Luke Donald: “In Ryder Cup ci spinge qualcosa che i soldi non possono comprare”

Nella tana del lupo il capitano di Team Europe tira fuori gli artigli. Luke Donald, primo a parlare dal palco della cerimonia inaugurale della Ryder Cup 2025, con i suoi modi educati, ha tirato una bordata a Team Usa. “Siamo spinti da qualcosa che i soldi non possono comprare” ha detto l’inglese.

Pronti via, ed è subito primo punto virtuale per l’Europa. Dal canto suo Keegan Bradley, visibilmente emozionato, commette anche una gaffe. La frase di Luke suona come un manifesto d’intenti per il Vecchio Continente. Un affondo che rimette al centro un vecchio tema: i giocatori americani vengono pagati, gli europei no.

Per i dollari o per la gloria

Dal 1999 al 2023, i membri del Team USA hanno ricevuto un compenso per la loro partecipazione alla Ryder Cup: 200.000 dollari da destinare in beneficenza.  Dopo la polemica a Roma (lo sciopero del cappellino capitanato da Cantlay) e una trattativa sindacale, quest’anno ogni americano incassa un gettone di 500mila dollari. Di questi 300mila vanno in beneficenza, 200mila dritti in banca. Il tutto per giocare a golf tre giorni e, tra l’altro, restare nella Storia del golf.

Il Team Europe, invece, non percepisce nulla: né per beneficenza né per sé stesso. E non è questione di budget o di regolamento: è una scelta culturale, storica, identitaria. La Ryder Cup, per gli europei, è una questione di orgoglio, non di conto corrente.

È un simbolo, un sogno, un posto – appunto – nella Storia, come ha ribadito lo stesso Donald: “Non giochiamo per soldi o punti del ranking mondiale. Giochiamo per l’orgoglio.”

Luke Donald, capitano con visione

Luke Donald è il primo europeo a guidare il team per due edizioni consecutive dopo Bernard Gallacher negli anni ’90. Già a Roma aveva mostrato leadership e stile, e anche a New York è arrivato con un messaggio chiaro: “Il nostro lascito è fatto di resilienza, unità e della volontà di sorprendere. Ancora e ancora, abbiamo dimostrato che quando siamo uniti da uno scopo comune, possiamo ottenere risultati straordinari.”

Lo scambio di golfista di Keegan Bradley

La cerimonia ha offerto anche un piccolo scivolone al capitano americano Keegan Bradley, che ha confuso Justin Leonard con Justin Rose ricordando il celebre putt del 1999 a Brookline. Un errore che non è passato inosservato, anche perché l’episodio rappresenta uno dei momenti simbolo della storia americana in Ryder Cup nonché il momento in cui lo stesso Keegan ha ammesso di aver capito che la sua vita sarebbe stata nel golf. Qualche mugugno tra il pubblico, qualche risatina all’indirizzo di Justin Rose, alla settima Ryder Cup e seduto poco lontano da Bradley.



Il fattore campo alla Ryder Cup 2025

Bradley si affida al fattore campo – Bethpage Black è considerato il People’s Country Club – e al pubblico rumoroso di New York, già caldissimo durante la cerimonia con cori “U-S-A!” e qualche fischio per gli europei. Una rivalità culturale oltre che sportiva. Dietro al confronto tra due squadre ricche di talento (e di Major), si cela da anni una visione profondamente diversa del significato della Ryder Cup. Gli Stati Uniti, sulla carta, spesso più forti, non riescono a imporsi con continuità: l’Europa ha vinto 10 delle ultime 14 edizioni.

La Ryder Cup, insomma, per l’Europa significa qualcosa di più. Un’identità condivisa, un gruppo che si cementa ogni due anni senza bisogno di assegni. E Luke Donald, con poche parole, lo ha ricordato a tutti. “Le strade più difficili portano alle ricompense più grandi.”

Adesso, però, è il momento dei fatti.