Super League Golf e petrodollari insidiano PGA ed European Tour

di Sauro Legramandi
I petrodollari bussano alle porte del golf mondiale e qualcuno comincia ad aprire. La Premier Golf League adesso si chiama Super League Golf, i finanziatori sono sauditi e le prime offerte faraoniche sono state recapitate e, ad arte, fatte trapelare.

(Photo by Amer HILABI / AFP)

Al numero uno al mondo Dustin Johnson, ad esempio, sono stati offerti trenta milioni di dollari per giocare un anno sulla Super League Golf.

Sì, avete letto bene. Trenta milioni di dollari per fare il salto della quaglia e chiudere con PGA Tour, European Tour, Ryder e President Cup e spostare sacca e bastoni sul futuro circuito da mille e una notte. Una gola profonda ma ben informata ha parlato in poche con The Telegraph, Golf.com, The Guardian e altri media rivelando ad ognuno di loro un pezzo del puzzle Super League Golf.

 

Le offerte

Gli emissari del potenziale terzo circuito mondiale hanno contattato Dustin Johnson, Bryson De Chambeau, Phil Mickelson, Adam Scott, Justin Thomas, Justin Rose, Hideki Matsuyama, Rickie Fowler, Brooks Koepka e Jordan Spieth. Sul piatto un ingaggio da 20 milioni di dollari ciascuno, con qualche eccezione.

ATLANTA Dustin Johnson (foto di Kevin C. Cox/Getty Images/AFP)

ATLANTA Dustin Johnson (foto di Kevin C. Cox/Getty Images/AFP)

La fonte anonima, con Golf.com, si sarebbe lasciata sfuggire la già avvenuta adesione di Dustin Johnson, circostanza subito smentita da David Winkle, rappresentante legale del giocatore. “Come altri professionisti Dustin ha ascoltato la proposta ma è tutto qua” ha detto Winkle. L’agente di Koepka ha fatto sapere di non aver nulla da dire mentre quelli di Spieth e Thomas non hanno risposto alle domande di Josh Sens (Golf.com). Porte chiuse da Matsuyama. McIlroy non è stato contattato, probabilmente perché in tempi non sospetti aveva spiegato di non voler lasciare il PGA Tour. Idem per Jon Rahm.

 

La formula della Super League Golf

La nascente Super Lega scatterebbe dall’autunno 2022 e per il primo anno avrebbe in calendario solo cinque gare, non le 18 annunciate dalla Premier Golf League. Ridotto il numero dei partecipanti: forse gli ingaggi così elevati hanno spinto a selezionare solo sedici professionisti di primissimo livello. I prescelti verranno suddivisi in quattro gruppi con tanto di capitano. Una volta fatte le squadre la competizione potrà avere inizio, con in palio premi milionari al gruppo e al singolo golfista.

 

Chi paga un miliardo di dollari…

Formalmente dietro la Super League Golf c’è The Raine Group, una banca d’investimenti con sede a New York. I soldi però arrivano dall’altra parte del mondo.

Majed al-Sorour

I cordoni della borsa sono tenuti ben stretti da investitori arabi. Ewan Murray, editorialista di The Guardian si spinge oltre: dietro le quinte dell’intera operazione c’è Majed al-Sorour, chief executive di Golf Saudi, ente gestore del golf in Arabia Saudita. “Hanno a disposizione un miliardo di dollari” dice la già citata fonte a più di un collega.

 

…e perché paga?

Ormai è un quasi un segreto di pulcinella: l’Arabia Saudita sta usando mediaticamente lo sport. Gli analisti non hanno dubbi da tempo: siamo davanti a un esempio di sportwashing.  Lo sport viene usato dalle autorità saudite per ripulire un’immagine compromessa da diritti umani violati, da una libertà politica ridotta, dal caso Khashoggi…

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Per far parlare di sé sotto una buona luce, i sauditi hanno investito cifre astronomiche sul tennis, sulla Formula Uno, sulla Dakar, sulle corse dei cavalli, sul calcio… E sul golf, organizzando ricchissime tappe dell’European Tour prima e poi gare femminili. Quindi la nascitura Super Golf League.

 

La guerra dei tre circuiti

PGA ed European Tour non se ne stanno certo alla finestra mentre gli arabi sfilano loro il giocattolo. L’anno scorso alle prime voci sulla Premier Golf League la linea (comune) dei due circuiti fu la tolleranza zero: chi gioca anche solo una gara con il nuovo circuito è fuori da PGA ed European. L’aut aut valeva e vale anche per Ryder Cup e President Cup. Nessun margine, nessuna trattativa.

Il muro contro muro è stato consolidato in questi mesi con un accordo di collaborazione tra i due circuiti di golf. E non finisce qua: qualche settimana fa il PGA ha messo sul piatto quaranta milioni di dollari per il Player Impact Program. Si tratta di un piano per premiare i golfisti con più seguito social (salvo poi accorgersi che non tutto torna).

Per una questione di correttezza pare che delle offerte sia stato informato anche Jay Monahan, commissioner del PGA Tour. Il numero uno di Ponte Vedra Beach dovrebbe parlare ai giocatori nelle prossime ore a Charlotte, in North Carolina in occasione del Wells Fargo Championship.

Due le impressioni a bruciapelo: siamo alle battaglie iniziali di una lunga guerra commerciale e legale. E la Super League Golf non si eclisserà in 48 ore come l’omonima Super Lega del calcio.

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