Ryder Cup ’25, Donald apre a Sergio Garcia | Bradley: “Potrei giocare anche io”

NEW YORK Luke Donald e Keegan Bradley in un contest speciale (Foto di Andrew Redington / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP)

E’ iniziato il lungo countdown che ci porterà dritti alla Ryder Cup 2025 a Bethpage. Da consuetudine i due capitani di Team Usa e Team Europe hanno incontrato la stampa mondiale a un anno dal primo tee shot della gara. A New York Luke Donald e Keegan Bradley hanno anche stavolta avuto il merito di non essere banali. Il primo riportando in auge il nome di Sergio Garcia, il secondo immaginandosi nei panni del capitano-giocatore.

Detentore del trofeo alzato al Marco Simone, Donald si prende sulle spalle il difficile compito di vincere una Ryder Cup nell’altro continente. E’ dal 2012 che nessuno riesce nell’impresa di confermarsi campione in casa d’altri. E quel successo è già storia (vi dice niente il miracolo di Medinah?). Da allora sempre e solo vittorie per i padroni di casa. Tra l’altro quelle a stelle e strisce sono state abbastanza evidenti.

“Saremo in un ambiente difficile, saremo sfavoriti – esordisce il capitano inglese nella conferenza stampa gomito a gomito con il collega. E se lo dice lui che a Medinah era in campo…

“A Whistling Straits il risultato è stato molto netto, ad Hazeltine abbastanza unilaterale – spiega – come a Valhalla. Siamo stati fortunati a Medinah, ma le ultime trasferte hanno visto successi abbastanza netti per gli Stati Uniti”.

Nel gioco delle parti Keegan Bradley sostiene l’esatto contrario del suo collega. “I professionisti di Team Europe amano davvero giocare per Luke e vorranno venire a Bethpage per zittire i nostri tifosi. Giocare in un ambiente ostile può compattare la squadra. Sono tutti grandi giocatori di match play e tengono moltissimo alla Ryder Cup. Chi gioca in casa ha un piccolo vantaggio ma non è detto che sia decisivo.”

Garcia e gli altri “arabi”: tutti convocabili?

Il 38enne Bradley ripete il solito tormentone ossia “voglio i migliori dodici giocatori statunitensi”. Un mantra realmente possibile viste le modifiche di recente apportate a Team Usa: di fatto il capitano potrà convocare anche i professionisti impegnati sul LIV GOLF Tour, eventualità tassativamente vietata a Roma per entrambi I team. Della magica dozzina che comporrà il team padrone di casa faranno parte i primi sei dell’ordine di merito e altri sei chiamati attraverso una wild card. Tra questi anche professionisti molto in basso nel ranking visto che il tour arabo non dà punti per la classifica mondiale.

CHASKA, Sergio Garcia in Ryder Cup 2016 all’Hazeltine National Golf Club (Foto di Ross Kinnaird/Getty Images/AFP)

Lo stesso Bradley (oggi numero 14 al mondo) non esclude di essere capitano-giocatore: “Se dovessi arrivare nei primi sei in classifica ci penserò. In tal caso avrò vice all’altezza di condurre il team. Adesso penso solo a fare il capitano”. Tre i vice già ufficializzati: John Wood, Brandt Snedeker e Webb Simpson. Uno il sogno: Tiger Woods.

Quello delle convocazioni è un argomento molto più spinoso se declinato all’europea. Ad oggi il DP World Tour non ha di fatto concesso al capitano di pescare dal LIV GOLF Tour. Ai “fuoriusciti” il Tour chiede di pagare una multa e di giocare almeno quattro gare sul circuito in un anno per poter tornare ad essere convocabili.

Luke Donald si allinea alla policy del DP. “I giocatori dovranno rispettare le regole. Sono in contatto costante con Jon Rahm, Tyrrell Hatton e Sergio Garcia: se seguiranno le regole in vigore per i membri del DP World Tour, li prenderò in considerazione per la squadra. Ho parlato recentemente con Sergio Garcia, sta valutando la possibilità di tornare a iscriversi sul DP World Tour per provare a giocarsi le sue chance in chiave qualificazione”.

E scusate se è poco: Garcia (oggi n.390 al mondo) è il giocatore dei record. Più giovane pro ad aver mai giocato in Ryder, lo spagnolo dal 1999 al 2001 ha portato alla causa europea 28,5 punti. Mai nessuno come lui. Nemmeno sul versante americano (il record è di Billy Casper, 23,5 punti).

Tifosi o ultras a Bethpage?


Un pensiero quindi ai tifosi. Gli americani che assistono alla Ryder Cup si lasciano spesso andare, trasformando i vari match in specie di sfide all’Ok Corral.

Bradley non vuole un ambiente ostile per gli europei ma punta su un pubblico “rumoroso, orgoglioso e rispettoso dell’altro team”. L’americano ha garantito che ci saranno dei controlli oltre-le-corde della PGA of America per evitare ogni forma di esagerazione. “Entrare allo Yankee Stadium o al Madison Square Garden è difficile, sono posti duri dove giocare ma gli uomini di Donald lo sanno e sono pronti”.

Da signore qual è Luke smorza ogni polemica sul nascere. “La Ryder Cup è una gara speciale, è vivace e con tantissima passione. C’è tanta energia. Non vediamo l’ora di giocare davanti al pubblico di New York”.


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