Su cortesia di PGA Tour, riceviamo e pubblichiamo questo servizio su Rory McIlroy in vista di The Players Championship 2020, uno dei tornei più attesi. Si gioca infatti in un campo da golf particolare. Il percorso è stato progettato da Pete Dye, uno dei più grandi disegnatori di campi della storia, morto lo scorso gennaio.
PONTE VEDRA BEACH, FLORIDA – Un anno fa Rory McIlroy lanciò uno sguardo oltre il green a forma di isola del TPC Sawgrass. Il sole era tramontato da un bel po’ ma le luci della curva a forma di stadio illuminavano abbastanza il campo per ammirare il grande capolavoro dell’architetto Pete Dye.
Nessuno si scandalizzi se definiamo quel successo al The Players Championship 2019 come uno dei più grandi di tutta la carriera di McIlroy. Rory vinse tra un’imprevista valanga di aspiranti al titolo dopo un commovente finale. Il nordirlandese tornò così ancora laddove merita, in alto. Una vittoria, quella di dodici mesi fa, che stride in modo straordinario con le sue tre prime partecipazioni al The Players. Per tre volte Rory non ha passato infatti quel taglio.
“Giocare su un campo disegnato da Pete Dye… mi mette visivamente soggezione – ha spiegato McIlroy-. Ho l’impressione che il volo della pallina finisca per tutti allo stesso punto. Serve uno stile, serve una strategia su questo campo. Ero testardo e poco maturo nei primi tre The Players: stavo giocando di forza ma è qualcosa che non si può fare”.
Dye accennerebbe senz’altro un sorriso se potesse sentire la frustrazione di Rory McIlroy. Dopotutto, Dye è la stessa persona che una volta disse che “il golf non è uno sport giusto. Perché mai dovrei costruire un campo da golf giusto?”. Questa frase è il commiato ideale per Dye, deceduto il 9 gennaio all’età di 94 anni.
L’idea geniale: lo stadio del golf
“L’influsso di Pete (dal 2008 nella World Hall of Fame del golf) è di grande portata. Pete ha lasciato un’impronta mondiale nel golf, sia professionista che amatoriale” ha detto Jay Monahan, commissioner del PGA Tour presente all’intervista a Rory McIlroy. “Ha disegnato alcuni dei campi da golf più famosi del mondo, nonostante nessuno sia più riconoscibile del The Players Stadium Course del TPC Sawgrass”.
“È qui dove Pete è riuscito a mettere magistralmente in atto il concetto rivoluzionario dello stadio da golf voluto dal commissioner Deane Beman, unendo la visione di Deane a un disegno sfolgorante. Quel progetto è acclamato ogni anno come uno dei grandi percorsi al mondo”, ha aggiunto Monahan.
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In un certo senso, McIlroy è stato il giocatore migliore per collaudare uno dei tracciati più infami di Dye. Rory non superò il taglio nel 2009, nel 2010 e nel 2012, accumulando una dozzina di colpi sopra il par. Tuttavia, dal 2012 in poi ha cominciato a capirci qualcosa nel puzzle di Dye, finendo tra i primi 15 in ognuna delle quattro partecipazioni successive. Quindi un 35esimo posto e, infine, la vittoria nel 2019.
Difficile concedere il bis
“Prima, Jay aveva detto qualcosa fondamentale. Aveva detto che questo è il percorso golfistico più democratico di tutti – ha indicato McIlroy -. Non favorisce nessuno. E’ necessario non staccare mai, eseguire i colpi giusti e giocare bene dal giovedì mattina alla domenica sera. Ho mancato i primi tre tagli, ci ho impiegato un po’ a capire questo campo – ha aggiunto -. Ma credo finalmente di sapere come funziona”.
Ora resta vedere se sia in grado di confermarsi nel 2020. Al The Players stanno ancora aspettando un golfista capace di vincere due volte di fila. In tutta la sua storia questo torneo ha visto solo sei professionisti a concedere il bis. “Da Fred Funk a Tiger Woods, Matt Kuchar e tanti altri: qui hanno vinto golfisti con ogni stile di gioco. Vincere diventa specialmente complicato – ha proseguito Rory McIlroy – . Penso che sia duro misurarsi su un percorso che non si adegua a uno stile unico. Si può giocare in molti modi diversi, c’è più concorrenza in gara”.
Nel corso degli anni, il disegno di Dye ha premiato ogni tipo di golfista. Tiger Woods è stato l’unico golfista a vincere più volte negli ultimi 25 anni. Woods è uno degli unici tre che hanno trionfato da numero uno al mondo. Accadde nel 2001 e 2013. Greg Norman lo fece nel 1996 e Jason Day nel 2016. Un quarto giocatore, David Duval (1999) conquistò la leadership nel ranking proprio dopo aver vinto il The Players.
È possibile che a marzo McIlroy si unisca a questa ristretta élite, dopo aver raggiunto di nuovo il numero uno del ranking mondiale ai primi di febbraio.
Rory McIlroy: “Credo di poter essere il migliore al mondo”
La conferma del titolo è una specie di sfida per McIlroy, che si sente pronto. “Credo di essere il miglior golfista del mondo quando sono in giornata. Penso di poterlo dimostrare per molto tempo – ha detto -. Sento di poter essere il migliore nel futuro prossimo e intendo prolungare questo mio momento al massimo. Con tutta l’esperienza che ormai ho e tutto quello che ho imparato nel corso degli ultimi dieci anni, posso fare sì che i prossimi dieci siano ancora migliori”.
Il trentenne golfista ha vinto quattro volte nel 2019, a cominciare dal The Players a marzo. Da allora in poi ha conquistato il RBC Canadian Open, il Tour Championship, la sua seconda FedExCup e il premio come giocatore dell’anno del PGA TOUR. Il 2019 è finito per lui con la sua prima vittoria della nuova stagione al WGC-HSBC Champions e attualmente si trova al sesto posto della FedExCup.
A dicembre McIlroy si è concesso il lusso di staccare la spina, lasciando la sacca in garage, eccezion fatta per una gara in onore di Jack Nicklaus e un giro con suo padre, Jerry, nel golf club di proprietà a Seminole, in Florida. “Ho staccato ed è stata una buona idea – ha detto -. A Capodanno, di ritorno negli Stati Uniti, ho tirato fuori di nuovo i bastoni dall’armadio e ho cominciato ad allenarmi”.
Apparentemente, il lungo riposo non ha inciso troppo sul gioco, visto il terzo posto nell’esordio 2020 al Farmers Insurance Open.
A caccia della stagione dei record
McIlroy si è lasciato scappare che gli piacerebbe battere il suo record di vittorie stagionali, vale a dire cinque vittorie del 2012. “Sarebbe bello migliorarlo, sì. Lavoro per raggiungere la sesta affermazione. Però la vittoria in questi tornei dipende da molte cose. Ad esempio, devo concentrarmi sull’allenamento: se mi alleno bene, vincere e arrivare a sei gare in stagione sarà la naturale conseguenza”.
Quest’anno sono passati dieci anni dalla prima affermazione di McIlroy sul PGA Tour, ossia da quando vinse con un giro finale in 62 colpi il Wells Fargo Championship. Il ventenne dall’aspetto angelico si è imposto da allora altre 17 volte, diventando una superstar del golf mondiale.
Chissà quante altre vittorie aggiungerà alla propria collezione questo nordirlandese. Ma una cosa è sicura: potrà vantarsi almeno di una vittoria – e forse più – allo Stadium Course di Pete Dye. “Significa molto perché questo è il nostro torneo: penso che i colleghi riconoscano quel successo” ha detto McIlroy. “Onestamente, credo che la vittoria dello scorso anno abbia contribuito sostanzialmente a farmi ottenere il premio di miglior giocatore dell’anno sul PGA. Credo che i golfisti abbiano riconosciuto quanto significhi la vittoria in questa manifestazione, una gara che tutti vorrebbero vincere”.
Per tornare in alto Jordan Spieth deve guardarsi indietro e dentro
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