Matteo Manassero: al Portugal Masters 2019 il momento più difficile

A distanza di anni Matteo Manassero ritorna sul momento più difficile della sua carriera. Lo fa guardandosi all’indietro per poi proiettarsi nel futuro in un’intervista al magazine scozzese Bunkered. Preso ad esempio di come un golfista possa cadere e risalire, Manassero ricorda il giorno in cui ha deciso di prendersi una pausa dal golf.

La decisione di staccare momentaneamente la spina è arrivata nel 2019, dopo un taglio mancato al Portugal Masters per un secondo giro chiuso in 83 colpi. Lo score dell’epoca recita sette bogey, un doppio bogey e un triplo bogey.

“Quel giorno non mi sono detto Basta, ne ho avuto abbastanza. A me stesso ho detto Non può andare avanti così. E quel giorno – spiega a Bunkered – è stato un punto fermo. Mi sono preso il tempo necessario per ricostruire un team di lavoro attorno a me e per ritrovare la scintilla”.

CALEDON, ONTARIO Matteo Manassero all’RBC Canadian Open 2025 (Foto di Vaughn Ridley / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP)

“Non può andare avanti così”. Lo diciamo anche noi amateur dopo l’ennesima flappa. Le parole sono le stesse ma il peso cambia a seconda di chi lo dice. Il peso è un macigno se a dirlo è il più giovane vincitore del BMW PGA Championship ossia l’italiano che aveva fatto sognare l’Europa ossia colui che aveva fatto innamorare del golf milioni di italiani.

“Quel giorno – prosegue – mi sono promesso di praticare e impegnarmi perché ne avevo ancora l’energia. Il desiderio di tornare a divertirmi era ancora forte dentro di me”.

“Se guardi solo ai risultati non ti godi nulla”

Cosa è accaduto prima del turning point portoghese lo sappiamo benissimo tutti. Un avvio di carriera folgorante con quattro vittorie sul Tour prima dei 21 anni lo hanno caricato di pressioni e aspettative.

Manassero ammette che quelle stesse aspettative lo avevano schiacciato più di quanto fosse disposto a riconoscere. “Ero io il primo a mettermi pressione. I giovani – spiega – non hanno una struttura che permette di vedere il quadro generale: si pensa solo ai risultati. Ma se guardi solo ai risultati non puoi goderti nulla, perché nel golf non giochi sempre bene.”

Cosa accadde dopo quell’avvio di carriera sensazionale lo conosciamo bene. Nuovo swing e risultati non andarono di pari passo e il veronese cominciò a rallentare. Nel 2018 Manassero disse addio alla carta sull’allora European Tour. Nel 2019 la già citata pausa.

Sceso fino alla posizione numero 1.805 del ranking mondiale, Manassero riparte dall’Alps Tour, accettando di rimettersi in gioco da zero. È lì che ritrova ritmo, fiducia, identità tecnica. Poi arriva il Challenge Tour, quindi di nuovo il DP World Tour. E, infine, l’ennesimo traguardo: la carta per il PGA Tour 2025.

“Il golf è un lavoro duro”

Oggi, a 32 anni, Manassero guarda al passato con una consapevolezza nuova. “Sono meno libero di allora, ma lo vedo come un bene,” spiega. “Non puoi portare avanti per tutta la carriera la leggerezza dei vent’anni. A un certo punto capisci che questo è un lavoro duro, che mantenersi a un livello alto è difficile.”

Matteo Manassero e Francesco Molinari

Manassero non nasconde che avrebbe preferito evitare certi dolori spiegando che “è più bello avere una carriera lineare, senza cadute”. Ma la sua forza, oggi, è proprio ciò che ha dovuto imparare nel percorso. “Adesso ho una comprensione molto migliore di ciò che devo fare ogni giorno. Sono più solido come professionista di quanto lo fossi prima.”

La maturità, però, non significa rinunciare all’ambizione. “Spero che mi restino molti anni per fare altre grandi cose. Non sarò lo stesso di una volta, non mi sentirò come allora, ma posso essere altrettanto bravo.”