di Sauro Legramandi
Il suo sogno è entrare un giorno nel Guinness dei Primati, categoria golf, specialità record di campi da golf giocati. Pier Paolo Vallegra oggi ne avrebbe ben diritto: in 17 anni di inattesa carriera da dilettante questo 68enne monferrino, trapiantato a Novara, ha giocato in tutti i 260 campi da golf esistenti oggi in Italia. E quando scrivo tutti significa proprio tutti: il 260esimo è stato calpestato l’altra settimana il Torrenova di Potenza Picena, un percorso di così recente apertura che l’erba non ha ancora attecchito del tutto.
Poteva un appassionato simile limitarsi ai fairways del Bel Paese? Certo che no: “Devo dirle che sono particolarmente fiero di aver giocato finora in 137 Nazioni in giro per il mondo” spiega Vallegra al telefono.
La storia è affascinante, merita di essere raccontata e condivisa. “Fino a 51 anni non ho mai fatto sport – attacca Pier Paolo – men che meno golf. Mai sciato, mai nuotato, niente tennis e niente calcio. Il marzo 2001 era piovoso come questo autunno 2018 e, stanco di umidità e acqua, vado in agenzia viaggi cercando un qualsiasi posto di villeggiatura al caldo. Non avevo nemmeno il passaporto pronto e mi dissero che l’unica destinazione possibile era il Marocco. Una volta là mi trovai in mezzo a un gruppo di golfisti. Per caso un giorno presi il ferro in mano. La prima pallina della mia vita volò dritta per 80 metri. La seconda anche, la terza pure. Tra loro non più di due metri di distanza. Il maestro era più sorpreso di me”.
Il dardo della passione era quindi scoccato: Pier Paolo Vallegra torna in Italia, ne parla con una collega e fa rotta su Arona per le prime lezioni con moglie. Il 2002 è l’anno seguente la svolta: la moglie scopre di non avere l’X Factor e getta la spugna col golf giocato e diventa il miglior caddie possibile. Lui invece prende l’handicap e comincia a giocare.
Il viaggio in Italia
Pier Paolo ha la fortuna di chiudere con il lavoro a 55 anni e di potersi permettere di viaggiare. Così, weekend dopo weekend gira in lungo e in largo i percorsi di casa nostra. Diciotto o nove buche poco conta: nel 2013 Vallegra e signora hanno già giocato in tutti i campi d’Italia.
“Adesso, all’inizio di ogni anno controllo i nuovi circoli e vi programmo una visita. Spesso ci porto anche i miei nipotini. Di ogni percorso conservo lo score, una pallina loggata e qualche foto” racconta. A casa un’intera camera è dedicata alle bacheche con tutti questi cimeli. Nazionali e internazionali. Il campo più bello in Italia? “Senz’altro Castelconturbia” risponde deciso.
A spasso per il mondo
Il girovagare nello Stivale è praticamente saturo. Ad ogni percorso inaugurato dalle Alpi al Salento fa seguito un campo provato. All’estero invece la sfida per Pier Paolo è di quelle esaltanti. “Ad oggi sono a 296 campi in 137 Nazioni – spiega – ma sto programmando il prossimo viaggio ad aprile, con 16 voli e altri sette Paesi che aggiungerò alla lista: Pakistan, le 2 Coree, Bhutan, Nepal, Mongolia e Giappone “.
Quattro sono le premesse per un’esperienza simile: la buona salute, il tempo a disposizione, le possibilità economiche e una compagna che lo segue ovunque. L’alchimia di questi fattori agevola non poco la vita da globetrotter. “Sono fortunato perché io e mia moglie condividiamo anche la passione per l’archeologia. I nostri itinerari sono fatti di golf e visite a musei, pagode, moschee, scavi o siti storici”.
Pronti con l’atlante dei campi da golf?
“I primi campi all’estero sono stati in Argentina perché mia moglie è originaria di quelle parti. Finora ne ho giocati 42 e pensi che solo cinque hanno una pallina loggata del circolo. Quindi pian piano Paraguay, Uruguay, Brasile, Honduras, praticamente tutta l’America tranne Venezuela, Guayana inglese ed Haiti. Quindi l’Africa, l’Asia e l’Oceania. L’Europa l’ho “finita” nel 2017… Nel 2018 abbiamo fatto l’Africa Centrale a gennaio (dal Togo al Senegal, dalla Costa d’Avorio al Benin). A maggio la Via della Seta (Iran, Armenia, Georgia…). Ad agosto Canada e Stati Uniti in auto (Connecticut, Rhode Island, Massachussets… otto Stati, otto campi)”.
Diversamente da quel primo viaggio in Marocco, Vallegra non si appoggia da tempo ad un’agenzia di viaggi. “Programmo tutto da solo: scelgo i campo dove giocare, come arrivarci con i miei ferri, dove dormire e da dove ripartire. Mi piacciono percorsi con tanta acqua, non particolarmente lunghi, con il golf car e con la possibilità di avere un accompagnatore, che non sempre è scontato”. Le richieste sembreranno banali ma provate a prenotare online un tee time in Giappone dove i siti non sono pensati per chi parla inglese. Mi ricordo che a Shenzen-Mission Hills, il circolo più grande del mondo (216 buche), non volevano che mia moglie mi seguisse in campo. Quando ho spiegato loro che sarebbe stato un danno d’immagine notevole fermare una turista occidentale, hanno cambiato idea ma ho dovuto noleggiarle caddie, sacca e golf car. L’hanno fatta passare per un giocatore, e il conto fu piuttosto salato”.
La curiosità non manca: quale il campo più bello? “Quello dove ho giocato meglio, in Ontario. Ho girato in 81 colpi allo Smugglers’ Glen, chiamato così perché sorge in una zona di trafficanti all’epoca del Proibizionismo (come da logo della pallina). Oppure non mi posso scordare la Nuova Zelanda: a Napier, città ricostruita in stile liberty dopo il devastante terremoto del 1931, c’è il ventosissimo Cape Kidnappers. Tutte le buche sono sulla sommità di falesie che si affacciano sul Pacifico”.
I rischi del mestiere sui campi da golf
Non tutti i viaggi sono indimenticabili per paesaggi e green. “Una volta sempre in Argentina con un’auto a noleggio abbiamo fatto un percorso alternativo e siamo stati inseguiti da due tizi in motorino. In Malawi, siamo arrivati a mezzanotte e dopo poco l’aeroporto chiudeva, e ci hanno lasciato in mezzo alla giungla, in pratica. Il telefono non prendeva, non c’erano taxi e una soldatessa (un angelo nero nella notte africana) ci ha messo in contatto con il nostro albergo, che distava 46 Km. C’era il carburante razionato e non era facile spostarsi, ma ce la siamo cavata”. E poi racconta di Belize, St. Kitts & Nevis, Brunei, Bangladesh, Guatemala, Indonesia…
Guinness dei Primati, ci leggi? Dove sei?
AGGIORNAMENTO 1
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