Da presidente di un circolo di golf a presidente della federazione di tutti i circoli di golf. Al comando non un uomo solo ma una squadra che di quei circoli ne è diretta emanazione. “Perché Federgolf non deve essere lontana dalla base, non deve essere un ministero. I circoli devono essere i suoi soci, i suoi referenti quotidiani”. Questo il progetto di Giovanni Luca Collini, candidato alla presidenza di Federgolf.
di Sauro Legramandi
Gianni Collini arriva dal mondo dell’impresa, da quella Prato capofila dell’industria tessile del nostro Paese. L’imprenditore, classe 1950, ha portato avanti l’azienda di famiglia sin da giovane e col passare degli anni l’ha ampliata sia nell’abbigliamento che nel settore immobiliare. Il primo contatto con sacca e bastoni risale al 1980, all’Ugolino. Scocca la scintilla e la passione lo porta ad aprire il Golf Club Le Pavoniere a Prato. All’inizio erano sei buche, alla fine saranno 18 disegnate da Arnold Palmer. Dopo quindici anni di presidenza a Prato e di incarichi nel Comitato toscano, nel 2012 il grande salto nel consiglio federale. A Roma resta tre mandati, fino al settembre 2024.
In questi giorni sta girando l’Italia per esporre la sua idea di Federgolf in vista delle elezioni del 3 febbraio. Non è da solo nel tour lungo lo Stivale: quando lo incontro è con Marco Durante e Franco Piras, entrambi candidati consiglieri.
Gianni Collini, perché si candida?
“Voglio innovare e fare crescere golf e Federgolf. Mi sono fatto avanti per la passione e l’esperienza maturata sul campo. Parlandone, ho trovato un gruppo di persone con intenti comuni. Proprio su di loro voglio puntare perché è gente che arriva dalla base. Le poltrone non mi interessano”.
Chi c’è nella Sua squadra?
“Tutte persone che sono già nel golf: Marco Francia, Marco Durante, Franco Piras, Armando Borghi, Irene Gemmo, Carlo Scatena, Stefano Manca e Camilla Tolomei. In rappresentanza degli atleti dilettanti c’è Davide Sestieri”.
Marco Durante, molti la davano candidato in prima persona alla presidenza…
Durante: “E’ vero, era mia intenzione correre per la presidenza. Incontrando Collini, ho capito che le nostre visioni sono comuni. Crediamo nelle stesse cose, ci integriamo avendo competenze diverse. La mia è una famiglia di avvocati ma ho sempre avuto la passione del golf. Sono stato professionista e, una volta finita l’attività agonistica, mi sono messo a disposizione. Credo che quella di Gianni sia una squadra ben amalgamata. Conosco da tantissimi anni i candidati e tutti vogliamo il bene del golf”.
Da cosa partire per cambiare il golf e la Federgolf in Italia?
Collini: “Da fare c’è molto. Ad esempio, noi pensiamo che sia indispensabile un Centro Servizi Nazionale che possa fornire consulenza fiscale, tributaria o patrimoniale ai circoli. Crediamo che sia necessario ripensare il modo di comunicare con i circoli: oggi sembra che Federgolf imponga invece di comunicare. Serve un Centro Acquisti Unico a disposizione dei circoli per realizzare economie di scala su materie prime e materiali di consumo. A livello legislativo dobbiamo lavorare per equiparare un percorso di golf a un terreno agricolo, non a un parco pubblico come ora. Così facendo cambierebbero accise, costo del personale, prodotti utilizzabili… In Spagna funziona già così e sono più competitivi”.
Piras: “Per il Centro Acquisti abbiamo già in mente come fare. Puntiamo a destinarvi una società partecipata da Federgolf. Esiste già, dovrà essere al servizio di tutti e chiaramente non dovrà puntare a fare utile. Anche il Centro Servizi sarà organizzato all’interno, le informazioni dovranno essere tempestive. Oggi alcune comunicazioni importanti non vengono rese note per tempo o nel modo giusto. Per assurdo un Centro Acquisti e un Centro Servizi sono le basi per dare vita a quella lega dei circoli di cui molto sentiamo parlare da anni. La lega così sarebbe all’interno della federazione”.
Gianni Collini: eliminazione del tesseramento libero
“La mia visione di federazione in linea con quella di un’azienda dove attraverso l’apporto di competenze specifiche si raggiungono obiettivi prefissati”. E’ scritto nel programma. Ma lo scopo di un’azienda è il profitto e non può essere quello di Federgolf.
Durante: “Quello che abbiamo in mente è una federazione basata su organizzazione, responsabilità ed efficienza manageriale. Il nostro profitto sta nel creare nuovi golfisti”.
Collini: “Dobbiamo puntare sulla trasparenza. Ad esempio serve chiarezza sulle tessere d’onore, oggi sono troppe. Vogliamo tornare all’assemblea annuale con comitati e circoli: in quell’occasione daremo i numeri e dati su tesserati, spese, progetti. La situazione del golf non può che essere trasparente, sempre”.
Durante: “Per creare nuovi golfisti pensiamo al City Golf, un progetto che abbiamo veramente a cuore. Si tratta di trasformare un angolo di verde pubblico in una zona approcci grande venti o tre metri, con green e bunker. Vi si accede senza tessera federale, pagando due o tre euro per coprire le spese ma senza fare concorrenza ai circoli della zona. Dobbiamo avvicinare il golf alle persone, non più il contrario. Il golf in piazza non ha più senso: tirare contro un gonfiabile fa perdere la bellezza del volo della pallina o del profumo dell’erba”.
Collini: “L’esempio tangibile è a Livorno, una struttura leggera che ha avvicinato al golf decine di persone nel giro di dieci anni”.
Sempre dal programma si legge la volontà di procedere alla “riduzione e progressiva eliminazione del tesseramento libero”
Piras: “Sì, il tesseramento libero a vita non ha ragione di essere. Non è giusto e nemmeno corretto. Allo stesso modo vanno considerati i tesserifici. Si deve uscire da questa continua ottica al ribasso: chi investe nel golf non può essere messo in crisi dai liberi o dai tesserifici. Per farlo è sufficiente porre una condizione: il circolo che emette tessere deve esistere fisicamente, ossia deve avere una sede fisica con segreteria e campo. E’ una questione di rispetto per il socio del circolo che paga la quota annuale.”
“Promozione mirata sui giovani”
Parliamo di bilanci: il piano di rientro verrà rispettato?
Collini: “La scadenza del 2027 sarà mantenuta, non ci sono margini. Ad oggi non è stato escusso un solo euro. Siamo ligi agli accordi e proprio per questo sappiamo che dovremo spendere benissimo quei soldi che non serviranno al piano di rientro”.
Durante: “Non si disperde quel poco di cassa che avremo a disposizione. Ho letto che per qualcuno quel piano è un’opportunità. Per me non è così”.
Piras: “Con i paletti del piano di rientro, non resta che una scelta: aumentare i ricavi. E come si aumentano? Aumentando il numero di chi gioca a golf. Se crescono i tesserati crescono gli introiti e a seguire gli investimenti”.
Come possiamo abbassare l’età media dei giocatori italiani?
Durante: “Il Progetto Golf a Scuola non ha portato niente. Pensiamo a una promozione più mirata, legata alla conoscenza del territorio e alla nuova immagine del golf che intendiamo creare. E anche in questa chiave il rapporto con i Comitati Regionali è fondamentale: il polso della situazione è in mano loro”.