Urlare “fore” se la pallina va in tutt’altra direzione da quella prevista è una delle regole base del golf. Si tratta di una questione di sicurezza, sportività e correttezza in ordine sparso. Ad esser sinceri avvisare il prossimo dell’imminente pericolo è cosa buona o giusta a prescindere se ci si trovi su un fairway o in mezzo alla strada. Ma questo è un altro discorso.
Nel golf evidentemente non tutti sono tenuti a urlare “fore”: guai se non lo fa un comune mortale, si chiude un occhio se non lo fa Phil Mickelson.
Anzi se lo fa lui diventa quasi un evento da celebrare con tanto di video sui social. Magari mi sbaglio, ma vorrei sapere cosa ne pensate.
Alla buca 15 del Memorial Tournament in corso in Ohio, Phil ha chiuso il driver sul tee di partenza e la pallina è volata ma non proprio dove voleva lui: non ha colpito il fairway, non ha colpito gli alberi ma ha colpito la testa di un marshall. Mickelson non ha urlato fore per avvisare chiunque della pallina “fuori rotta”. Perché? Il marshall se l’è cavata con un bernoccolo (ma poteva andare molto peggio), Mickelson si è scusato, ha fatto una battuta e gli ha regalato un guanto con autografo e la scritta “I’m so sorry”.
La PGA ha messo sui social l’intero filmato (che ovviamente non condivido), senza ricordare che l’obbligo è quello di avvisare e urlare.
Un esempio da non seguire. Sbaglio? (Sauro Legramandi)
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