Uscire dal bunker con un putter? Sul PGA Tour ci provano ma…

Lee Hodges bunker

Consoliamoci noi giocatori amateur quando azzardiamo un’uscita spericolata da un bunker in una qualsiasi Coppa Fragola. Il bastone per abbandonare il prima possibile la sabbia è il sand wedge. Domenica un professionista sul PGA Tour ha tentato di uscire con un putter.

Lui si chiama Lee Hodges, è il numero 188 del ranking mondiale e lo scorso fine settimana in California ha chiuso brillantemente al nono posto l’Honda Classic, centrando la sua seconda top ten dell’anno. Ma questo 26enne al momento non viene ricordato per i suoi risultati quanto per come ha cercato di portare a casa il par 3 della buca 15.

Hodges, nel quarto giro al Champion Course a Palm Beach Gardens, è finito col tee shot nel bunker a sinistra della buca. Il bunker in questione si chiama “Bear Trap”, a detta degli esperti “uno dei più insidiosi del Tour”. La pallina era lontana circa 18 metri dall’asta e qualsiasi giocatore avrebbe richiesto al proprio caddie di passargli un sand wedge, un 56 gradi classico. Un bel colpo sotto e via, quindi, con l’idea di atterrare in green e giocarsi tutto sempre col putter ma sul gioco corto.

Lee Hodges è differente. Il professionista americano ha studiato bene la conformazione del “Bear Trap” e notato una sponda particolarmente alta tra lui e la buca. Quindi Scotty Cameron in mano e colpo secco alla pallina. Non tutti i tiri escono come noi li immaginiamo e nemmeno a Hodges è andata bene. Quella sponda che avrebbe dovuto attutire il colpo e far “morire” la pallina vicino alla bandiera ha sortito l’effetto contrario. La sponda è diventata una specie di rampa di lancio: la pallina è corsa via, ha attraversato tutto il green, finendo “coast to coast” nel rough a bordo green. Quasi nel fango. Una posizione che ha lasciato ben poco spazio alla fantasia: un pitch per arrivare in green e due colpi per chiudere con la “Bear Trap”.

Un doppio bogey che non ha comunque rovinato più di tanto lo score di Lee Hodges.

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