Golf al chiuso: al via TGL, sarà la lega del futuro?

Con un anno di ritardo dovuto a problemi logistici, il golf al chiuso è pronto a debuttare in diretta mondiale. Il nostro sport, da sempre abbinato a spazi aperti e luce solare, viene declinato ora in una specie di stadio, con un simulatore video e la luce artificiale. Sono gli ingredienti della TGL Golf League il cui primo tee time è previsto per il 7 gennaio al Sofi Center di Palm Beach.

Nata con il benestare del PGA Tour, la TGL è una lega hi-tech di golf voluta da Mike McCarley, ex presidente del canale tv Golf Channel che ha avuto come soci fondatori Tiger Woods e Rory McIlroy. I due campioni hanno pensato dall’inizio a portare il golf al chiuso in tv il lunedì sera.

L’importanza del progetto ha attirato decine di altri personaggi dello sport e dello spettacolo, pronti a investire milioni di dollari quasi sulla parola. Tra i finanziatori che sono usciti allo scoperto ci sono i campione Nba Stephen Curry, Andre Iguodala, Shaquille O’Neal, Dwyane Wade e Kevin Durant. Poi il ferrarista Lewis Hamilton, i giocatori di baseball Shohei Ohtani e Mike Trout, l’ex tennista Serena Williams e Justin Timberlake.

On the road si è accodato Ryan Dotters, il ceo di una società che crea i simulatori Full Swing, ormai indispensabili per professionisti e praticanti che vogliono allenarsi e migliorarsi al chiuso.

Della nuova Lega fanno parte sei squadre: Atlanta Drive, Boston Common, Jupiter Links, Los Angeles, New York e The Bay Club. Ognuna ha fior di protagonisti del world ranking. Si gioca tre-contro-tre sulle sei buche nelle sfide a squadre oppure uno-contro-uno sulle nove buche.

Golf al chiuso, maxi-videogioco e nuovo business

Il fairway della TGL League è ricavato all’interno di un grande palazzetto dello sport. Ha la grandezza di quattro campi da pallacanestro: al centro c’è l’area di partenza dove permettere ai giocatori di colpire e dare l’input ai sensori del computer. Sullo sfondo un enorme schermo proietta le immagini del colpo.

Ovviamente le buche possono essere di ogni tipo: da richiami a campi storici a scenari più fantasiosi come vulcani, templi o canyon. Facile quindi pensare a un nuovo maxi-videogioco dove il giocatore può colpire fisicamente la pallina ed il pubblico può guardare la gara comodamente sullo schermo allo stadio o a casa “come una partita di Nba“, spiegano gli organizzatori.

L’idea di business è infatti solleticare l’interesse del pubblico che non ha alcuna intenzione di raggiungere un circolo di golf all’aperto. Per loro è meglio seguire Justin Thomas, Xander Schauffele, Tommy Fleetwood sedendo in tribuna con una confezione di popcorn tra le mani.

La proposta con una forte connotazione commerciale va così incontro all’aumento dell’età media dei potenziali spettatori. E non solo: i giovani stanno cambiando attitudine, sono sempre più lontani dallo sport praticato e più vicini al mondo dei videogames. Non si tratta del primo esperimento di modernizzazione di uno sport. Il successo del padel fa scuola: grande diffusione senza togliere praticanti al tennis. Ancora più simile l’esperienza della King’s League che unisce videogiochi e calcio.

Il golf al chiuso è stato già etichettato come un’americanata ma prima di sentenziare dobbiamo toccare con mano.