
Un nostro lettore interviene nel dibattito sui tempi di gioco. Massimo Petrillo punta il dito non tanto sui tempi fra tee shot e pallina imbucata bensì sulla permanenza – a volte snervante – sul green. Che ne pensi?
“Buongiorno amici, una considerazione. Da più parti e da molto tempo si sta cercando di combattere il gioco lento che è diventata una piaga. Invece sui green ci sono stazionamenti infiniti.

Togli la bandiera, rimetti la bandiera e ritogli la bandiera. Calpesta il terreno di fianco alla linea di tiro, fai prove di putt a varie distanze fino ad arrivare sulla tua palla. Piazza la pallina allineando la riga segnata alla linea di tiro ma quando ti addressi non ti convince l’allineamento. Allora ritorna dietro la pallina a correggere l’allineamento.
E spesso, tutto questo fatto da giocatori che colpiscono la pallina ogni volta in modo diverso e non hanno la sensibilità della distanza.
Per il divertimento di tutti, datevi una regolata”.
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Il parere dei lettori
Rosa Carolina Scotti – “Sono dell’avviso che chi ha deciso che la bandiera dentro servisse a snellire i tempi…ahahah…ha preso un granchio. Il più bel gioco al mondo lo stanno rovinando con tutti questi nuovi sistemi. Peccato! Tiriamola fuori come si è sempre fatto e basta!”
Luca – “Credo invece che la vera piaga sia andare letteralmente di corsa sui campi, come oggi si pretende. Sia chiaro che non intendo affermare che si possa impiegare arbitrariamente tutto il tempo che si vuole per giocare in gara e non. Distanziare maggiormente nel tempo le partenze è la soluzione al problema, anche se significa avere meno giocatori in campo. Questo ovviamente non piace ai gestori dei campi, ma consentirebbe di far vivere una migliore esperienza ai dilettanti, che sono la maggioranza dei golfisti”.
Giorgino Careddu – “Sono diventato vecchio solo a guardare quelli (non professionisti) quando pattano,una noia incredibile”