufficiali tra giocatori Gb e Usa. Il primo nel 1921 a Gleneagles. Tra i partecipanti c’era il pro Usa Walter Hagen che fece in modo che la gara si ripetesse nel 1926 a Wentworth, una settimana prima dell’Open Championship. Nel team britannico (che s’impose come a Gleneagles) c’era Abe Mitchell, maestro del ricco commerciante Samuel Ryder. Alla fine del match Hagen si incontrò con Ryder e Mitchell. Dopo una lunga discussione fu varata la sfida. Decisiva la promessa di Samuel Ryder: avrebbe messo in palio un trofeo in oro massiccio.

Nella coppa dalle linee sobrie che Ryder fece approntare, sul coperchio c’è un golfista per la cui realizzazione si ispirò allo stance di Mitchell. Il trofeo costò 250 sterline dell’epoca.

European Ryder Cup Captain Severiano Ballesteros of Spain congratulates Italian Constantino Rocca (C) and Spaniard Jose Maria Olazabal (R) after beating Americans David Love III and Fred Couples during the foursome match, last day of the Ryder Cup at the Valderrama golf course 28 september. / AFP PHOTO / GERRY PENNY

VALDERRAMA – Anno 1997. il capitano Severiano Ballesteros si congratula con Constantino Rocca eJose Maria Olazabal dopo la vittoria su David Love III e Fred Couples nel foursome (foto Afp)

LA FURBIZIA EUROPEA DI SEVERIANO BALLESTEROS

– Ogni capitano di Ryder cerca di sfruttare al meglio ogni situazione, come far preparare il campo in modo da favorire i suoi giocatori. Chi passò alla storia fu il compianto Severiano Ballesteros, capitano europeo, che nel 1997 ridisegnò in fretta e furia la buca 17 del percorso di Valderrama, in Spagna. Voleva rendere la vita difficile agli statunitensi capaci di tiri molto lunghi dal tee di partenza. Così “strozzò” il fairway nel punto di atterraggio della palla e li costrinse a utilizzare solo ferri. L’Europa vinse 14,5-13,5.

Ci mise del suo anche Costantino Rocca, primo italiano a disputare la Ryder: Rocca sconfisse in singolo Tiger Woods (4/2).

LA POCA SPORTIVITA’ AMERICANA

– I tifosi americani non sono proprio il massimo, figuriamoci se ad aizzarli sono i giocatori. Il cattivo esempio el 1999 al Chestnut Hill in Massachusetts. Dopo aver messo a segno un putt chilometrico, Justin Leonard si mise a correre, quasi in preda a un raptus, facendo un paio di volte il giro del green. Leonard fu seguito dai suoi compagni di squadra. Peccato che non si trattasse dell’ultimo colpo dell’ultima buca. Josè Maria Olabazal infatti doveva ancora tirare il colpo per pareggiare. Con quel trambusto perse concentrazione e incontro. A gara finita arrivarono le scuse ufficiali Usa. Facili dopo una Ryder Cup vinta (14,5-13.5).

Olympic Gold Medalist Michael Phelps (L) and his fiancee Nicole Johnson (R) take a selfie with their son Boomer (C) at Hazeltine National Golf Course in Chaska, Minnesota on September 26, 2016, ahead of the 41st Ryder Cup. / AFP PHOTO / JIM WATSON

CHASKA – Michael Phelps e la fidanzata Nicole Johnson si fanno un selfie con il figlio Boomer all’Hazeltine National Golf Course (foto Afp)

QUEL MAGLIONE GIALLO DI TROPPO

– Anno 1953, West Course di Wentworth. In campo Eric Brown e Lloyd Mangrum (Usa). Lo scozzese chiese al suo avversario di spostarsi dalla linea del putt, poiché indossando un vistoso maglione giallo, lo distraeva. Mangrum non gradì l’osservazione e non concesse la buca a Brown, malgrado avesse posto la palla a 20 cm e avesse due putt a disposizione. “La tua unica speranza – disse Brown al rivale  –  è che io muoia prima di eseguire il colpo”. La frase fece il giro del mondo, ma Brown non si accontentò. Prima di giocare fece finta di studiare a lungo la pendenza tra l’ilarità del pubblico. Gli Stati Uniti, di cui Mangrum era capitano, si imposero per 6,5 a 5,5.

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Informazioni su Sauro Legramandi

L'idea di "Golfando" è di Sauro Legramandi, giornalista di Tgcom24.it. testata multimediale del gruppo Mediaset. Da maggio 2014 posta news e foto su questo blog. Contatti: E.mail: golftgcom@gmail.com Facebook: https://www.facebook.com/groups/golfando/ Twitter: @golftgcom Redazione NewsMediaset-Tgcom24.it - Viale Europa 44 Cologno Monzese (MI)