
La domanda “Io cosa faccio per il Golf italiano?” e le relative considerazioni hanno spinto i nostri lettori a scrivere le loro riflessioni. Di seguito quella, ben articolata, di Paolo Moneta.
“Buongiorno, leggo con interesse il tema che lei propone nell’articolo che ricalca, trasportato nel mondo del golf, la ben più famosa frase che J.F. Kennedy pronunciò nel suo discorso di insediamento alla Casa Bianca: “Non chiedetevi cosa può fare il vostro Paese per voi, chiedetevi cosa potete fare voi per il vostro Paese”.
Io, come giocatore di golf da quindici anni, tanto modesto quanto appassionato, credo di fare semplicemente il mio dovere cercando di comportarmi da persona perbene, cercando di rispettare le regole e dando, anche se qualche volta non riesco, un buon esempio. Credo, agendo in questo modo, di dare il mio giusto contributo al mondo del golf.
Penso che i problemi vadano cercati altrove. Ne segnalo alcuni.
Golf per i giovani
Oggi portare a giocare a golf un giovane, diciamo dagli 8 ai 15 anni, è un grosso problema. Ho provato con entrambi i miei nipoti. Abito a Milano. I ragazzi finiscono la scuola alle 14 (fino alle elementari finivano alle 16.20). Portarli a un golf (che raramente è vicino), aspettare, riportarli a casa significa perdere l’intero pomeriggio. Portarli al sabato o alla domenica significa non poter giocare io. Inoltre, se non c’è qualche loro amico che viene insieme, il problema si complica ulteriormente. La partitella sui tanti campetti liberi di basket o quattro tiri al pallone sono molto più accattivanti.
Aggiungo che, purtroppo, diversi scuole golf per bambini (provare per credere) assomigliano di più ad un babysitteraggio (soprattutto se di gruppo) che a dei veri e propri corsi.
Soluzione: presentazione nelle scuole, pulmino del golf che li passa a prendere davanti a scuola e li riporta a fine lezione.
Vantaggi: si va a giocare a golf con i compagni di scuola, si elimina il problema parenti e /o accompagnatori (sempre che ci siano). La proposta potrebbe essere fatta, almeno in fase iniziale, a condizioni economiche vantaggiose. Spetterà poi alle capacità degli istruttori trattenere i ragazzi.
“La bassa stagione e le tariffe di alta stagione”
Mi ha molto colpito l’assenza, in Italia, di proposte economicamente vantaggiose nei cosiddetti periodi morti (bassa stagione). Diversi anni fa, al Pelagone, nel periodo invernale veniva offerto il green fee gratuito a fronte di un soggiorno di almeno 5 giorni. Ne parlai con un direttore del circolo, che lamentava che questa proposta, economicamente vantaggiosa (il campo di gara nel periodo in questione – vacanze natalizie – era praticamente vuoto, tanto valeva aver pieno il resort) che aveva determinato numerose adesioni, sarebbe stata annullata.
Si vede che l’incasso del soggiorno, a fronte del mancato incasso del green fee che comunque non ci sarebbe stato, non interessava più di tanto!
“Troppi circoli fanno trattamenti diversi”
Assurdo non fare un premio di fedeltà ai soci che restano, e al contrario si proponga uno sconto d’entrata ai soci nuovi. Sono moltissimi i soci che cambiano di continuo circolo, e ne hanno assolutamente il diritto, cercando di volta in volta la soluzione economicamente più vantaggiosa. Se questa soluzione avvantaggia il singolo, di fatto determina un calo nel monte degli incassi globali a livello nazionale, oltre a scontentare i soci anziani.
So, per informazione diretta, che in occasione della chiusura di Crema diversi giocatori, unendosi in gruppo, si recarono in diversi circoli a ‘trattare’ la quota d’iscrizione. Troppi circoli poi (ne ho la prova diretta) fanno trattamenti diversi, non dovuti, in termini di quota, tra soci e soci.
Va infine considerato che i circoli, anche se formalmente svolgono l’attività senza scopo di lucro, non possono fare i conti a fine anno, ancor più se, di fatto, sono di proprietà privata. Qui il discorso è molto complesso e mi esento dall’affrontarlo, ma il problema non può essere dimenticato.
Grazie per la proposta di discussione”.
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