Domenica ad Austin è sceso il sipario sull’unica gara del PGA Tour giocata con la formula del match play. Si tratta di una formula semplice e diretta che non ha mai garantito però un adeguato interesse mediatico. Andato in soffitta World Golf Championships-Dell Technologies 2023 di grandissimi match play ne vedremo ogni due anni, una volta in Europa e una negli Stati Uniti.
Cosa è il match play
Chi imbuca la pallina con meno colpi vince la buca. Chi vince più buche vince la gara. Questo lo spirito di un match play. Per molti è la formula vera del golf: non si gioca contro il campo bensì contro un avversario in carne e ossa.
L’handicap conta fino a un certo punto. Di colpi se ne possono tirare anche dieci per chiudere un par 3 ma l’importante è giocarne uno in meno dell’avversario. Il match play si può disputare uno contro uno, due contro due oppure a squadre. Chi vince la buca prende un punto, chi la perde zero e in caso di parità mezzo punto a testa (in inglese A/S, ossia all square). Diversamente da altre formule, nel match play il giocatore può concedere la buca all’avversario (ossia dargliela vinta senza per forza fargli imbucare l’ultimo colpo). L’infrazione non comporta uno o due colpi di penalità ma la perdita della buca.
Il giocatore avanti di una buca è 1 up: si dichiara vincitore chi ha un vantaggio superiore rispetto alle buche ancora da giocare (un 3up alla buca 17). Strategicamente importante è l’ordine di partenza.
Finora nel professionismo erano due le gare con formula match play: il World Golf Championships-Dell Technologies e la Ryder Cup. Ora rimangono solo i tre giorni di Ryder con questo sistema, due giorni di sfide a coppie e uno in singolo.
Pro e contro
Ai giocatori piaceva l’idea di spezzare la routine delle gare a colpi su PGA Tour e DP World Tour anche se la formula recente (gironi di qualificazione più eliminazione diretta) li ha penalizzati non poco. Meno propenso al match play lo spettatore e, soprattutto, chi detiene i diritti tv.
Alla domenica, l’abbonato vuole vedersi il giro finale di una qualsiasi gara per ore, guardando almeno una quindicina di potenziali vincitori. Ognuno col suo stile e con la sua strategia. Domenica 26 marzo invece ad Austin, lo spettatore ha visto per l’intero giorno solo Burns, Scheffler, Young e McIlroy. Quattro match, quattro protagonisti e pochi slot per inserimenti pubblicitari.
La formula del WGC-Dell Technologies
Quella andata in pensione 48 ore fa è una gara nata 24 anni fa e proseguita sempre tra alti e bassi. Dal 1999 solo tre numeri uno al mondo hanno raggiunto la finalissima: si tratta di McIlroy (2015), D. Johnson (2017) e Tiger Woods (2000, 2003, 2004 e 2008).
Il primo anno vinse, alla seconda buca di playoff l’allora numero 25 del ranking Jeff Maggert sul numero 51, Andrew Magee. La stampa specializzata statunitense ricorda anche momenti non proprio edificanti come le liti Garcia-Kuchar (2019) e Bradley-Jimenez (2015).
Si è giocato in California, in Arizona e quindi ancora in California e infine in Texas.
Dal 1999 al 2014 il match play ha seguito il tabellone tennistico: eliminazione diretta, chi vinceva passa il turno. Dal 2015 per garantire più gare e più ore di tv sono stati introdotti i gironi a tre giocatori con il vincitore di ogni round robin qualificato alla fase ad eliminazione diretta. Proprio il round robin non ha mai fatto presa sui professionisti.
L’ultimo vincitore del match play
Il World Golf Championships-Dell Technologies Match Play è andato a Sam Burns. L’americano ha sicuramente chiuso col botto battendo in semifinale Scottie Scheffler dopo tre buche di spareggio per poi avere vita facile con Cameron Young (6&5, ossia la gara è finita dopo 13 buche). Magra consolazione il terzo posto di Rory McIlroy, che nella finalina ha sconfitto (2&1) Scheffler.
Sam Burns, 26enne di Shreveport (Louisiana) si porta a casa 3,5 milioni di dollari e passa dalla 15esima alla decima posizione nel ranking mondiale. Per lo statunitense è il quinto titolo sul PGA Tour in 121 apparizioni, il primo in un evento del WGC.
Era dal 2006 (con l’australiano Geoff Ogilvy) che un giocatore non riusciva a vincere al debutto il WGC-Dell.