
Un putter appartenuto a Shinzo Abe, il defunto ex premier giapponese, è diventato il simbolo del primo incontro ufficiale tra la nuova leader, Sanae Takaichi e Donald Trump. Un dono che va ben oltre il valore sportivo. Quell’omaggio racconta una passione, quella per il golf, che per Abe fu anche un linguaggio diplomatico capace di costruire ponti.
Il bastone non è l’unico gradito dono a The Donald. La collega giapponese ha regalato al presidente degli Stati Uniti anche una pallina con una foglia d’oro e di una sacca autografata da Hideki Matsuyama, unico giapponese ad aver vinto l’Augusta Masters. Il golf come diplomazia ancora una volta quindi. Il golf univa Abe e Trump: i due avevano trasformato le loro sfide sul green in occasioni di dialogo e intesa, contribuendo a rafforzare l’alleanza tra Tokyo e Washington.
Shinzo Abe non considerava il golf solo un hobby, ma uno strumento di diplomazia informale. Credeva che una partita sul green potesse dire più di molte riunioni ufficiali. Driver e putter prevedono concentrazione, rispetto, pazienza e la capacità di leggere il campo erano per lui qualità fondamentali anche nella politica. Con Trump, il fairway divenne terreno di amicizia e di trattative, in un rapporto personale che il leader giapponese seppe coltivare con naturalezza.
Trump e lo slogan di Abe
Oggi Sanae Takaichi, prima donna a guidare il Giappone e considerata l’erede politica di Abe, ha voluto evocare proprio quello spirito. Nel suo incontro con il golfer-in-chief a Tokyo ha richiamato esplicitamente la “duratura amicizia” del presidente americano con Abe. Quindi ha ricordato anche l’accoglienza riservata alla vedova Akie nella residenza di Mar-a-Lago.
Non è un caso che tra i regali ci fossero anche due cappellini firmati da entrambi i leader con la scritta “Japan is back”. Si tratta dello slogan con cui Abe volle segnare il ritorno del Giappone sulla scena globale.
Per Takaichi, che non condivide la stessa passione per il golf ma ne comprende il valore simbolico, la scelta di ripartire da un putter è un modo per riprendere quel filo di amicizia che Abe aveva tessuto a colpi di swing.
